CRITICA – Tratto dal libro di Emmanuel Carrère, il film di Kirill Serebrennikov fatica a ricreare la vita sulfurea dello scrittore russo.
Tra due produzioni teatrali e operistiche, il russo Kirill Serebrennikov gira una selezione di film a Cannes (Leto, La febbre di Petrov, La moglie di Čajkovskij). Questo stacanovista, oggi in esilio tra Francia e Germania, aveva appena finito di girare in Uruguay il film La scomparsaadattamento del romanzo di Olivier Guez sulla fuga di Josef Mengele, medico torturatore di Auschwitz, che la sua Limonov era in corsa per la Palma d'Oro lo scorso maggio. Il polacco Pawel Pawlikowski (Ida, Guerra fredda) avrebbe dovuto inizialmente realizzarlo prima di ritirarsi dal progetto. Serebrennikov lo ha inserito nella sua fitta agenda.
Come Mengele, Edward Limonov è esistito davvero. Scrittore russo (1943-2020), originario di Kharkov, operaio, svolse diversi lavoretti (sommozzatore, maggiordomo) a New York e Parigi prima di indossare le fatiche di miliziano filo-serbo nella guerra di Bosnia, passando poi da prigioniero politico, dopo aver fondato il Partito Nazionale Bolscevico…
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