Ventuno mesi dopo, Praet sembra più lontano che mai dalla Nazionale. Ciò che lo preoccuperà soprattutto sarà ovviamente assicurarsi prima un posto da titolare ad Anversa. Una missione tutt'altro che facile per il Louvaniste: arrivato dalla porta principale del Bosuil al termine dell'ultima finestra di mercato estiva, non ha ancora soddisfatto le (enormi) aspettative. Mentre il fischio finale della sfida di giovedì contro il Genk, dove ha trascorso sette anni di allenamento tra il 2003 e il 2010, segnerà l'inizio della tregua, la Scarpa d'Oro 2014 conta ancora solo 13 presenze con i Grandi Antichi, per un totale di 642 minuti di gioco.
gabbianoE' vero che un gol o un assist gli farebbero bene.
Un momento di esitazione
Uscito durante l'intervallo della debacle contro lo Charleroi di inizio mese, Praet ha poi giocato due partite di oltre 90 minuti. Prima contro il Kortrijk in Coppa, poi contro il Mechelen. Prima di ritrovarsi di nuovo in panchina contro Dender questo sabato. “È stata una scelta tattica, Dennis ha fatto molto impegno fisico nelle ultime settimane, motivo per cui non ha potuto partecipare a tutti gli allenamenti di gruppo ultimamenteha giustificato Jonas De Roeck, il T1 di Anversa. Quindi è stata una scelta per proteggerlo. Però si è inserito bene in partita, ha portato una marcia in più, cosa bella da vedere per un allenatore”.
Nel successo per 1-3 contro gli uomini di Vincent Euvrard, Praet ha perso anche una grande occasione per aumentare il punteggio. Sfortunatamente per lui, il suo tentativo è stato decisamente troppo centrale. Un gesto che illustra anche il suo attuale stato d'animo. “Si vedeva che c'era stato un momento di esitazioneha analizzato De Roeck. Se sei completamente libero di testa, colpisci la palla in alto in porta. Dennis pensava più a non sbagliare che a segnare, perché in allenamento usa quel tipo di tiro. E’ vero che un gol o un assist gli farebbero bene”.
Nella top 3 per le sue prove fisiche
Se colui che avrebbe potuto tranquillamente optare per un'avventura in Arabia Saudita, o addirittura per un ritorno all'Anderlecht quest'estate, è finalmente atterrato un po' arrugginito sulle rive della Schelda, è soprattutto a causa di una palese mancanza di concorrenza. Anche se Praet ha stupito la tribuna, a Deurne, nel giorno dei suoi test fisici – i suoi risultati lo hanno collocato nella top 3 del club in questa stagione – il centrocampista non aveva partecipato agli allenamenti collettivi per quattro mesi prima di firmare il suo contratto biennale (con opzione) ad Anversa. Inoltre non ha disputato una stagione con più di 1000 minuti di gioco dal suo ultimo periodo al Torino, nel 2021-2022. “C’è una grande differenza tra saper correre e saper affrontare il ritmo di una partitaha commentato De Roeck. Penso che Dennis sappia di non essere ancora al suo livello. Dopo la partita di Coppa contro il Kortrijk mi ha detto: “È la prima volta in tre anni che gioco 90 minuti”. Tre anni! In questi casi non puoi aspettarti che raggiunga il livello di un ragazzo che gioca tutte le settimane”.
Non è più un numero 10 ma piuttosto un 8.
Se ci si aspetta (ingiustamente) che faccia la differenza, non dobbiamo anche dimenticare che negli ultimi anni l’ambiente è stato spesso ostacolato dagli infortuni. Che si tratti del Torino, del Leicester o anche della Sampdoria. Senza contare che il Praet di oggi non è quello di ieri. I suoi anni d'oro da numero 10 sono storia: oggi evolve più come un numero 8 che non risparmia sforzi in difesa o infiltrazione. Motivo per cui le sue condizioni e il ritmo della partita sono due fattori molto importanti per l'integrazione del suo profilo dinamico all'interno degli undici di Anversa.
Perfettamente consapevole della situazione, De Roeck non ha mai voluto affrettare il ritorno di Praet. Solo gli infortuni di Mahamadou Doumbia e Denis Odoi gli hanno forzato la mano. “Lo vedo crescere ogni settimanaha rassicurato il suo allenatore. E' più disponibile, osa chiedere più palloni e il fatto che si ritrovi sempre più in grado di segnare è un segnale positivo. Il resto seguirà.”