Ancora al top dopo 40 anni

Ancora al top dopo 40 anni
Ancora al top dopo 40 anni
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Il 14 ottobre 1984 (lunedì compiranno 40 anni), i Violons du Roy tennero il loro primo concerto alla Salle Albert-Rousseau sotto la direzione di un giovane Bernard Labadie, 21 anni. L’organizzazione non poteva non celebrare l’anniversario nel corso del secondo programma della stagione, già presentato giovedì al Palais Montcalm in versione ridotta e venerdì alla Bourgie Hall di Montreal. Per l’occasione, durante l’intervallo, è stato gentilmente offerto agli spettatori del sidro rosato.

Il sindaco Bruno Marchand, il deputato Mario Asselin, il presidente del consiglio d’amministrazione Mario Welsh… tutti hanno sottolineato l’evento, che ha segnato anche l’ultimo concerto della violinista Nicole Trottier, l’ultima musicista degli esordi ancora attiva nell’orchestra. Anche Bernard Labadie gli ha reso un commosso omaggio.

Il contenuto musicale è stato all’altezza dell’importanza della serata. Bernard Labadie ha portato con sé il giovane fenomeno britannico Hugh Cutting, con il quale si era già esibito alla Carnegie Hall di New York (abbiamo coperto la loro La passione secondo il santo Matthieu due anni fa). Il cantante, che ha recentemente debuttato alla Scala di Milano, si è esibito con i più grandi direttori d’orchestra barocchi del pianeta, tra cui John Eliot Gardiner, Philippe Herreweghe e Masaaki Suzuki.

Il programma era ideale per mostrare cosa c’era nello stomaco sia del solista che dell’orchestra. Al primo, installato su una pedana dietro l’orchestra, sono state affidate due delle tre cantate per viola sola di Bach (da sempre il compositore preferito di Labadie), Mente e anima si confondonoBWV 35, e il magnifico Buon riposo, piacere dell’anima popolareBWV 170. L’orchestra sola ha messo gli occhi su un repertorio che ne ha fatto il suo marchio di fabbrica, ovvero il Grandi concertiopus 6, di Händel, più precisamente il nn. 7 et 11quest’ultimo essendo stato giocato nella loro primissima stagione.

Difficile trovare una voce di controtenore più bella di quella di Hugh Cutting, con una gamma media calda e acuti sicuri, nonostante una leggera riserva emotiva. Cantando tutto a memoria, si snoda attraverso i colpi di scena, spesso capricciosi, di Bach con sicurezza e un costante senso di bellezza. Qui c’è anche uno che capisce bene la musicalità della lingua tedesca.

Sarebbe stato più interessante per il pubblico averlo in prima linea, soprattutto perché la sua voce a volte faticava a farsi strada tra gli intrecci dell’orchestra, soprattutto nei movimenti dell’organo. Ma il suo posizionamento dietro la consolle dell’organo Casavant gli ha permesso, d’altro canto, di entrare più in sintonia con l’organista Mélisande McNabney, che ha eseguito i suoi assoli con un certo gusto in termini di articolazione e registrazione.

Se non è l’Allegro di Concerto n.7segnati da alcuni cambiamenti all’interno dell’orchestra, i concerti grossos di Händel vedevano Bernard Labadie con grande verve, con tempi che suonavano sempre veri.

Viva l’orchestra!

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