Con quasi 400 gruppi ufficialmente registrati, il Paese si trova ad affrontare una frammentazione che rende più complessa l’offerta politica per i cittadini. Questa riforma, anche se i suoi contorni e il suo calendario rimangono poco chiari, si inserisce in una dinamica di modernizzazione già in corso in altri settori come quello dei media.
Leggi chiare ma scarsamente applicate
Gli esperti riuniti da “L’Observateur” ritengono che basterebbe un’applicazione rigorosa delle disposizioni legali esistenti per ripulire il panorama politico. Magaye Kassé, membro dell’ufficio politico del Partito Indipendente e Laburista (PIT), ricorda che la maggioranza dei partiti non rispetta i criteri legali, che includono in particolare l’esistenza di organi funzionali come un comitato centrale o un segretariato, come nonché la regolare pubblicazione dei rendiconti finanziari. “ Se la legge fosse applicata, in questo paese non avremmo più di 200 partiti “, dice.
Sulla stessa linea, Ousmane Badiane, responsabile elettorale della Lega Democratica (LD), denuncia una generale mancanza di trasparenza finanziaria. Sottolinea l’incoerenza nell’applicazione delle leggi, sottolineando che né il partito di governo né l’opposizione rendono pubblici i propri conti. “ Applicare la legge ad alcuni, risparmiandone altri, sarebbe ingiusto “, avverte.
Una sfida democratica e politica
Se la razionalizzazione dei partiti mira a rafforzare la credibilità democratica del Paese, potrebbe anche suscitare timori di strumentalizzazione politica. Per evitare che questa iniziativa si trasformi in uno strumento di controllo, sarà essenziale una rigorosa imparzialità nella sua attuazione.
Per ora restano da chiarire le intenzioni del presidente Diomaye Faye e del suo governo. Questo progetto, che potrebbe segnare una svolta nella storia politica del Senegal, è ancora in attesa di misure concrete per soddisfare le aspettative di cittadini e osservatori.
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