L’arrivo dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump al Gran Premio di Miami ha suscitato polemiche al punto da spingerlo necessariamente a fare campagna per una potenziale rielezione: imbarazzante per la F1?
Sicuramente Miami è la sua base di partenza e lo avevamo già visto altrove in Florida, durante la Daytona 500 in NASCAR, quando era presidente in carica.
Questa volta è stato piuttosto il candidato repubblicano a creare scalpore, senza riuscire a raccogliere fondi, come aveva immaginato uno dei suoi sostenitori.
Gli organizzatori del Gran Premio di Miami protestarono contro questo tentativo di sfruttare il Paddock Club per scopi politici.
“Non ci sarà alcuna raccolta fondi al nostro evento, indipendentemente dai candidati, aveva martellato Tom Garfunkel, l’amministratore delegato dell’Hard Rock Stadium. Vogliamo accogliere tutti senza pensarci due volte e controlliamo la lista degli invitati dei nostri sponsor per evitare eventuali errori. »
Nonostante il suo fitto programma legale, Trump è arrivato domenica mattina per essere ricevuto dal presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem e dal capo della Formula 1 Stefano Domenicali prima di visitare il garage della McLaren con il CEO Zak Brown (foto sopra).
“McLaren è un’organizzazione apolitica, ma rispettiamo la carica di presidente o ex presidente degli Stati Uniti, quindi abbiamo accettato la richiesta di visitare il nostro garage, ha detto un portavoce della McLaren. Siamo onorati di essere stati scelti per rappresentare la F1 e di aver avuto l’opportunità di mostrare l’alta tecnologia del nostro sport. »
Trump ha poi salutato il vincitore Lando Norris, credendo che gli avesse portato fortuna, ma la presenza, a volte invasiva, del candidato repubblicano ha lasciato un’impressione di disagio nel paddock, al punto che le telecamere non si sono soffermate più di tanto su di lui…
