Il voltafaccia dei liberali sull’immigrazione aiuterà ad alleviare la crisi immobiliare che affligge il paese, ma non sarà sufficiente a risolvere la carenza nei prossimi anni, secondo un rapporto presentato venerdì al Parlamento federale.
Un dietrofront importante
Riconoscendo l’impatto dell’immigrazione sulla crisi immobiliare e sui servizi sociali, il mese scorso il governo Trudeau ha ridotto significativamente i suoi obiettivi di immigrazione temporanei e permanenti.
Dopo anni di crescita demografica record, il Canada prevede lievi riduzioni della popolazione dello 0,2% nel 2025 e nel 2026, prima di riprendersi con una crescita dello 0,8% nel 2027.
Nonostante tutto, la riduzione non basterà ad assorbire il deficit immobiliare entro il 2030, secondo il responsabile del bilancio parlamentare (DPB), Yves Giroux.
Prima dell’annuncio dei nuovi obiettivi, Giroux stimava a 1,2 milioni il divario tra la popolazione e il numero di unità abitative.
I nuovi obiettivi riducono questo divario di quasi la metà, ma il deficit dovrebbe aggirarsi intorno alle 658.000 unità.
Qualche settimana fa, Ottawa ha aumentato le soglie per gli immigrati permanenti da 500.000 a 395.000 per il 2025 e fino a 365.000 per il 2027, mentre Ottawa ne prevedeva 500.000 a partire dal prossimo anno e per gli anni a venire.
A ciò si aggiunge un calo significativo nel numero dei residenti temporanei: il loro numero è così ridotto che si prevede la partenza di 2,8 milioni di loro nei prossimi tre anni, ovvero il 93% degli attuali residenti temporanei sul suolo canadese.
Aspetti negativi del piano
Nonostante queste proiezioni, l’UPB elenca alcuni inconvenienti significativi.
Supponendo che Ottawa riesca a imporre le sue soglie, entro il 2030 dovrebbero essere costruite un totale di 2,3 milioni di unità abitative per colmare il divario di offerta. Ciò rappresenta in media circa 390.000 nuove unità abitative all’anno.
Ciò contrasta con l’attuale ritmo di costruzione. Nel 2023 ci saranno circa 240.000 nuove costruzioni. Questo numero è in calo rispetto al picco del 2021, stimato a 271.000.
Un altro grave inconveniente: gli economisti della PBO ritengono che “le proiezioni demografiche presentate nel nuovo piano governativo sull’immigrazione contengono un elevato livello di incertezza, in particolare per quanto riguarda le partenze previste dei residenti non permanenti”.
In altre parole, l’enorme riduzione prevista del numero di residenti temporanei, considerata un fattore centrale per calmare il mercato, potrebbe non andare come previsto.