RITORNO DI MACKY SALL: SCOPERTA GENERALE.

RITORNO DI MACKY SALL: SCOPERTA GENERALE.
RITORNO DI MACKY SALL: SCOPERTA GENERALE.
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L’annuncio fatto dalla nostra coalizione di nominare il presidente Macky Sall a capo della lista ha gettato il potere in uno stato di estrema divagazione. Il campo del primo ministro Ousmane Sonko non sa più dove “dare la lingua”. I suoi uomini sanno che la campagna elettorale che ci porta al 17 novembre sarà difficile da condurre, in primo luogo a causa del discredito dei senegalesi nei loro confronti, che si sono resi conto dell’errore del 24 marzo e che hanno tutta l’intenzione di correggerlo non permettendo questo regime totalitario partito per avere la maggioranza nell’Assemblea nazionale, e poi perché la loro situazione economica non è mai stata così precaria.

I senegalesi non sopportano più di vedere le minacce di Sonko, i divieti di lasciare il territorio qui, gli arresti per aver contestato davanti al mondo gli errori del Primo Ministro, un Primo Ministro il cui unico primato è quello di aver vietato le macchine da caffè negli uffici amministrativi.

I senegalesi hanno capito che se il presidente Macky Sall ha potuto decidere di essere capolista della sua coalizione, è perché da un lato non teme nulla, ma ha capito che i senegalesi si sono svegliati dal loro torpore, e che è opportuno ergersi a baluardo contro una dittatura strisciante.

Sonko e soci vogliono fare della responsabilità l’unico tema della campagna, vogliono seppellire la loro incapacità di far uscire i senegalesi dalla depressione in cui li ha gettati il ​​loro pericoloso governo, e di conseguenza non parlano soprattutto dello scandalo ASER in cui sono impantanati e ciò ha risvegliato i senegalesi, scioccati dalla gestione di questo dossier, che ha portato al licenziamento del tutto arbitrario di Saer Niang.

A peggiorare le cose, i senegalesi sono rimasti scioccati dal costante sostegno di chi detiene il potere a questa signora isterica che ha definito il presidente Sall un assassino dei nostri figli.

Questa signora non è l’unica. C’è Aminata Touré in piena allucinazione, che, dimenticando i molteplici VAR visibili che la riguardano, ha avuto il coraggio di dichiarare: “Macky Sall quando verrà, dovrà rispondere di queste 80 morti”. Ah bene?

I senegalesi non hanno dimenticato che proprio Aminata Touré, in uno dei suoi rari momenti di lucidità, con le informazioni che le sue funzioni di guardasigilli e di primo ministro le permettevano di avere, aveva affermato “che Ousmane Sonko aveva interesse a destabilizzare Senegal in un momento in cui si parlava di petrolio e gas”, e che “erano stati i suoi uomini a infiltrarsi tra la folla dei manifestanti per accusare le nostre forze di difesa e di sicurezza”.

Ha anche detto a Sonko che BBY non aveva l’agenda degli appuntamenti di Sweet Beauté.

Mimi Touré ha accettato uno sgabello accanto a Diomaye Faye, presidente della Repubblica. Accettare di essere il “beukeunek” o il ciambellano di un ologramma è il massimo dell’opportunismo, ma voler compiacere a tutti i costi Ousmane Sonko, che non la vuole, non autorizza questa signora a definire assassino anche Macky Sall.

Il campo di Ousmane Sonko ha paura di Macky Sall, e per questo usa le sue lingue di bile, sapendo che le sue lingue di miele verso le popolazioni non hanno più alcuna presa sui senegalesi.

Il 17 novembre dobbiamo bloccare chi vuole fare del Senegal un paese sotto dittatura, alla mercé di forze oscure che minaccerebbero la nostra secolare coesione nazionale.

Dakar, 13 ottobre 2024
La Segreteria Esecutiva Nazionale

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