Il Nuovo Fronte Popolare prende i soldi dai più ricchi per ridistribuirli alle classi lavoratrici e alle classi medie

Il Nuovo Fronte Popolare prende i soldi dai più ricchi per ridistribuirli alle classi lavoratrici e alle classi medie
Il Nuovo Fronte Popolare prende i soldi dai più ricchi per ridistribuirli alle classi lavoratrici e alle classi medie
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Il Nuovo Fronte Popolare (NFP) ha presentato in tempi record un programma economico quantificato, attirando l’attenzione sui miliardi di entrate necessarie per finanziare la spesa pubblica pianificata. Ma come verranno distribuiti questi miliardi? Il potere d’acquisto dei francesi ne risentirà e, se sì, in che direzione?

L’analisi distributiva degli importi citati mostra che la riduzione delle disuguaglianze è al centro dell’agenda del PFN: togliere ai (molto) ricchi per dare alle classi lavoratrici e alle classi medie. Se questo programma venisse attuato, il 50% delle famiglie più povere vedrebbe aumentare il proprio reddito adeguato in media di 200 euro al mese.

Come abbiamo fatto per il programma del Raggruppamento Nazionale, è possibile, sulla base dei dati macroeconomici forniti dal Nuovo Fronte Popolare, misurare l’impatto delle misure di politica pubblica annunciate sul tenore di vita delle famiglie. Possiamo così “rivelare” le scelte politiche dei partiti in termini redistributivi, al di là del loro discorso.

Per conoscere l’impatto di una misura di bilancio sul tenore di vita delle famiglie, è necessario osservare come si costituiranno le entrate aggiuntive (quale imposta, quale imposta verrà aumentata?), e secondo quale schema saranno le spese aggiuntive. distribuito (quale beneficio sociale, quale servizio pubblico sarà sviluppato?).

Un effetto redistributivo immediatamente visibile

I conti nazionali distribuiti pubblicati ogni anno dall’INSEE forniscono in modo molto dettagliato la distribuzione di tutte le entrate e le spese del paese per decile di tenore di vita. Aggiungiamo le nuove entrate e uscite previste per il programma PFN.

Il PFN prevede 25 miliardi di spesa aggiuntiva nel 2024 (per entrate aggiuntive di 30 miliardi), e 100 miliardi di spesa nel 2025 (per entrate aggiuntive dello stesso ordine).

Le misure fiscali si concentrano su redditi molto alti e patrimoni molto elevati: tassa sui superprofitti (+15 miliardi) e ISF sul clima (+15 miliardi), tassa sulle eredità d’oro (+17 miliardi), eliminazione delle scappatoie fiscali (+17 miliardi). 25 miliardi) o addirittura un aumento dello scaglione superiore dell’imposta sul reddito (+18 miliardi).

Le spese si concentrano sulla realizzazione dell’ecologia (+9 miliardi), dell’istruzione, della sanità (+18 miliardi) e dei servizi pubblici in generale (+52 miliardi), sull’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici (+17 miliardi), sulla rivalutazione dei prestazioni sociali (+17 miliardi), senza dimenticare l’abrogazione immediata della riforma delle pensioni e dell’assicurazione contro la disoccupazione (+3 miliardi).

Queste politiche hanno un effetto redistributivo immediatamente visibile nel grafico sottostante, che misura la variazione mensile prevista del reddito disponibile corretto (al netto di tasse, prestazioni sociali e servizi pubblici) per decile del tenore di vita.

Il 50% più basso beneficerà di ulteriori 200 euro al mese

Il 50 più basso, che ha un tenore di vita inferiore a 1.930 euro al mese per una persona sola (4.439 euro al mese per una famiglia di due adulti e due bambini), beneficerà di ulteriori 200 euro al mese; il 10% più ricco, che ha un tenore di vita superiore a 3.490 euro al mese per una persona sola (8.027 euro al mese per una famiglia composta da due adulti e due bambini), sarà messo a contribuzione e vedrà diminuire il proprio reddito disponibile rettificato , in media, di 652 euro al mese.

Ma tra questo 10% più ricco, l’aumento delle tasse sarà infatti molto concentrato sul 5% più ricco, o addirittura sull’1% più ricco – mentre gli altri contribuiranno quindi molto meno di questi 652 euro mensili.

Riduzione delle disuguaglianze nel tenore di vita

Suddividiamo poi questo effetto redistributivo in quattro categorie principali di misure: quelle volte ad aumentare il reddito primario (aumento del salario minimo, cancellazione delle riforme delle pensioni e dell’assicurazione contro la disoccupazione, ecc.), quelle mirate alla spesa collettiva (in particolare per l’ecologia) e le rivalutazione dei servizi pubblici (scuola pubblica completamente gratuita, assunzione degli insegnanti, reclutamento delle badanti, ecc.), quelli finalizzati alla condivisione della ricchezza (o alla redistribuzione monetaria) che comprende sia la tassazione della produzione che quella del patrimonio (ISF climatico, tassazione sui superprofitti, ecc.) e benefici sociali (“RSA per i giovani”, aumento APL, ecc.).

Le misure per migliorare il valore del lavoro (in particolare l’aumento del salario minimo) colpiscono principalmente il 30% più basso, che concentra una maggiore concentrazione di individui a basso salario.

La ridistribuzione monetaria aumenta il reddito corretto dei primi sei decili, includendo quindi i decili al centro della distribuzione, e riduce il reddito corretto dell’ultimo decile del 12,4%.

Il reddito corretto del 10% più povero aumenta quindi dell’1,9% grazie al miglioramento dei servizi sanitari e educativi pubblici.

La spesa pubblica per la sanità, l’istruzione o l’ecologia (rinnovamento termico, produzione di energia rinnovabile), se va a beneficio di tutti, riduce le disuguaglianze nel tenore di vita perché rappresenta una quota maggiore del reddito dei più poveri rispetto al reddito più basso dei più ricchi.

Il reddito corretto del 10% più povero aumenta quindi dell’1,9% grazie al miglioramento dei servizi sanitari e educativi pubblici e del 6,7% investendo in ecologia e altre spese pubbliche.

Nel complesso, di cosa si tratta? Il calo del reddito corretto per i redditi e i patrimoni più elevati del Paese sarebbe certamente marcato (-652 euro al mese in media per il 10% più ricco, ma in realtà concentrato sul 5% o addirittura sull’1% più ricco), ma sarebbe finanziare il recupero dei più poveri (+210 euro al mese per il 10% più povero) e della classe media (+160 euro al mese per le famiglie situate al centro della distribuzione del reddito).

I risultati redistributivi del programma PFN sono inequivocabili: l’80% della popolazione vedrebbe aumentare il proprio tenore di vita, le disuguaglianze sarebbero ridotte in modo significativo e rapido.

Elvira Guillaudeconomista (Università di Parigi 1 Panthéon-Sorbonne). Matilde Viennot, economista. Con la partecipazione di Interesse Generale

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