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Ho mentito
di Damso (Trentaquattro centesimi)
Cos'altro possiamo fare se non piegarci al delizioso senso dell'ironia di Damso? Sul versante social, un genero ideale che manda simpatici saluti alla sua comunità da Milano e accompagna l'uscita del suo nuovo album con una serie di ascolti tranquilli, con espressioni più educate di uno studente di terza elementare ricerca: “Ti auguro sinceramente il meglio”, “Buona giornata”, “Spero che ti sia divertito”… E poi ecco l'album, che si apre con il singolo Cromo e il suo “vaffanculo” d'apertura, prima di una prodigiosa esibizione di orrori con cui non ha nulla in comune “momento piacevole”. Nient'altro che classico, Dems è triste, molto triste, e se Dems è così triste è a causa di tutte queste troie, le streghe, le isteriche, gli shnek scopati a caso, le ragazze diaboliche che divorano solo il suo cazzo (cito). Questo è ciò a cui pensa Dems, torturato dai suoi demoni, con lo sguardo perso nello spazio, sorseggiando un Aperol in riva al mare, perché ha tutto il tempo per pensare visto che ha guadagnato milioni, e va bene. Il suo problema con Dems è che pensa troppo. “Il mio quoziente di intelligenza è troppo alto per trovare la felicità”, si addolora, insulta, minaccia, uccide, prima di cadere sul brillante Damsautisteuna sorta di controparte francofona di Skinhead nero di Kanye West dove il rapper finisce per giustificare così la sua follia: “Askip ho l'Asperger”. Ho mentito è una grande scommessa di int
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