Scopri i tesori nascosti della letteratura belga: “Non abbiamo ancora inventato niente di meglio della carta”

Scopri i tesori nascosti della letteratura belga: “Non abbiamo ancora inventato niente di meglio della carta”
Scopri i tesori nascosti della letteratura belga: “Non abbiamo ancora inventato niente di meglio della carta”
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Biblioteca reale del Belgio, sul Mont des Arts. La porta dell’ascensore si apre al terzo piano. Il nostro ospite ci invita a percorrere un lungo corridoio immacolato che emana ancora gli odori pungenti di una recente verniciatura. Ci imbattiamo infine in una porta anonima, che non lascia in alcun modo intendere le meraviglie che custodisce.

Nei meandri degli archivi AML ©EDA

Benvenuti in AML. Un acronimo un po’ barbarico che fa riferimento a “Archivio e Museo della Letteratura”. Un’istituzione di 66 anni incaricata, in base ad un accordo concluso con la Federazione Vallonia-Bruxelles (che rende ancora più singolare la sua presenza all’interno di questi edifici di proprietà federale), “raccogliere e riunire tutte le tracce dell’attività letteraria prodotta nel Belgio francofono“, sviluppa Laurence Boudart.

Sei chilometri di documenti stesi uno dopo l’altro

Questa donna sulla quarantina, dal sorriso discreto e un certo fascino, è la direttrice di un’organizzazione no-profit che opera tutto l’anno con un budget di 1,3 milioni di euro. Educatrice, almeno quanto appassionata, ci spiega cosa intendiamo per “tracce di attività letteraria”: “Questi sono ovviamente i romanzi: abbiamo una biblioteca di riferimento che conta circa 100.000 volumi. Ma anche le riviste, attraverso le quali, in Belgio, si sono sempre svolte numerose attività letterarie. E poi c’è tutto il resto: i manoscritti, queste fasi preliminari alla realizzazione di un libro, gli appunti, le bozze, i quaderni. Questo è prima del libro. C’è anche quello che c’è a valle: la corrispondenza con il direttore, gli amici e anche le critiche dei giornalisti. Anche diari personali, che talvolta sono luoghi di sperimentazione della scrittura e che permettono di entrare nell’intimità degli autori.S.”

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L’idea è quella di far durare queste tracce letterarie, affinché possano essere utili alle generazioni presenti e future.

Documenti in un pasticcio che, messo insieme, raggiungerebbe i sei chilometri, e darebbe il posto d’onore ai grandi nomi della letteratura”di cui sappiamo poco“, si rammarica Laurence Boudart. E tra loro alcune stelle che brillano un po’ più luminose delle altre: Maurice Maeterlinck, Émile Verhaeren, Jacqueline Harpman o il poeta visivo Christian Dotremont, per citarne solo alcuni.

Il posto contiene molti pezzi rari e antichi ©Mathieu Golinvaux

Un lascito consultabile gratuitamente in sede (o, parzialmente, online tramite il sito dell’Ente) e che il direttore dell’AML intende “farli durare nel tempo, affinché possano essere utili alle generazioni presenti e future.”

Nella cucina di Jacqueline Harpman

Queste collezioni sono, per definizione, in movimento. Sono innanzitutto il frutto di donazioni, quelle degli stessi autori:”Nel Belgio francofono si tratta di un ambiente molto piccolo, e questa è una fortuna, continua Laurence Boudart. Dopo un po’ tutti si conoscono e forse ci sono meno barriere che in altri Paesi. Finiamo quindi per costruire con loro rapporti di fiducia che ci permettono di dire loro, ad un certo punto: ”Pensa a noi”. E infatti sono sempre di più gli scrittori che decidono di affidarci i propri archivi durante la loro vita.

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A volte gli eredi ci contattano per affidarci tutto. Ma l’ultimo gesto, quello dell’ultima scatola che abbandoniamo, è spesso difficile: entra nel loro processo di lutto, fanno sparire le ultime tracce di questa persona che conoscevano e amavano.

La cosa è più complessa, ovviamente, quando non sono più in questo mondo. E che bisognerà discutere con i loro eredi il destino che sarà riservato al patrimonio artistico che lasciano così orfano. “Non è facile, perché questi sono momenti emozionanti per i discendenti, testimonia il nostro interlocutore. E a maggior ragione nel caso, che talvolta si verifica, lo scrittore ci ha assicurato, in vita, che i suoi archivi ci sarebbero tornati alla sua morte, ma non lo ha comunicato per iscritto. È davvero molto delicato, perché devi sapere qual è il momento giusto per contattare gli eredi e dire loro: ”Sai, tuo papà, tua mamma ci hanno detto…” Succede anche per fortuna che gli eredi ci contattino direttamente confidateci tutto, perché preferisce che sia qui. Ma una volta presa la decisione, non è facile: l’ultimo gesto, quello della trasmissione, dell’ultima scatola che abbandoniamo, è spesso difficile: entra nel loro processo di lutto, ha la soddisfazione di compiere un gesto altruistico, ma significa anche far sparire le ultime tracce di questa persona che conoscevano e amavano. È raro che questo tipo di approccio avvenga dall’oggi al domani: bisogna davvero prendersi il tempo, spiegare, rassicurare, supervisionare, anche emotivamente..”

Foto, ma anche clip audio e video occupano un posto di rilievo nel patrimonio custodito dalla LAM ©Mathieu Golinvaux

Un’emozione che può rivelarsi contagiosa e condivisa anche dallo staff della onlus. Come quando al suo direttore fu chiesto di venire a sistemare le cose a casa di Jacqueline Harpman quando morì nella primavera del 2012: “Sua figlialei dice, ci ha detto che sua madre aveva voluto affidarci il suo archivio. Prima dell’imballaggio si faceva una sorta di valutazione di cosa c’era e cosa si poteva prendere. E così sono tornata a casa di Jacqueline Harpman: nel suo ufficio, dove c’erano ancora il suo computer, la sua penna, il suo paio di occhiali. E perfino i suoi gioielli sulla toeletta. È stato molto inquietante, soprattutto perché è una scrittrice che personalmente mi piace molto, quindi conosco molto bene il suo mondo immaginario. Quindi ritrovarmi lì, a casa sua, anche nella sua cucina, è stato molto, molto speciale. E anche piuttosto bello.”


La corrispondenza e le tratte scompaiono con l’avvento della tecnologia digitale. E questo complica il compito dell’archivista.

Tra i tanti tesori sepolti negli angoli del terzo piano della Biblioteca Reale si trovano, naturalmente, numerose bozze, quaderni e altri manoscritti, la maggior parte dei quali mai pubblicati, ma che testimoniano con traboccante vivacità il lavoro preparatorio svolto in il loro tempo da parte degli autori interessati.

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Gli scrittori sono come noi: sono passati all’era completamente digitale, sovrascrivono le diverse versioni del loro lavoro e non conservano più le bozze

Queste tracce, tuttavia, tendono oggi a scomparire, poiché il mondo digitale fagocita con sé l’uso della carta. Tuttavia, se gli archivi del 21° secolo non sono più così palpabili, non rimangono meno preziosi… finché riusciamo a preservarli.

Il problema è duplicesmorfia Laurence Boudart. Da un lato, gli scrittori spesso non sono consapevoli del fatto che gli archivi digitali sono effettivamente archivi. Sono come noi: sono passati all’era tutta digitale, sovrascrivono le diverse versioni dei loro lavori e non conservano le bozze – altrimenti rischiano di confondersi e di non sapere più quale sia la versione giusta. Rendendoli consapevoli della questione, alcuni ora mantengono alcune fasi transitorie del loro lavoro. Vediamo addirittura persone venire nei nostri uffici con il PC sotto il braccio o una chiavetta USB in tasca per poter estrarre ciò che ci interessa (lei ride) !

Scaffali infiniti e cantine che sembrano le grotte di Ali Baba ©Mathieu Golinvaux

Altra difficoltà delle antiriciclaggio: la conservazione delle opere e dei documenti stessi, comprese foto, video e suoni che sono anche testimonianze dell’attività letteraria del nostro Paese. “È necessario essere in grado di convertirli nei cosiddetti formati “permanenti”. Ed è un po’ una scommessa sul futuro. Esistono standard che fanno sì che oggi il PDF sia considerato più durevole di Word o di altri elaboratori di testo. Lo stesso vale per i suoni, per i quali sono consigliati i file WAV, o per i documenti fotografici, per i quali è preferibile il TIFF. E applichiamo questi protocolli, ma nulla ci dice che questi formati rimarranno affidabili ad vitam. Quindi, fino ad ora, non abbiamo fatto niente di meglio della carta…“, conclude, con un sorriso, Laurence Boudart.

Tutti gli archivi sono disponibili per la consultazione in loco. ©Mathieu Golinvaux

Talvolta alcuni archivi sfuggono sia agli eredi che alle istituzioni incaricate di preservarli. Ma può tornare nel circuito attraverso le aste.

Non tutti gli archivi della letteratura belga francofona finiscono necessariamente nella cassetta della posta – altrimenti molto modesta – dell’Archivio e del Museo della Letteratura: “C’è una parte che sfugge alle donazioni e si ritrova venduta, o dai proprietari – romanzieri, eredi – o dai collezionisti“, riferisce Laurence Boudart.

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Cerchiamo di evitare che archivi eccezionali finiscano nelle mani di privati ​​e diventino inaccessibili al grande pubblico e alla società civile.

Accade così che tutti contattino le AML per offrire loro dei premi, dietro pagamento. Ma succede anche che questi pezzi finiscano nel catalogo delle aste – spesso online – a cui la sua direttrice è abituata a partecipare, quando un pezzo le interessa. Con come tetto un budget annuo di 80.000 euro. “L’obiettivosottolinea il direttore, è evitare che gli archivi eccezionali finiscano nelle mani di privati ​​e diventino inaccessibili al grande pubblico e alla società civile.”

Laurence Boudart partecipa regolarmente alle aste di pezzi rari che potrebbero arricchire la collezione AML ©Mathieu Golinvaux

Capita però che le aste raggiungano cifre sulle quali Laurence Boudart decide di non rilanciare. Come, qualche tempo fa, il manoscritto di Tempo di Roma (1957), uno dei romanzi di punta di Alexis Curvers: “Di lui però abbiamo praticamente tutto, grazie al suo pronipote, che ci ha lasciato gran parte del suo archivio. Ma è costato 7.000 euro e ho ritenuto che fosse troppo e che fosse ragionevole fermarsi lì“, ricorda colei che ha scoperto, ma troppo tardi in questo caso, che il suo istituto dispone di un diritto di prelazione che, a parità di offerta, gli consente di acquistare in via prioritaria un immobile, a condizione di farlo prima pervenire al venditore l’importo al quale lo avrà valutato in precedenza.

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