Caso Mike: a Renens inizia il processo d’appello contro i sei agenti di polizia

Caso Mike: a Renens inizia il processo d’appello contro i sei agenti di polizia
Caso Mike: a Renens inizia il processo d’appello contro i sei agenti di polizia
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I sei agenti di polizia di Losanna, assolti in primo grado dal caso della morte di Mike Ben Peter, torneranno lunedì davanti ai giudici. Il processo d’appello davanti al Tribunale cantonale inizierà alle ore 9 e durerà fino a mercoledì. Lunedì prossimo arriverà la sentenza.

La Corte ha inoltre concluso che gli agenti di polizia non avevano violato il loro dovere di diligenza.

asino

La Corte d’appello penale ha sede nell’aula del tribunale cantonale di Longemalle a Renens. Attesissimo, questo processo di secondo grado sarà sicuramente seguito ancora da un numero significativo di partiti, media e pubblico.

Anche il collettivo Kiboko e la famiglia della vittima hanno chiesto di “mobilitarsi per questa seconda fase legale”. Sono previste azioni durante il processo e sabato pomeriggio, 13 luglio, avrà luogo “una massiccia manifestazione contro la violenza della polizia” con partenza dalla stazione di Losanna, ha scritto in un comunicato stampa.

Mike Ben Peter, un nigeriano di 39 anni, è morto a seguito di un pesante controllo antidroga nel febbraio 2018 a Losanna. Nel giugno 2023, dopo quattro giorni di un clamoroso processo, il Tribunale penale di Losanna ha stabilito che i sei agenti che hanno effettuato questo controllo non potevano essere condannati per omicidio colposo, seguendo così la stessa Procura che aveva lasciato cadere l’accusa.

Nessun nesso causale

I giudici hanno fatto riferimento in particolare alla perizia forense, dalla quale è emerso che era impossibile affermare che Mike Ben Peter fosse morto a causa dell’intervento della polizia, e in particolare a causa del placcaggio ventrale praticato dalla polizia. Il tribunale di prima istanza aveva affermato che l’arresto cardio-respiratorio era avvenuto indipendentemente dalla posizione di Mike, aggiungendo che le cause della sua morte erano multifattoriali.

Per i giudici non vi erano quindi “nessi causali” tra l’intervento della polizia e la morte del nigeriano. La Corte ha inoltre concluso che gli agenti di polizia non avevano violato il loro dovere di diligenza. Sul punto si è allontanata dalla Procura della Repubblica, la quale ha ritenuto che la polizia avesse tenuto la vittima a pancia in giù per troppo tempo.

Da parte sua, l’avvocato della famiglia della vittima, Me Simon Ntah, ha chiesto una condanna. Secondo lui, la polizia ha fatto un uso sproporzionato della violenza durante l’arresto. Logicamente aveva fatto ricorso. Ha anche affermato più volte che, se necessario, si sarebbe rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

sj, ats

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