“Bisogna tornare a fare politica in senso nobile e concreto”

“Bisogna tornare a fare politica in senso nobile e concreto”
“Bisogna tornare a fare politica in senso nobile e concreto”
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Stasera è settembre. Eccoci qui. Tutti davanti allo stesso incrocio. Con tre percorsi possibili. Continuare dritto con gli stessi non incanta quasi più nessuno.

L’usura del tempo, la leggerezza delle truppe, la pigrizia dei corsi, l’endogamia ministeriale, la perdita dei sensori, il dilettantismo del movimento, l’intimo inaridimento del potere hanno inesorabilmente portato il Presidente a sentire meno bene, vedono meno bene le realtà, le ansie e le priorità.

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Diciamolo chiaramente come hanno fatto i francesi il 9 giugno: non è più possibile continuare come prima.

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La sinistra troppo spesso ci permette di liberarci dai vincoli della realtà

Procedendo allo scioglimento, il Presidente ha voluto prenderne atto. Ci sarebbe molto da dire, dalle nostre comode poltrone di commentatore, sul metodo e sul calendario, ma questo non aggiungerebbe molto.

Ci sarebbe molto da dire anche su questa classe politica che spreca il suo tempo e il nostro abbaiando di essere in fondo l’unica a non essere in alcun modo responsabile da decenni del divario che si va allargando tra le élite al potere e il popolo .

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Ma neanche questo servirebbe a molto. Rivolgiti allora al signor Mélenchon? È negli ambienti borghesi che la soluzione appare quella più chic e generosa.

È la sinistra e la sinistra troppo spesso ci permette di liberarci dai vincoli della realtà. Ci esonera dall’essere ciechi. Ariane Mouchkine, grande figura della sinistra, lo ha riassunto perfettamente in una coraggiosa confessione di qualche giorno fa: “ Penso che noi, gente di sinistra, noi, gente di cultura, siamo in parte responsabili. Abbiamo deluso la gente, non abbiamo voluto ascoltare le paure, le ansie. Quando le persone dicevano quello che vedevano, veniva detto loro che si sbagliavano, che non vedevano quello che vedevano. Era solo una sensazione ingannevole, gli fu detto. Poi, visto che insistevano, gli abbiamo detto che erano imbecilli, poi, visto che insistevano ancora di più, li abbiamo chiamati bastardi ».

Non vedere la realtà della scuola pubblica o dell’accesso all’assistenza sanitaria, la realtà della ghettizzazione e dell’aumento della delinquenza violenta, non vedere la realtà delle conseguenze dell’assenza di regolamentazione dell’immigrazione sul nostro territorio nazionale.

E allora la sinistra ci libera da complesse analisi politiche. Ci eleva sul terreno della moralità. Ricordiamo le parole di Stefan Zweig: “ Per la prima volta ho imparato a osservare attentamente l’eterno tipo del rivoluzionario di professione, il quale, attraverso il suo atteggiamento di pura opposizione, si sente cresciuto nella sua insignificanza e si aggrappa ai dogmi perché non trova in se stesso alcun punto di appoggio. »

Del resto, signor Mélenchon, non lo è, non è più la sinistra e il 7 ottobre si è scrollato di dosso una parte degli elettori che preferiscono la sinistra quando è universalista e laica. L’ottimo punteggio ottenuto dal signor Glucksmann ne è la prova. Ma il tradimento lampo del 10 giugno causò una delusione tanto più grave perché aveva risvegliato la speranza tra coloro che avevano creduto nella possibile desegregazione del partito socialista.

Rivolgersi quindi a Madame Le Pen?

Al di là del campo morale che ha più che ampiamente dimostrato la sua inefficacia, questo appello pone lo stesso problema di Mélenchon. Descrive meglio delle altre due certe realtà quotidiane ma offre soluzioni semplicistiche – quindi inefficaci domani – a questioni complesse. Troppo spesso si discosta dal quadro esistente dello stato di diritto nazionale e della compenetrazione internazionale. E infine cambia posizione su più soggetti a seconda del vento. Non è l’unica, ammettiamolo, ma ne ha fatto una tattica sistemica.

Per usare le parole purtroppo lasciate inascoltate dal signor Fabius, Madame Le Pen spesso pone le vere domande ma fornisce false risposte.

In questo caso, “cosa fare?” » (come diceva Lenin)

Scegliere la strada meno brutta? Le due biforcazioni non devono essere giudicate in base alla moralità. Dobbiamo ritornare alla politica in senso nobile e concreto.

Scommetto che la via centrale, se adesso verrà sviluppata seriamente e domani verrà ampliata, se guadagnerà in coerenza e concretezza, se verrà lavorata con nuove squadre e soprattutto con un nuovo metodo, se esce da Parigi mi sembra la meno pericolosa per i nostri figli.

Meno discorsi interiori infiniti ma una linea di missioni e organizzazione radicalmente diversa

Oggi solo il presidente Macron può ancora convincere la gente a prenderlo in prestito. Ma soprattutto deve, da un lato, non giudicare le alternative ma riconoscere – farlo davvero – i propri errori di valutazione e, dall’altro, proporre tre o quattro grandi progetti capaci di mobilitare tutte le generazioni. Sicurezza, scuola, salute, natura, casa. Ordine ed ecologia. Un servizio nazionale dedicato alla difesa, alla cittadinanza e all’ambiente? un servizio pubblico per giovani, anziani e persone con disabilità? la regionalizzazione delle politiche sanitarie? Era a lui che i francesi volevano “schiaffeggiarlo”. Tocca a lui rispondere.

Meno discorsi interiori infiniti, ma una linea di missioni e organizzazione radicalmente diversa. I francesi vogliono impegnarsi ma non come prima. Meno grandi dibattiti e numeri verdi ma un’amministrazione al vertice rivista da cima a fondo. Un Presidente del suo rango e un altro modo di ascoltarsi e di agire a livello umano.

Renan definì la nazione come “ un’anima, un principio spirituale. Due cose che, in verità, sono una sola, costituiscono quest’anima, questo principio spirituale. L’uno è il mestiere comune di un patrimonio ricco di memorie, l’altro è il consenso attuale, la voglia di vivere insieme, il desiderio di continuare ad affermare il patrimonio che abbiamo ricevuto indiviso. »

Smettiamola di perdere tempo nella mappatura delle circoscrizioni elettorali, risolviamo i problemi delle persone e costruiamo con loro un progetto più grande di noi.

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