La stessa sera dell'uscita del loro album evento, “Songs of a Lost World”, i Cure hanno tenuto un concerto di tre ore al Troxy, a Londra. Eravamo lì.
Di Hugo Cassavetti
Pubblicato il 2 novembre 2024 alle 11:37
ll Troxy, un teatro art déco, si trova nel cuore di Stepney, nell'East End di Londra. Costruito nel 1933, fu per lungo tempo il cinema più grande e prestigioso del Regno Unito finché il quartiere, nel dopoguerra, divenne uno dei più danneggiati e malfamati della capitale. Trasformato nel 1962 in sala prove per la Royal Opera House e poi in una popolare sala da bingo, il Troxy è diventato una magnifica sala da concerto nel 2006. Un'istituzione a misura d'uomo, dal fascino intatto, un luogo carico di storia, di immutabile eleganza. La cornice ideale per ospitare lo spettacolo evento tenuto dai The Cure, l'1È Novembre, per lanciare il loro ultimo tanto atteso album Canti di un mondo perduto.
I posti, naturalmente, andavano a ruba in pochi minuti e, dalle 17 – peccato per il tè – le code si allungavano lungo i muri di mattoni dell'edificio. I corvi di una volta, quei fan dalle impressionanti acconciature nere e invasive, sono ormai rari, ma il fervore e l'eccitazione dei fan non sono meno palpabili. La giornata è iniziata con la scoperta del nuovo album del loro gruppo preferito, uno splendore unanimemente acclamato, prima di concludersi con la sua interpretazione dal vivo (e trasmessa in diretta in tutto il mondo) davanti a 3.000 persone privilegiate.
Robert Smith e la sua denuncia, sempre appassionata
Robert Smith si aspettava un'accoglienza così calorosa per l'album più malinconico e, a tratti, disperato della sua carriera? In ogni caso, la qualità rara che possiede tra le tante è quella di non essere né apparire mai stanco. Totalmente investito nella sua performance, come se rivivesse ogni parola che canta ogni volta, l'amore che il suo pubblico prova per lui lo lascia senza parole. Almeno per parlargli tra una canzone e l'altra. Perché a memoria d'uomo non avevamo mai sentito Smith, oggi 65enne, cantare con una voce tanto sicura quanto vibrante, fedele a questo straziante rantolo, a questo lamento appassionato, così particolare, rivelato fin dalle prime registrazioni, tanti anni fa. molto tempo.
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“Volevo dire che queste canzoni ci riporteranno indietro di trentacinque anni, sbottò, dopo due ore, dando inizio ad una lunga sequenza onirica dedicata a Diciassette secondi, ma mi rendo conto che in realtà sono quarantacinque anni! » Quasi mezzo secolo. Misuriamo l'eccezione dei Cure. Di Canti di un mondo perduto, consegnato in ordine e nella sua interezza, con un'intensità che non fa altro che evidenziare ulteriormente la forza e l'attualità dell'opera, fino a queste canzoni scritte alla fine dell'adolescenza, la coerenza e la costanza sono vertiginose. Come il diario preoccupato e preveggente di un giovane che ha capito tutto della sua vita: la lunga traversata di una foresta spaventosa che non porta ad alcuna radura, salvata solo da preziosi ricordi e sogni d'infanzia e da pochi incontri miracolosi.
I Cure stanno ringiovanendo davanti ai nostri occhi
Miracoloso, a causa del suo gruppo attuale – in particolare dell'immobile compagno di viaggio Simon Gallup, bassista saltellante tra i suoi statici accoliti, e del chitarrista Reeves Gabrels che non abbiamo mai sentito così interessato ai suoi assoli -, per la sua moltitudine di fan, l'eterno solitario è ha ricordato in ciascuno dei suoi concerti che è lungi dall'essere solo nel suo percorso agonizzante. La morte e l'oblio, alla fine, sono inevitabili, ma l'amore e gli sprazzi di gioia o di felicità non sono illusori. Di Immagini di te, pezzo centrale di Disintegrazione, poco giocato M, redatto come il più raro finora Segreti, Di Diciassette secondi, Smith non perde mai l'occasione di celebrare il suo compagno di una vita.
Ed è attraverso questo meraviglioso conto alla rovescia, questo incantevole ritorno sui suoi passi, esplodendo di rinnovata vitalità, che The Cure sembra ringiovanire davanti ai nostri occhi. Dopo la sequenza maestosa, di struggente solennità, diSoloUna cosa fragile, a cui non potrò mai dire addio che termina con a Canto finale devastante, il gruppo ritorna dopo una breve pausa con uno scatto ispirato Disintegrazione (Di Canzone semplice ha Via del Fascino) come a confermare la sua discendenza, trentacinque anni dopo. UN Canzone d'amore senza peso si fonde in a Bruciare incandescente, prima di fare un ulteriore passo indietro per tornare all’era del Testa alla porta. E Spingere selvaggio di fronte a una folla esultante crea il collegamento tra Una notte come questa imperiale e a Tra i giorni echeggiato da tutta la sala.
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Punto di estrazione: troppo mortale? – Di Pornografia questa volta. Una notte, Gioca per oggi e l'essenziale Una foresta piuttosto riconnettersi con la vera nascita del suono e dell'estetica dei Cure, questi titoli del 1980 guadagnando potere pur preservando la loro grazia. Potrebbe già finire in bellezza. Ma Robert Smith non sa, non vuole fermarsi, ed è una salva selvaggia di successi che funge da bouquet finale, con Ninna nanna, La passeggiata, Venerdì mi sono innamorato, Vicino a me e, infine, un furioso Perché non posso essere te? su cui ritrova perfino i suoi buffi passi sconnessi di danza da bambola di pezza.
Trentuno titoli in tre ore, e nemmeno un minuto di troppo. Smith, che ha dato tutto, sembra commosso quanto noi. Ha quello che serve. Le parole di Canzone d'amore non deve mai aver risuonato così forte nella sua testa. “Quando sono solo con te, mi sento come se fossi di nuovo a casa. Quando sono solo con te, mi sento come se fossi di nuovo intero. Quando sono solo con te, mi sento come se fossi di nuovo giovane. Quando sono solo con te, mi sento di nuovo felice. »