“I funerali di DÄMON Bergman”, Angelica Liddell sfoga le vanità al Festival di Avignone

“I funerali di DÄMON Bergman”, Angelica Liddell sfoga le vanità al Festival di Avignone
“I funerali di DÄMON Bergman”, Angelica Liddell sfoga le vanità al Festival di Avignone
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“A tutti coloro che, con appassionata dedizione,
cercare nuove “epifanie” di bellezza”

Tutto inizia come uno spettacolo di Romeo Castellucci. La performer spagnola pone in scena degli “oggetti” che sono immagini. E che immagini! È il Papa in persona a fare visita al proprietario, girovagando di cortile in giardino sull’altopiano interamente ricoperto di terra rossa e punteggiato lungo i bordi da una ventina di sedie a rotelle. In fondo al palco c’è un orinatoio, una brocca, un bidet e un wc. Sorridiamo, ci chiediamo. Andare a vedere uno spettacolo di Angélica Liddell è un rito BDSM. Sappiamo che ci insulterà, ci sgriderà, si sottometterà e alla fine ci conquisterà con scatti di bellezza. Per questo pezzo, non aspetta. La bellezza arriva estremamente rapidamente. Fa apparire “fantasmi” in tutte le finestre del muro della Corte che da allora non abbiamo più visto così ben allestiti Inferno, ancora di Castellucci. Poi entra in scena, nuda sotto una lunga camicia bianca aperta. Prende un bidet, si mette “lì, al centro”, si lava i genitali e getta l’acqua sporca sul muro del Palazzo dei Papi, per abusare un po’ del cattolicesimo. Questo è ciò che si chiama sapere come iniziare uno spettacolo!

“Stai attento, stronzo”

La sua visione del teatro è viscerale. Lei è lì per combattere, per far emergere lo straordinario, l’essenziale. Nella sua ricerca esistenziale, sfida spesso la morte e la malattia. Qui attacca tutto ciò che le dà fastidio e si diverte a prendere in giro noi critici che, a volte, quando troviamo brutto uno spettacolo, si divertono a cercare la frase giusta. Questa è la regola del gioco. Per quanto esista ancora, la critica è gratuita e può sedurre o irritare gli artisti che di tanto in tanto esprimono la loro reazione con brio. E noi siamo le prime vittime di questo rituale che segue alla lettera le ultime volontà di Bergman, che lui stesso odiava la critica. Cita gli articoli più duri che la riguardano e sfida, come un matador, chi l’ha “umiliata” a farsi vedere. Osa tutto e lo fa da molto tempo. È stato anche sotto il mandato di Baudriller-Archambault che è stato rivelato al grande pubblico L’anno di Ricardo et La casa della forza. Era tornata ad Avignone nel 2022, per Amare la morteancora un manifesto contro la morte, attorno al torero Juan Belmonte.

La sua pira di vanità

Sul palco invita Ahimsa, Yuri Ananiev, Nicolas Chevallier, Guillaume Costanza, Electra Hallman, Elin Klinga, Borja López, Sindo Puche, Daniel Richard, Joel Valois e una ventina di comparse, la maggior parte delle quali molto anziane. Mostrare uomini e donne anziani raramente viene fatto in modo così diretto. Angélica Liddell espone i corpi quasi morti e ne assume il gesto, riassumendo la vita in due atti: diventando duro, diventando duro. Sesso e desiderio sono onnipresenti in questo pezzo. Egli è il respiro della vita. In questo spettacolo pieno di demoni rossi, di anime che fluttuano alla finestra delle indulgenze, di uomini-insetto che balzano come tarli lungo il muro, appare il fantasma di Bergman. Aspira ad una morte serena e ordina per la sua sepoltura una cassa di legno, esattamente come quella usata per il Santo Padre, e la Sogno di Strindberg, una delle opere da lui più volte rappresentate, viene riproposta qui.

Con demone, Angélica Liddell ci mette la testa nella “merda”, ci chiede di mangiare le nostre coscienze fino agli ultimi demoni. Per lei la “demenza”, la decrepitezza, il dolore, sono tutti cancellati dal filtro delle vanità. Nella sua struttura, demone è un pezzo classico di Angélica Liddell, uno dei più belli del suo genere. Maneggia con immenso talento il potere della logorrea, immagini mozzafiato di bellezza e disgusto. Alla fine sorridiamo, vedrai, un po’ strizzati. Non è mai vano, per una volta, ricordarci che stiamo per morire, è più facile sentirlo con un motivo di Bach o del Pet Shop. Ragazzi. Sì, Angélica Liddell coltiva gli ampi divari tra il bello e il kitsch, il leggero e il violento, e questo vale per le sue immagini, le sue parole e la sua inebriante colonna sonora.

Ecco un’apertura perfetta del festival, che restituisce il suo posto allo spettacolo che era stato bandito sotto il mandato di Olivier Py. È un pezzo che disturba e affascina, dove il volgare trascende nella bellezza. In questo giorno del primo turno delle elezioni legislative, non è vano ricordare che uno spettacolo del genere può aver luogo solo grazie al forte sostegno della rete pubblica a livello europeo. Per una volta ricordiamoli: si tratta di una produzione Atra Bilis – Iaquinandi SL, una coproduzione del Prospero Extended Theatre, un progetto cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea (Europa), Festival di Avignone, Odéon – Théâtre de l’Europe (Parigi), Teatros del Canal (Madrid), Théâtre de Liège, The Royal Dramatic Theatre Dramaten (Stoccolma), Grec Festival de Barcelona, ​​​​con il sostegno della Fondazione Ammodo, INAEM – Ministerio della Cultura per la traduzione e la sopratitolazione, a cura del Servizio culturale dell’Ambasciata di Spagna in Francia, e di Onda – Ufficio Nazionale per la Diffusione Artistica per la 78a edizione del Festival di Avignone.

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