Losanna: voleva ricattare il suo capo con la sua mano errante

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Voleva ricattare il suo capo con la sua mano errante

Minacciando di raccontare tutto alla moglie del suo datore di lavoro, la commessa viene condannata per tentata coercizione. Anche l’uomo non sfugge alla giustizia vodese.

Pubblicato oggi alle 13:56

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In breve:
  • Una commessa di Losanna ha tentato di ricattare il suo capo per 8.000 franchi.
  • Il capo gli aveva messo una mano sul sedere durante l’orario di lavoro.
  • Il tribunale ha condannato il boss a una multa di 300 franchi, con sospensione condizionale.
  • Il venditore è stato condannato per tentata coercizione.

C’è da scommettere che verso la fine l’atmosfera non sarebbe stata così cordiale in questo negozio di Losanna. Per aver voluto uccidere il suo capo, che aveva una mano errante, una commessa viene condannata dai tribunali vodesi per tentata coercizione. Anche il suo aggressore non sfugge alle sanzioni. È stato giudicato colpevole di disagi causati dal fatto di essere stato confrontato con un atto sessuale.

I fatti sono avvenuti alla fine del 2023 in un negozio del centro cittadino. Da più di un mese il capo aveva adottato un’abitudine a dir poco inappropriata. A fine giornata ha toccato la natica sinistra della sua dipendente, “con la mano destra” specifica l’ordinanza penale della Procura, e le ha detto che poteva tornare a casa perché aveva finito il suo turno. La commessa ha infine sporto denuncia, non senza aver prima tentato di approfittare della situazione.

Un silenzio per 8000 franchi

La dipendente ha inviato messaggi al suo lascivo capo tramite la messaggistica WhatsApp. Erano inequivocabili. Il primo ha detto: “Ho filmato tutto, o risolviamo la cosa tra di noi, oppure faccio denuncia e lo dico a tua moglie. Ti lascio pensare.” Un altro: “Mi tocchi il sedere. Se provi a baciarmi con la forza, o risolviamo la questione tra di noi o faccio denuncia. La richiesta poi si fa più esplicita: «Mi date una multa e io taccio, altrimenti assumo un avvocato». La commessa poi dà un prezzo al suo silenzio: “Sono 8.000 franchi e non dico niente e me ne vado”.

Il capo non reagisce al ricatto del suo dipendente. Il giorno successivo subentra la sorella del venditore. Sempre su WhatsApp minaccia di rendergli la vita “un inferno”, che in mancanza di un accordo verrà portato in tribunale e che perderà tutto. Lo stesso giorno, un misterioso avvocato lo contatta. Gli dice che è in corso un procedimento penale e che per lui sarebbe meglio se si raggiungesse un accordo. Alla fine è il cognato della commessa a metterle un po’ di pressione. Senza dubbio la goccia che fa traboccare il vaso per il boss che, nonostante le minacce, non si arrende. Lui a sua volta sporge denuncia.

Entrambi colpevoli

La corte ha ritenuto colpevole il capo. Ha ricevuto una multa di 300 franchi con una pena sospesa di due anni. Dovrà inoltre pagare le spese del procedimento per un importo di 2’470 franchi. Il venditore è stato condannato ad una pena pecuniaria di 1.800 franchi, anch’essa sospesa per due anni. Le spese procedurali a suo carico ammontano a 1’250 franchi.

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Laurent Antonoff è giornalista nella rubrica vodese dal 1990. Dopo aver coperto le regioni del Nord Vaud e della Riviera, all’inizio del nuovo millennio è entrato a far parte della redazione di Losanna. Scrittore nel tempo libero, ha vinto il Premio di giornalismo locale Berner Zeitung nel 1998.Maggiori informazioni

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