Solo una quindicina di imputati, tra cui Dominique Pelicot, dei 51 uomini processati nel processo per stupro di Mazan, hanno colto l’occasione lunedì per scusarsi con la vittima principale, Gisèle. Giovedì è attesa la sentenza.
‘Vorrei iniziare salutando il coraggio della mia ex moglie’, ha dichiarato per primo il ‘conduttore’ di questo decennio di stupri contro la sua ex moglie, processata per averla drogata con ansiolitici per 10 anni per lo stupro e averla consegnata a decine di uomini reclutati su Internet.
“Chiedo a lei, e al resto della mia famiglia, di accettare gentilmente le mie scuse”, ha continuato Dominique Pelicot, 72 anni: “Mi pento di quello che ho fatto, causando sofferenza per quattro anni (N.d.R.: data della rivelazione dei fatti, in 2020), chiedo loro perdono». Davanti a lui, sola sul banco delle parti civili, Gisèle Pelicot è rimasta stoica.
“Vergogna interiore”
Seduto ma appoggiato ad un bastone del palco dove appare dal 2 settembre, ha ribadito di aver detto “tutta la verità” durante le 14 settimane di dibattiti, rammaricandosi che talvolta il suo atteggiamento possa “essere interpretato come disinvoltura”.
Oggi “preferisco farmi dimenticare”, ha detto, riferendosi alla sua “vergogna interiore”. “Ho un guscio che mi sono creato, altrimenti moriamo in prigione”, ha continuato l’uomo descritto da diversi avvocati dei coimputati come “l’orco di Mazan”, un “lupo” che avrebbe intrappolato i loro clienti facendo credono allo scenario di una coppia libertina in cui la moglie finge di dormire.
“Posso dire a tutta la mia famiglia che li amo. Ecco, avete il resto della mia vita nelle vostre mani», concluse rivolto ai cinque magistrati di professione del tribunale. Il 25 novembre l’accusa ha chiesto contro di lui la pena massima, 20 anni di reclusione penale. Contro 49 dei suoi coimputati, perseguiti anche per stupro aggravato, l’accusa aveva chiesto da 10 a 18 anni di reclusione, quattro anni di reclusione per l’ultimo, perseguito per aver “toccato” Gisèle Pelicot.
“Me ne pentirò per tutta la vita”
Dopo il signor Pelicot, gli altri imputati hanno sfilato davanti al microfono, nel palco dei detenuti o sul palco dei manifestanti liberi, per un discorso finale. La metà si limitava a un semplice “niente da aggiungere”.
Una quindicina dei 50 uomini presenti – uno è latitante e processato in contumacia – hanno espresso le loro scuse alla vittima, aggiungendo talvolta di “non avere l’intenzione” di commettere uno stupro o di essere stati loro stessi “vittima di manipolazione”. ‘ da parte di Dominique Pelicot.
“Mi scusi signora” (Didier S., 68 anni), “Vorrei chiedere nuovamente scusa a Madame Pelicot” (Patrick A., 60 anni), “Vorrei ribadire le mie sincere scuse alla vittima” (Mahdi D., 36 anni), alcuni si sono espressi così. “Rimpiangerò le mie azioni per tutta la vita” (Mathieu D., 62 anni), “Sono accusato di non essere empatico, di essere un mostro” (Redouan E., 55 anni): altri hanno cercato di spiegare le loro azioni a Gisèle Pelicot.
Alcuni sono andati oltre, rivolgendosi direttamente a Gisèle Pelicot, come Cédric G., 51 anni: “è proprio al tuo corpo che ho sottoposto questo stupro”. O anche Jérôme V., 46 anni, che si è recato sei volte nella casa coniugale Pelicot, a Mazan (Vaucluse), e ha avvertito che “qualunque sia la sentenza” che gli verrà inflitta, non farà appello, “per rispetto per la vittima, affinché non debba rivivere un nuovo processo. Nei suoi confronti l’accusa ha chiesto 16 anni di reclusione penale.
Giovedì il verdetto
Quasi la metà degli imputati non ha aggiunto nulla alla propria difesa o ha ringraziato brevemente la corte o i propri avvocati. Lunedì sul banco delle parti civili Gisèle Pelicot era sola. Nessuno dei suoi tre figli era andato a sentire le ultime parole del padre. E come ormai è consuetudine, all’uscita dall’aula ha ricevuto una standing ovation da parte del pubblico.
Con questo discorso finale dei 51 imputati, durato poco più di un’ora, si sono conclusi lunedì mattina tre mesi e mezzo di dibattito in un processo straordinario, in attesa del verdetto previsto giovedì mattina alle 9.30.
Una data ‘teorica’ che potrebbe essere spostata a giovedì pomeriggio o venerdì, ha aggiunto il magistrato. Quanto al rischio di fuga dei 32 imputati che appaiono liberi, che rischiano tutti la pena detentiva, viste le richieste dell’accusa, ha confermato che rimarranno liberi «fino alla pronuncia delle deliberazioni».
/ATS