Sì alle due iniziative sanitarie, popolare la legge sull’elettricità, secondo il primo sondaggio della SSR – rts.ch

Sì alle due iniziative sanitarie, popolare la legge sull’elettricità, secondo il primo sondaggio della SSR – rts.ch
Sì alle due iniziative sanitarie, popolare la legge sull’elettricità, secondo il primo sondaggio della SSR – rts.ch
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Attualmente una ristretta maggioranza della popolazione sostiene le due iniziative dell’assicurazione sanitaria, come è emerso venerdì il primo sondaggio della SSR in vista delle votazioni del 9 giugno. La legge sull’approvvigionamento elettrico è sulla buona strada per trionfare. Quanto all’iniziativa contro la vaccinazione obbligatoria, andrebbe ampiamente respinta.

Tre mesi dopo il sì alla 13a rendita AVS, il popolo accetterà un nuovo anticipo sociale il 9 giugno? A poche settimane dal voto, l’iniziativa di riduzione dei bonus beneficia comunque del sostegno di oltre la metà degli svizzeri (56% sì contro 40% no), secondo il primo sondaggio SSR realizzato dall’istituto gfs di .bern. Il testo lanciato dal Partito socialista vuole concedere sussidi a tutti gli assicurati i cui premi superano il 10% del reddito disponibile.

Invece di porre un tetto ai premi, il Centro propone di trattare il problema alla radice e di introdurre un meccanismo per limitare l’aumento della spesa sanitaria. La sua iniziativa “per contenere i costi” raccoglie anche il sostegno della maggioranza della popolazione (52% sì contro 41% no). Per queste due iniziative, tuttavia, il divario rimane stretto e gfs.bern non si azzarda a prevedere l’esito del voto, soprattutto perché questi testi devono convincere anche la maggioranza dei Cantoni.

Per gli altri due oggetti presentati al popolo la situazione all’inizio della campagna sembra molto più chiara. La legge federale relativa ad un approvvigionamento elettrico sicuro basato sulle energie rinnovabili è attualmente sostenuta dal 75% degli svizzeri (19% no), mentre l’iniziativa contro la vaccinazione obbligatoria sarebbe respinta da sette elettori su dieci, contro poco più di un quarto chi lo accetterebbe.

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La sinistra vuole ridurre la fattura per gli assicurati meno abbienti

Dall’entrata in vigore della legge sull’assicurazione malattie nel 1997 i premi hanno continuato a salire, minando così il potere d’acquisto degli svizzeri. Da sinistra a destra, tutti concordano sul fatto che questa situazione non è sostenibile, senza che i vari attori del settore trovino il rimedio per frenare questa impennata dei costi. Il PS ha quindi deciso di attaccare i sintomi e nel gennaio 2020 ha presentato un’iniziativa per limitare i bonus al 10% del reddito.

A sinistra, non sorprende che questa proposta sia accolta con entusiasmo. Oggi, quasi nove simpatizzanti socialisti su dieci sono a favore. Tra i Verdi il consenso supera i tre quarti. Anche i senza partito accettano largamente il testo (68% sì). Al contrario, il rifiuto più forte si riscontra tra gli elettori del PLR (73% no), davanti a quello dell’UDC e dei Vert’liberali (56% no ciascuno). Molto divisi i vicini al Centro (45% sì contro 49% no).

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Meno vinciamo, più votiamo sì

Il limite massimo dei bonus è un successo nella Svizzera romanda e in Ticino, con oltre il 70% di voti favorevoli. Queste regioni sono anche quelle dove, in generale, vengono pagati premi più alti della media nazionale. Lungi dall’essere sordi all’idea, gli svizzeri tedeschi, dal canto loro, appaiono più riservati. La metà degli intervistati di lingua tedesca si dice pronta a votare sì, ma quasi altrettanti (46%) sono favorevoli al rifiuto del testo. Da notare che le donne sembrano più propense ad accettare la proposta (61% sì / 35% no) rispetto agli uomini (51% sì / 46% no).

Soprattutto l’approvazione dell’iniziativa è fortemente correlata al reddito: più soldi guadagni, meno sei disposto a votare sì. Oltre tre quarti delle persone appartenenti alle economie domestiche meno abbienti (con meno di 5000 franchi al mese) si dicono favorevoli a una limitazione dei premi. Tra le persone che guadagnano tra i 9’000 e gli 11’000 franchi al mese la percentuale scende al 51%. Solo le famiglie più benestanti (più di 11’000 franchi al mese) sono in maggioranza contrarie alla proposta (57% no).

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Nessun fronte unito contro il freno ai costi

Di fronte alla stessa diagnosi, l’iniziativa del Centro offre un’altra cura all’esplosione della spesa sanitaria: agire sui costi. Per il partito di Gerhard Pfister l’introduzione di un freno ai costi costringerebbe tutti gli attori del sistema a sedersi attorno ad un tavolo e ad attuare soluzioni che esistono da tempo. Da sinistra a destra, tutti gli altri principali partiti del Paese rifiutano questo meccanismo, che considerano inefficace e suscettibile di creare una medicina a due livelli.

Quasi due terzi dei sostenitori del Centro sono convinti dell’iniziativa (63% sì), così come la grande maggioranza degli elettori indipendenti (70% sì). Anche se il loro partito consiglia di votare no, anche più della metà degli elettori verdi sono d’accordo con l’idea. Negli altri gruppi non emerge alcuna maggioranza favorevole alla riduzione dei costi nel settore sanitario. Per quanto riguarda l’elettorato del PLR, l’accoglienza è addirittura decisamente ostile (59% no).

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Il freno ai costi parla ai latini

Con ben il 74% di pareri favorevoli, il freno ai costi ottiene ottimi risultati nella Svizzera italiana. Anche la Svizzera romanda sostiene l’iniziativa del Centro (56% sì). Molto divergenti invece le opinioni nella Svizzera tedesca (48% sì contro 46% no), dove il problema dei costi sanitari è generalmente meno acuto che nei cantoni latini.

Come per l’iniziativa di riduzione dei premi, anche il reddito è uno dei fattori determinanti nella scelta del voto, se non il più importante. Il freno ai costi raccoglie infatti la maggioranza dei voti favorevoli in tutte le categorie di reddito, tranne che tra le persone con un reddito familiare superiore a 11 000 franchi al mese (44% sì contro 49% no). Nelle classi meno abbienti il ​​sostegno supera il 60%.

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La legge sull’approvvigionamento elettrico getta una rete molto ampia

A meno che non ci sia un colpo di fulmine da qui al 9 giugno, nulla sembra poter fermare la legge federale sull’approvvigionamento elettrico sicuro basato sulle energie rinnovabili. L’unica resistenza significativa si trova nell’Udc. L’elettorato dell’Udc (48% no contro 46% sì) è diviso, così come il partito. Mentre la maggior parte dei suoi parlamentari aveva votato a favore del testo in Parlamento, il partito ha poi preso ufficialmente posizione contro la legge, sconfessando il “suo” consigliere federale Albert Rösti.

Difesa dal Consiglio federale, dalla maggior parte dei partiti e dalle principali organizzazioni ambientaliste, la nuova legislazione mira a promuovere le energie rinnovabili in Svizzera, con un duplice obiettivo: garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a lungo termine e decarbonizzare i consumi. UDC a parte, il progetto gode di un sostegno quasi unanime sia tra i sostenitori di destra che di sinistra (dall’85% sì al Centro e al PLR al 94% tra i Vert’liberaux). Un po’ meno entusiasta, l’elettorato indipendente resta prevalentemente favorevole (58% sì).

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Gli oppositori, guidati dalla Fondazione Franz Weber, denunciano la priorità data alla produzione di elettricità rispetto alla protezione della natura. Temono soprattutto che la nuova legge danneggi il paesaggio e i biotopi protetti. Ma questo discorso ha poco impatto sulla popolazione, qualunque sia la regione linguistica. Tre quarti dei francofoni e dei tedeschi sostengono il progetto. Il Ticino sembra un po’ più permeabile alle argomentazioni del comitato referendario, ma il sì resta largamente maggioritario (68%).

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Ampio fronte contro l’iniziativa contro la vaccinazione obbligatoria

Lanciata durante la pandemia di Covid-19, l’iniziativa “Per la libertà e l’integrità fisica”, su cui il popolo è chiamato a votare anche il 9 giugno, mira a escludere qualsiasi obbligo vaccinale nonché ogni danno sociale e professionale in caso di rifiuto essere vaccinato. Più in generale, il testo prevede che “gli attacchi all’integrità fisica o psicologica di una persona richiedano il suo consenso”.

Tra i maggiori partiti solo l’Udc sostiene il testo. Il Consiglio federale e tutti gli altri gruppi politici del Paese sottolineano dal canto loro che l’integrità fisica è già sancita dalla Costituzione e che già oggi in Svizzera nessuno può essere costretto a vaccinarsi contro la propria volontà. Se l’iniziativa verrà accolta, gli oppositori temono anche l’incertezza giuridica in vari ambiti legati alla salute.

Le intenzioni di voto corrispondono perfettamente alle raccomandazioni di voto dei partiti. Mentre più della metà degli elettori vicini all’Udc approva l’iniziativa (54% sì), una larghissima maggioranza degli elettori degli altri partiti la respinge, più dell’80%. Anche l’elettorato indipendente propende, seppure leggermente, per il rifiuto (50% no / 47% sì). Anche nelle tre regioni linguistiche il voto negativo è maggioritario, con un massimo nella Svizzera francese (74% no).

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Didier Kottelat

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