“Il wokismo non è un concetto di estrema destra…” Il libro della politologa Chloé Morin suscita polemiche prima del suo convegno a Tolosa

“Il wokismo non è un concetto di estrema destra…” Il libro della politologa Chloé Morin suscita polemiche prima del suo convegno a Tolosa
“Il wokismo non è un concetto di estrema destra…” Il libro della politologa Chloé Morin suscita polemiche prima del suo convegno a Tolosa
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l’essenziale
Invitata da Toulouse Métropole nell’ambito di un ciclo sui valori repubblicani, la politologa Chloé Morin terrà una conferenza il 13 giugno a Tolosa sul tema del “wokismo” che lei sfata nel suo ultimo libro. Ex consigliere dei primi ministri del PS Jean-Marc Ayrault e Manuel Valls, esperta associata alla Fondazione Jean-Jaurès, Chloé Morin, specialista in analisi d’opinione e comunicazione pubblica, si definisce “repubblicana di sinistra” e risponde alle polemiche. Colloquio.

A inizio anno hai pubblicato “Quando avrà vent’anni… A chi spegne le luci”. Lei ricorda l’origine della parola “woke”, un “risveglio” contro le ingiustizie che non è peggiorativo. Ma lì denunci il “wokismo”. Come definisci questa parola e cosa pensi che rappresenti oggi?

Dobbiamo sempre ricordare che “wokismo” è usato come una “parola portmanteau” e che può riferirsi a qualsiasi cosa a seconda di chi lo usa. Esiste infatti un uso politico della parola “wokismo” da parte dell’estrema destra che mira a squalificare l’intera sinistra. Ma non è così che lo uso. Spiego che se è responsabile di contenuti negativi è perché la nebulosa dell’attivismo “svegliato” è ormai diventata la caricatura di una lotta che pretende di essere per l’uguaglianza e la tolleranza mentre lui pratica l’intolleranza e gli arresti domiciliari identitari.

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In che modo, secondo te?

Divide il mondo tra “dominanti” e “dominati”, con i “dominanti”, il famoso “maschio bianco”, i ricchi, ma anche i paesi che furono potenze coloniali, aggiungendo Israele. I “dominati” sono tutte le minoranze e i gruppi che subiscono discriminazioni. Per la Francia si tratta delle comunità LGBTQ+, delle donne, degli ex colonizzati e dei musulmani. L’obiettivo della lotta politica diventa allora il rovesciamento dei rapporti di dominio e per raggiungere questo obiettivo il wokismo prende in prestito dal trotskismo l’idea che il fine giustifica tutti i mezzi, compresa la censura, le minacce, l’invisibilità, poiché la causa è “nobile”: quando si è una vittima, non puoi mai sbagliare. È qui che le cose sono pericolose. Esistono ovviamente molti rapporti di dominio nella società e, a partire dalla Rivoluzione, la nostra stessa storia è stata quella di decostruirli. Quindi non ho problemi con questo. Ma quando si arriva a decostruire tutto per considerare che tutti sono “colpevoli” o “vittime”, l’universalismo che ha fondato la Repubblica è in pericolo.

La tua venuta a Tolosa suscita polemiche. I funzionari eletti della LFI o il copresidente della sezione di Tolosa della Lega per i diritti umani affermano che il concetto di “wokismo” è stato creato dall’estrema destra. Altri credono che tu stia sfruttando una “vena”. Cosa rispondi a queste accuse?

Il wokismo non è affatto un concetto di estrema destra. È sfruttato dall’estrema destra, è molto diverso. Dedico un intero capitolo alla genealogia del Wokismo e alla ricchezza del pensiero di uguaglianza che ha portato a tutte le lotte contro le discriminazioni. Ma il wokismo è un attivismo andato storto. Lo dimostra questa polemica lanciata da LFI, proprio perché ne denuncio i metodi nel mio libro, e in questo caso i loro attacchi mi danno ragione. Per 20 anni, la sinistra ha cercato disperatamente di lasciare che l’estrema destra avesse il monopolio sui valori che storicamente appartengono a loro. Abbiamo lasciato all’estrema destra la laicità, che ovviamente la sfrutta e la indirizza male, soprattutto contro i musulmani, ma anche un viale sulla libertà di espressione e la questione delle caricature di Maometto, in particolare.

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Il 30 settembre, in occasione del ritorno in politica di Carole Delga, eri a Bram con Ris, il direttore di Charlie Hebdo, ancora sotto stretta sorveglianza della polizia. Come valuta la libertà di espressione in Francia, a quasi dieci anni dal massacro?

Che oggi non sono molte le persone a sinistra che difendono la libertà di espressione, uno dei nostri beni più preziosi, e che tendiamo a dimenticare troppo facilmente che delle persone sono morte per aver cercato di proteggerla. Tuttavia, la libertà di espressione è un valore caro alla sinistra. Ma in nome delle migliori intenzioni del mondo, cioè non offendere nessuno e tutelare la dignità di ognuno, si arriva all’autocensura, soprattutto sulla questione delle religioni. Non dobbiamo arrenderci su questo. Ogni cittadino francese deve capire che la libertà di espressione è uno dei nostri valori.

Lei è il socio di Jean-François Achilli, licenziato dal servizio pubblico per colpa grave dopo aver considerato una collaborazione con Jordan Bardella, presidente della RN. Evochi un meccanismo di distruzione contro di lui, contro di te. Cosa intendi ?

Da quando ho pubblicato il mio libro, sono stato bersaglio di attacchi personali. Al di là del normale dibattito, le persone hanno attaccato le nostre vite private. Per alcuni giornalisti la battaglia ideologica ormai ha la precedenza sui fatti. Oggi stiamo precipitando in una guerra ideologica con media molto polarizzati, e i fatti non contano più. L’unica via d’uscita è che tutti provino a fare uno sforzo per essere sfumati e provare empatia per le persone che la pensano diversamente. Non ne usciremo in nessun altro modo.

Conferenza giovedì 13 giugno, dalle 19:00 alle 20:30, al cinema Pathé Wilson
Iscrizioni su metropole.toulouse.fr

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