I maestri ballano a Montpellier

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Radicali, impegnate, le creazioni presentate quest’anno in apertura del festival Montpellier Danse stupiscono. Tre di essi segnano il ritorno di alcuni dei maestri più ammirati e seguiti: la sudafricana Robyn Orlin, l’inglese Wayne McGregor e il giapponese Saburo Teshigawara. Spesso banalizzata da clip, social network, moda o pubblicità, la danza contemporanea resta, in scena, una disciplina a parte, inarrestabile nel costruire senza parole universi visivi complessi, poetici, eruditi, se non sacri. Questa è l’intenzione dichiarata di Montpellier Danse e del suo direttore da quarantuno anni, Jean-Paul Montanari: in un mondo saturo di immagini accelerate e virtualizzate, dove l’intrattenimento è legge e lascia a bada l’immaginazione, l’arte resta un atto essenziale di resistenza .

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E se Robyn Orlin ci porta in un luogo specifico e violento del suo Paese – il Namaqualand, una regione mineraria abbandonata dopo anni di incessante sfruttamento – è proprio per trasformare questa brusca realtà in un sogno multicolore. … Come nel Deserto dei Sali è possibile fiorire… (“come possiamo prosperare in un deserto di sale?”), ci informa, nel preambolo sullo schermo, di questo passato minerario e lavorativo. Tuttavia, ciò che ci mostra sul palco è molto diverso, pieno di gioia infantile e di confusione rabbiosa e gioiosa. Due musicisti di Johannesburg accompagnano cinque ballerini” colorato » (razza mista) originari di questa regione mineraria, tutti vestiti con abiti dai colori vivaci. La loro fantasia tonificante ricorda la cantante Camille, con la quale Robyn Orlin ama collaborare. Insieme celebrano la vita, ridono, si prendono in giro, si divertono a filmarsi e a rivelare la propria personalità. La magia dei video con effetti speciali dal vivo, i loro colpi di scena, alternativamente scherzosi o drammatici, creano giganteschi caleidoscopi sullo sfondo del palco, immensi fiori nati dal caos…

In Deepstaria, la creazione di Wayne McGregor, l’eccesso appare più ordinato, più inquietante. Il coreografo ci invita a esplorare un mondo enigmatico, a ” buco nero “ forse liquido, o stellare… In un crepuscolo studiato, i ballerini interagiscono in costante risonanza con una serie di suoni sorprendenti creati dal tecnico del suono premio Oscar Nicolas Becker… Alternando grazia e gravità con precisione, la loro grammatica di danza assume quindi la dimensione di una distopia ai confini dell’astrazione. Virtuoso, intriso di tecnica classica, intraprende nuovi movimenti lungo il percorso evocando connessioni, algoritmi, mettendo in discussione di sfuggita il posto della fisica e della tecnologia digitale nella nostra vita, centrale mentre queste nozioni rasentano l’inspiegabile quasi irrappresentabile, e tuttavia qui sfidate da McGregor. Musica di Bach, tuoni lontani, luci in movimento. Saburo Teshigawara offre anche un sogno ad occhi aperti, un’immagine oscura, ipnotica e accattivante. « Voce del deserto attira, attraverso il corpo, le nostre voci interiori”, indica il coreografo. Al culmine della loro tecnica e della loro acutezza, i corpi passano qui senza transizione dal movimento lento più puro alla velocità più virtuosistica, generando fantasmi che instillano la paura e poi la svelano. Questa lotta con l’inconscio e l’aldilà evoca il buto giapponese, una danza conosciuta come “il corpo oscuro” dove l’introspezione e il movimento creano scintille.

Danza di Montpellierfino al 6 luglio. montpellierdanse.com

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