“Adesso ne abbiamo alcuni che restano qui per un anno, a volte un anno e mezzo”

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Migliaia di auto, fresche dalle fabbriche locali, parcheggiate al molo del porto di Yantai per l’esportazione verso i mercati esteri, nella provincia di Shandong, Cina, 12 aprile 2024. CFOTO/NURPHOTO TRAMITE AFP

Probabilmente bisogna vedere questi luoghi per comprendere le difficoltà del passaggio dalle automobili ai veicoli elettrici. Bisogna venire anche lì per osservare come un’industria cinese con sovraccapacità possa inondare il mercato europeo. Quella mattina, mentre un sole inaspettato illuminava il dedalo autostradale che conduce a questo lontano braccio del porto di Anversa (Belgio), una gigantesca nave mercantile della compagnia norvegese Höegh Autoliners scaricava migliaia di auto in uno dei terminal della International Car Operators (ICO), filiale del gruppo giapponese Nippon Yusen Kaisha.

È, insieme allo svedese-norvegese Wallenius Wilhelmsen, uno dei principali operatori del porto ormai fuso di Anversa-Bruges, il più grande terminal automobilistico del mondo, attraverso il quale finora è transitata la produzione di una quarantina di marchi. Prima dell’arrivo dei concorrenti cinesi.

A Calloo, vicino ad Anversa, e a Zeebrugge, sulla costa del Mare del Nord, gli enormi parcheggi possono ospitare circa 130.000 veicoli, ma ormai sono troppo angusti. Nel 2022, 3,4 milioni i veicoli transitavano per i due porti e, da allora, il mercato si è ulteriormente evoluto, le difficoltà si sono moltiplicate e gli operatori faticano a risolvere al meglio le questioni relative allo stoccaggio dei veicoli.

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Davanti ai cancelli attentamente sorvegliati dell’ICO, a Calloo, lo sguardo si perde sulle auto di tutte le marche in fila che i camion provenienti dall’Italia, dal Regno Unito, dalla Polonia o dalla Germania si preparano a caricare. In primo piano modelli spesso ancora sconosciuti al grande pubblico. “Tutti cinesi. Io preferisco le auto tedesche”brontola Rinus De Vries, un camionista olandese, che aspetta nella sua cabina.

MG, BYD, Nio, XPeng, Lynk & Co, Omoda, Hongqi, ecc. Una decina di produttori cinesi hanno lanciato un’offensiva commerciale, con l’esportazione di quasi 4,1 milioni di automobili nel 2023 (+58% in un anno). Obiettivo: conquistare un mercato europeo in rapida evoluzione grazie, tra l’altro, agli aiuti forniti in diversi Paesi per l’acquisto di un veicolo elettrico.

“Un pasticcio ingestibile”

Secondo alcune previsioni dei gestori dei porti, nel 2024 ad Anversa-Bruges verranno scaricati tra 600.000 e 1 milione di veicoli fabbricati in Cina, elettrici ma anche termici. Con, nel lotto, Tesla, BMW e Polestar – il marchio svedese è di proprietà della cinese Geely – tutte riunite nel Regno di Mezzo. Audi avvia la pre-produzione di un SUV elettrico nel suo nuovo stabilimento a Changchun (provincia di Jilin).

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