Obiettivi di misurazione
1. Rilancio dell’industria tessile locale: stimolare la produzione e la trasformazione locale, per creare valore aggiunto e posti di lavoro.
2. Protezione dei produttori locali: ridurre la concorrenza dei prodotti importati a basso costo che soffocano i sarti, gli artigiani e le aziende tessili senegalesi.
3. Salute e dignità pubblica: limitare i rischi per la salute associati all’uso di indumenti di seconda mano, spesso importati senza controllo, e promuovere un consumo che valorizzi la dignità dei cittadini.
Problemi e controversie
– Accessibilità economica: lo shopping dell’usato è l’unica opzione accessibile per la maggioranza dei senegalesi a basso reddito. Eliminare questa possibilità senza alternative rischierebbe di aumentare le disuguaglianze.
– Transizione industriale: il settore tessile nazionale non è ancora sufficientemente strutturato per coprire la domanda in termini di qualità, quantità e prezzo.
– Impatto sui commercianti: migliaia di piccoli commercianti si guadagnano da vivere direttamente o indirettamente vendendo beni di seconda mano. Un divieto brutale potrebbe causare enormi perdite di posti di lavoro.
Suggerimenti per rendere questa transizione un successo e limitare i rischi di fallimento
1. Attuazione di un piano progressivo:
– Fase di sensibilizzazione: informare i cittadini e i commercianti sulle ragioni e sui benefici a lungo termine di questa misura, con una comunicazione chiara e inclusiva.
– Fase di divieto parziale: iniziare con una riduzione graduale delle importazioni, stabilendo quote o vietando alcuni tipi di indumenti di seconda mano (ad esempio indumenti usurati o non idonei a soddisfare gli standard sanitari).
2. Rafforzare l’industria locale:
– Sostegno finanziario: sovvenzionare i produttori locali per ridurre i costi di produzione e rendere competitivi i loro prodotti.
– Sviluppo dei settori tessili: favorire la coltivazione e la lavorazione locale di materie prime come il cotone, con supporto logistico e tecnico.
– Modernizzazione dei laboratori: offrire a sarti e artigiani attrezzature moderne per migliorare la qualità e la produttività.
3. Creazione di un tessuto economico inclusivo:
– Creare cooperative per integrare i commercianti di abbigliamento di seconda mano nei settori tessili locali, dove potrebbero vendere capi di abbigliamento di produzione locale.
– Formare i piccoli commercianti alle nuove attività legate al commercio tessile o ad altri settori.
4. Regolazione dei prezzi:
– Stabilire meccanismi per rendere l’abbigliamento prodotto localmente accessibile a quante più persone possibile, come sussidi o esenzioni fiscali per i prodotti tessili essenziali.
– Controllare i margini per evitare che i produttori locali approfittino del divieto per aumentare eccessivamente i prezzi.
5. Supporto ai consumatori:
– Introdurre sistemi di credito o programmi di aiuto per consentire alle famiglie a basso reddito di acquistare capi di abbigliamento a un costo inferiore.
– Sviluppare soluzioni locali di riciclaggio e di seconda mano, con capi di abbigliamento prodotti e rivalorizzati in Senegal.
6. Rafforzare la qualità dei prodotti locali:
– Garantire che l’abbigliamento prodotto localmente soddisfi gli standard di qualità e comfort per soddisfare le aspettative dei consumatori.
– Creare marchi nazionali attraenti, dal design moderno, che piacciano particolarmente ai giovani.
7. Supporto sociale:
– Istituire un fondo di compensazione per i commercianti direttamente colpiti dal divieto.
– Offrire formazione per reindirizzarli verso altre professioni o attività.
Il divieto degli indumenti di seconda mano è una misura ambiziosa che potrebbe, a lungo termine, trasformare positivamente l’economia e l’industria senegalesi. Tuttavia, il suo successo dipenderà dall’attuazione di un piano di transizione chiaro e inclusivo.
È essenziale bilanciare le esigenze di protezione dell’industria locale con quelle delle popolazioni vulnerabili e dei commercianti colpiti, garantendo al tempo stesso una comunicazione trasparente e un sostegno duraturo.
Souleymane Jules Sene