Svelare, lavorare a maglia: il doppio gioco del potere senegalese – Lequotidien

Svelare, lavorare a maglia: il doppio gioco del potere senegalese – Lequotidien
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La promessa non mantenuta della rottura

È con grande sgomento che un numero crescente di senegalesi oggi riconosce che la promessa di una rottura non è stata mantenuta. Siamo ancora nella continuità di ciò che è stato. Vissuti dalla delusione e dalla rabbia, inebriati dai sogni di cambiamento nel governo del paese, molti connazionali si erano rivolti a Ousmane Sonko e al suo partito per dare una mano. Il Partito Socialista, i liberali del Pd e le organizzazioni ex comuniste avevano cessato di rappresentare per loro una risorsa credibile.

Ousmane Sonko aveva sedotto i senegalesi con belle promesse e grandi discorsi, riuscendo senza grandi difficoltà a mobilitarne un gran numero contro il regime di Macky Sall. Un regime che, in realtà, aveva lavorato al proprio crollo, diventando così una facile preda.

L’ascesa di Sonko: speranze e disillusioni
Ora che il partito ha piantato la sua tenda nel cuore dello Stato, molti connazionali scoprono che il partito non ha un programma di governo. Il programma o progetto sembra non essere altro che svelare lo stato di diritto e i principi elementari della democrazia per costruire un regime autoritario nazionalista. Un regime in cui l’opposizione dovrà semplicemente comportarsi bene, perché la minima voce dissenziente potrebbe scontentare i “padroni del momento” e avere conseguenze sfortunate. L’autoritarismo è nell’aria nel paese, nella regione e quasi ovunque nel mondo.

Un programma governativo inesistente
Pochi mesi prima di diventare Primo Ministro italiano, Mussolini rispose truculentamente a un critico che denunciava la sua mancanza di programma e chiedeva quale fosse il piano di governo del Partito Nazionale Fascista: “I democratici (…) vogliono conoscere il nostro programma?
È rompere le ossa dei democratici. E prima è, meglio è”. Nel 1920 un attivista del partito di Mussolini proclamò: “Il primo è la sintesi della nostra teoria”. Il Duce non perdeva occasione per dire che lui stesso era il programma del suo partito. La storia sembra ripetersi: questa volta ai tropici. Nella sua opera “Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte”, Karl Marx, rispondendo a Hegel, scrive: “Hegel da qualche parte sottolinea che tutti i grandi eventi e personaggi storici si ripetono, per così dire, due volte. Si è dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Speriamo che questo sia uno scherzo.

Verso un regime autoritario?
In verità, l’attuale regime non è ancora riuscito a ripararsi dalle critiche, anche le più lievi. La rottura tanto esaltata non è che una continuità di ciò che è stato. Una continuità alla quale abbiamo offerto una nuova possibilità per iniziare una nuova carriera. Chi ha portato Ousmane Sonko e il suo partito al trionfo la sera del 24 marzo 2024 si aspettava ben altro. Sono inorriditi dal fatto di trovarsi oggi di fronte a tratti, azioni, parole e posture che sono loro molto “familiari” e, per dirla senza mezzi termini, “classiche”.

Persistono vecchie pratiche
Le vecchie pratiche, tanto diffamate, dei regimi precedenti non sono scomparse. Non sono sbiaditi. Hanno ritrovato gli antichi gesti di culto.

Riconobbero la fretta nel formulare promesse di sconfinata devozione. Ritrovarono le vecchie accuse prolisse e confuse mosse dai chiacchieroni contro i portatori di voci discordanti. Trovarono tossitori e sputatori addestrati a ballare e cantare le virtù dei “nuovi maestri del momento” per una misera miseria. Hanno trovato le insinuazioni. Hanno notato un aumento preoccupante dell’odio, dell’antagonismo e delle avversità.

Delusione e continuità vendute come una rottura
Quando sorse la luna di Pastef, molti connazionali pensarono che avrebbe dato alla luce un sole, una grande stella che discendeva negli abissi e nelle secche del Senegal per portare la sua luce traboccante ai senegalesi, per scaldare i loro cuori e sollevare il morale.
Sembra che questa luce sia ancora attesa.

Sembra che la gravidanza fosse falsa, una bugia. Furti e rapine non sono scomparsi. Il potere, nella tradizione dei suoi predecessori, distribuisce ricompense e punizioni a braccia aperte. I governanti continuano a ingrassare felicemente, mentre i governati languono nella miseria e nella totale indigenza. I legami familiari e l’appartenenza partitica restano fattori determinanti nella distribuzione dei gradi e dei posti nella pubblica amministrazione.

La continuità delle pratiche antiche
La ritrattazione e i dietrofront restano palesi. I discorsi sono ancora pieni di allusioni sprezzanti agli avversari politici. Tutto sembra essere cambiato affinché nulla cambi. Con il pretesto di indagare attentamente negli abissi del regime di Macky Sall, di curiosare ovunque, il potere sta svelando le libertà, spodestando le opposizioni e riunendo insieme l’avvento di un regime autoritario. Un regime in cui qualsiasi opposizione avrà luogo solo all’interno di una zona di tolleranza definita e regolata da chi detiene il potere.

Un futuro incerto
Attualmente è difficile avere un pregiudizio favorevole per “i padroni del momento”. L’albero del nuovo regime non sembra contenere alcuna promessa di crescita. Stiamo mettendo a dura prova lo Stato di diritto. Stiamo calpestando le regole fondamentali della democrazia. Ci fermiamo con le manette.

“Le teste cadono come lavagne”, per usare un’espressione di Fouquier-Tinville, figura sinistra, giudice inquisitorio e simbolo del Terrore della Rivoluzione francese del 1789.

“I padroni del momento” sembrano volere che tutto si sottometta e si pieghi al loro volere. Questo è ciò che il loro orgoglio sembra esigere. In verità c’è preoccupazione. Rischiamo di entrare in un lungo crepuscolo. E dovremo resistere fino al mattino presto.
Serigne Babakar DIOP

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