“Ho mentito”, l’album a sorpresa di Damso che rimette a posto la piramide del rap francofono

“Ho mentito”, l’album a sorpresa di Damso che rimette a posto la piramide del rap francofono
“Ho mentito”, l’album a sorpresa di Damso che rimette a posto la piramide del rap francofono
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Ha accettato la sfida scrivendo, producendo e registrando Ho mentito tra poche settimane. Il risultato supera ogni aspettativa. È un’opera potente che rimette a posto la piramide del rap francofono. Con Damso in testa. E gli altri, tutti gli altri, fino in fondo.

Damso, il ritorno del bambino prodigio

Nei suoi suoni che possono turbare e allo stesso tempo scuotere, nel flusso, nelle parole, Damso si metamorfosa ancora una volta e prende il polso di un mondo che sta andando in tilt. Angèle è ovviamente presente in “Everything to try”, la canzone più pop con la sua chitarra acustica e il suo ritornello radiofonico. Tuttavia è lungi dall’essere il pezzo più rilevante del disco che si apre con un grande “Vaffanculo” e il ritmo ultraterreno di “Chrome”. Damso mette in discussione il suo rapporto con la fama e il successo. “Ho il peso della mia leggenda“, canta in “Leave me alone”. Per evidenziare le sue radici e farci ballare, invita il rapper di origine martinicana Kalash in “Alpha” e suo fratello di sangue congolese Kalash Criminel nell’orecchiabile ” Linbisa Ngai” (“Perdonami “). Il suo vero fratello, Michkawie, che gli ha fatto venire voglia di rappare, appare nel virulento “Mony”, una favola moderna sul potere del il denaro e quali follie umane può innescare.

Damso, soggiorno meraviglioso a Kinshasa

A metà dell’album, Damso pubblica due tracce che cancellano tutti i brutti documentari di Netflix.ispirato a fatti realmente accaduti“. Avvolto in un’atmosfera opprimente, “Consequences” descrive una scena del crimine trash con sangue che scorre, pistole e un cadavere nel bagagliaio dell’auto. In questo caso, “24 ore prima” è il prequel che ritorna ad un tono quasi sciropposo sugli esordi di questo dramma violento Scrittura fluida, sceneggiatura tagliata a bisturi, flusso incisivo: è grandioso.

Per chiudere in bellezza, Damso si spoglia della sua armatura, rivelando la sua vulnerabilità. “La rue est mort” e la commovente “Damsautiste” chiudono questo album di 34 minuti (un cenno alla sua etichetta Trente-Quatre Centimes) con un’intensità mai mancata.

Damso si confida dopo l’uscita del suo album a sorpresa “I lied”: “Non credo che la musica sia mai stata la mia priorità”

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