“Ne vale la pena”: la vita quotidiana di un’équipe mobile di cure palliative nel Sud della Gironda

“Ne vale la pena”: la vita quotidiana di un’équipe mobile di cure palliative nel Sud della Gironda
“Ne vale la pena”: la vita quotidiana di un’équipe mobile di cure palliative nel Sud della Gironda
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La fattura di fine vita arriva lunedì 27 maggio all’Assemblea nazionale, dopo essere stato adottato da una commissione speciale. I deputati dovranno decidere “aiutare a morire“, il diritto di amministrare una sostanza letale a una persona la cui malattia è in fase “avanzata o terminale”. Il testo prevede che il gesto sia compiuto dal paziente o da un terzo, caregiver o meno.

“Non sono un’infermiera per causare la morte”

Il problemapreoccupa il dottor Didier Roche, specialista in geriatria del CH Sud Gironde de Langon, è perché la legge precedente non è ben applicata. Ovviamente nessuno vuole morire soffrendo un dolore atroce. Ma A questo dovrebbero servire le cure palliative: a lenire il dolore e permettere al malato di vivere fino alla fine. Bisogna avere ancora i mezzi”.

Nel suo ultimo rapporto del 2023, la Corte dei conti ha stimato che più di 150.000 francesi non potevano beneficiare di cure palliative, ovvero un paziente in fase terminale su due. “Queste sono persone che muoiono come meglio possonosi rammarica il dottor Roche. Ma invece di dare loro accesso alle cure, vogliamo fare una legge che li faccia morire più velocemente.Vogliamo fare questa legge per risanare i conti della nazione?”

Se questa legge passa, metterò in discussione la mia professione.”, preoccupa Laetitia Favereau, infermiera del CH Sud Gironde. “Non sono qui per uccidere. Sappiamo che la fine della vita è spaventosa, che la morte è un tabù in Francia, ma quello che vedo da 14 anni è che ne vale la pena. Per questo dobbiamo rafforzare le cure palliative, dovrebbe esserci il dibattito.”

Laetitia, settantenne, affetta da cancro al pancreas

Il dipartimento della Gironda è uno dei “bene” spiega il dottor Roche. “Esistono tre unità di cure palliative, di cui una presso l’Ospedale universitario di Bordeaux, cinque posti letto in un dipartimento medico a La Réole e diverse équipe mobili, tra cui la nostra al CH Sud Gironde a Langon.“Tuttavia, i bisogni sono enormi:”non siamo nemmeno dieci badanti a tempo pieno e copriamo un quarto del reparto, ovvero 200.000 persone.”

Quel pomeriggio, la squadra deve recarsi da Laetitia*, una settantenne affetta da cancro al pancreas. Il dottor Didier Roche e Maria Collot, psicologa, si recano a casa sua. “È una paziente che beneficia di cure palliative.”, spiega Maria Collot. “Spesso pensiamo alle cure palliative come a tre giorni trascorsi nel corridoio di un ospedale prima di morire, ma la realtà non è questa. Può durare settimane, mesi o addirittura anni e alla fine il paziente può morire a casa se lo desidera e se è possibile.

“Finalmente resistiamo agli ultimi istanti”

Laetitia li accoglie nel suo giardino pieno di rose. Il consulto avviene nella sala da pranzo, con il marito di Laetitia. Per più di un’ora e mezza spiega il suo dolore, ma anche la paura che ha di soffrire o di non riuscire a mantenersi dignitosa. “Voglio restare forte, per mio marito, per i bambini. Non so quanto rimarrò sulla Terra, nessuno lo sa. Ma voglio restare a casa mia fino alla fine.

Nessun problema, ci organizziamo“, assicura il dottor Didier Roche. “Nel 2024, a casa tua, nel Sud della Gironda, porteremo gli operatori sanitari, porteremo l’ospedale. Saremo lì per voi fino alla fine.” Per Laetitia, “è rassicurante sapere di essere circondati, sapere che non sei solo. Credo che tutti abbiano il diritto di partire con dignità. Ma è vero che ci aggrappiamo agli ultimi istanti, al giorno dopo, al giorno dopo che…Vogliamo viverli fino in fondo.”

La questione del lutto preoccupa gli psicologi

D’altronde lei ha paura di una cosa:”essere un peso alla fine, il fatto di trovarmi in uno stato insopportabile per la mia famiglia«Con il marito ha già sollevato più volte il tema dell’eutanasia. Se la legge passa, e in caso di necessità, il marito si dice pronto a somministrare la sostanza letale».Ti piacerebbe vedere la persona che soffre, magra come un chiodo, che vomita, con gli occhi sporgenti? Non devono parlare per cent’anni nell’Assemblea, devono dire sì e basta. Mio padre è morto così, trent’anni fa e ancora mi perseguita.”

Da allora, le cose sono cambiate“, promette il dottor Roche.”Con le cure palliative i pazienti possono sopportare molto meno dolore.” “Vediamo anche, aggiunge la psicologa Maria Collot, Quello Il lutto è molto difficile per i cari di un paziente sottoposto ad eutanasia. Ho diversi casi in cui i malati sono andati in Belgio e oggi le loro famiglie non possono piangere.”

“Quanto a gesto di uccidereegli è ampiamente sottovalutato, lei avvisa. È qualcosa che lascia il segno per sempre, ed è molto difficile ricostruire dopo”.

* Il primo nome è stato cambiato.

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