Vuoi perdere peso? Quindi prova a guardare La piattaforma. Se l’esperienza non bastasse, il secondo rimedio è online su Netflix, dal 4 ottobre… Sempre diretto da Galder Gaztelu-Urrutia, Piattaforma 2 ci riporta nelle viscere di una società in pieno declino, dove ogni livello di questa prigione verticale sprofonda sempre più nella dannazione.
E sebbene questo nuovo capitolo sia arricchito da qualche strato aggiuntivo, il lungometraggio a cavallo tra horror e thriller psicologico tocca solo le questioni che intende affrontare, senza mai osare sprofondare nelle profondità che promette.
Stesso concetto, nuovo ordine
Il principio resta altrettanto agghiacciante: una piattaforma traboccante di cibo scende ogni giorno attraverso i 333 piani della Fossa, questa tenebrosa e sinistra prigione. Se nella prima parte i detenuti si servivano come volevano, lasciando spesso gli avanzi – o addirittura niente – ai detenuti di livello inferiore, questa seconda opera introduce un nuovo sistema.
D’ora in poi ogni detenuto potrà mangiare solo il piatto che gli sarà stato assegnato all’arrivo, una legge frutto non di un’autorità esterna, ma di un fragile consenso tra gli stessi detenuti. Un tentativo disperato di mantenere una parvenza di ordine in questo caos, ma i difetti presto appariranno.
Mostra piuttosto che profondità
Come nel primo film, riaffiorano le questioni di equità e solidarietà, ma questa volta si pone un nuovo dilemma: quello dell’ordine e del rispetto della legge. Il film, senza alcuna sorpresa, rivela la fragilità di questi concetti e mostra che la violenza, lungi dal fornire soluzioni, accelera irrimediabilmente la caduta.
Tuttavia, nonostante questi temi promettenti, la riflessione si dissipa rapidamente sotto l’effetto di un eccessivo desiderio di privilegiare lo spettacolare. Le scene di estrema violenza si moltiplicano, diventando un promemoria sistematico del fatto che l’uomo è un lupo per l’uomo. Quello che avrebbe potuto essere un thriller psicologico affoga in uno sterile susseguirsi di brutalità.
Orrore e violenza sotto i riflettori
Il film tocca temi ricchi, certo, ma senza mai approfondirli, preferendo il brivido alla riflessione, un semplice accumulo di atrocità riservato agli appassionati di film cupi.
In quanto tale, è anche ingiusto dirlo Piattaforma 2 non ha nulla da offrire. L’atmosfera opprimente funziona ancora altrettanto bene, con i suoi livelli soffocanti e l’ansia di scendere dalla piattaforma, rafforzata da un’estetica cruda che accentua la disumanizzazione dei detenuti. L’orrore e la violenza gratuita sono onnipresenti, punteggiati da scene di mutilazione e sofferenza, che hanno la precedenza sulla vera critica sociale.
Colpo di scena
Anche per chi ama il brivido, una certa stanchezza può manifestarsi a metà. Il film sembra girare in tondo, riciclando le idee del primo capitolo senza offrire alcuna vera direzione. Lo scenario si impantana, fatica a liberarsi dalle sue stesse meccaniche e crea una confusione che a volte rasenta il caos.
Tuttavia, un inaspettato colpo di scena apporta una scossa finale, gettando luce sia sulla conclusione del primo film che su quella di questo sequel. Sebbene questa svolta non sia rivoluzionaria, riesce a catturare l’attenzione quanto basta per mantenere l’interesse fino alla fine.
In magazzino
Acquista su Fnac.com