In Svizzera non è ancora possibile un reclamo collettivo

In Svizzera non è ancora possibile un reclamo collettivo
In Svizzera non è ancora possibile un reclamo collettivo
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Il successo, dopo anni di procedimento, del ricorso dell’Associazione Anziani per il Clima davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha evidenziato l’importanza di un reclamo collettivo davanti a questo tribunale internazionale. Ma in Svizzera questo strumento giuridico non esiste a livello civile.

La questione è stata sollevata regolarmente in Parlamento, dove sono stati fatti numerosi tentativi per creare questo strumento. La sentenza della Corte europea sul clima ha rilanciato la riflessione su questo tema, in particolare nel contesto di un progetto del Consiglio federale volto a introdurre la possibilità di un reclamo collettivo in Svizzera. Questo è ciò che noi chiamiamo “un’azione delle organizzazioni”, con la possibilità di un accordo collettivo dinanzi ai tribunali.

Tuttavia, secondo le conclusioni dell’Ufficio federale di giustizia, la sentenza sul clima “non impone alla Svizzera di fornire nuovi strumenti per l’esercizio collettivo dei diritti di diritto privato, né di ampliare quelli esistenti”. In altre parole, la sentenza non cambierebbe nulla sul piano formale.

Se in passato il Parlamento ha mostrato il desiderio di istituire un’azione collettiva, oggi non è così. La maggioranza della Commissione giuridica del Consiglio nazionale non lo vuole. La settimana scorsa ha votato contro tale opzione con 14 voti favorevoli e 10 contrari. Secondo lei questo progetto comporta il rischio di una “americanizzazione” del sistema giuridico svizzero: “C’è da aspettarsi che gli studi legali e le organizzazioni finanziarie di processi commerciali si specializzino nella presentazione di denunce che causano danni all’economia nel suo complesso”, ha scritto in una dichiarazione.

La minoranza della commissione ritiene invece “che sia ancora necessario agire e critica in particolare il fatto che in futuro i consumatori svizzeri avranno molti meno diritti rispetto ai loro vicini europei”.

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