James Lee Burke, “Un altro Eden” (Riva)

James Lee Burke, “Un altro Eden” (Riva)
James Lee Burke, “Un altro Eden” (Riva)
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Ad ovest dell’Eden. Aaron Holland Broussard è cresciuto molto da allora Il geloso (Riva, 2023). Con la sua dose di drammi e consolazioni, gli anni Sessanta sono arrivati. E il giovane arriva a Trinidad (Colorado) con il primo vagone merci che arriva. Ha lasciato il Texas e i suoi studi, Denver e le sue ambizioni, e ora passa dai piccoli lavori ai grandi problemi, con il Diavolo ancora saldamente aggrappato alle sue falde. Le sue giornate sono caotiche e le sue notti ancora peggiori, popolate da creature velenose e incubi ricorrenti derivanti dalle cicatrici della sua esistenza. È un bravo ragazzo, ma basta poco perché i suoi demoni svaniscano: disturbi della personalità, hanno stabilito i medici. Basta poco perché l’ombra di Robert Johnson, il cantore, si incorpori nella filigrana vagabondo blues moderno che dal 1930 canta l’incontro con il Maligno a un bivio della sua vita (il brano Blues di Cross Road). All’inizio, James Lee Burke si scusa per l’oscurità satanica e le crudeltà del suo testo, non volendo sconvolgerci come facevano un tempo certe pagine di Nathaniel Hawthorne o TE Lawrence.

I suoi fantasmi pesano come un asino morto, ma quando riesce a lasciarli andare, quando riesce a risalire sulla cresta dell’onda, Aaron è capace di amare, capace di resistere a un fulmine scintillante. E questo è il caso quando incontra Jo Anne McDuffy, una giovane pittrice dal volto gentile quanto sono torturate le sue tele. Da allora in poi, non appena il suo animo si calma, i pensieri di Aaron si adornano di poesia rurale, di desiderio di futuro. Un semplice bracciante agricolo nella premurosa fattoria Lowry, poi caposquadra, una vita sedentaria, sposata e serena lo invita. Tuttavia, al primo combattimento, si annuncia effettivamente una nuova caduta verso l’oscurità. La ricaduta è brutale, esplicitata strada facendo da gravi problemi post-traumatici. Che siano colpa sua o no, i problemi si incastrano come bambole nel nido per abbatterlo. Colleghi un po’ burberi, un branco di beatnik arroccati, comanche o spiriti astrusi, tutti sono coinvolti nell’offuscare la propria visione, rendendo la propria vita un interminabile, o anche solo miserabile, purgatorio. Fino alle porte di un inferno dove tutto si mescola, dove la furia dei cannoni della Guerra di Corea scandisce le allucinazioni del Black Sabbath, dove le realtà abbassano la guardia, Aaron dovrà affrontare la distorsione del suo passato e presente, popolato dagli amici mancanti e dai domani da salvare. Dovrà addirittura affrontare le Camarde per preservare la pelle e proseguire sulla strada. Invischiato nei suoi problemi e nei suoi sogni, riesce tuttavia a rendersi utile sulla terraferma aiutando il non meno torturato ispettore Wade Benbow a sradicare dalla realtà i terribili Vickers, padre e figlio.

Portati dallo stile inimitabile di James Lee Burke, capace di avvolgere parole semplici in mazzi di fiori di campo, Un altro Eden dispone il concreto e i suoi eccessi per animare una sorta di danza tribale articolata tra vago e cartesiano, tra sentori oppiacei e pulizia giovanile. “Sì, essere giovani con tutta la vita davanti è una vera tortura. »

James Lee Burke
Un altro Eden
Sponde
Tradotto dall’americano da Christophe Mercier
Tiratura: 6.000 copie.
Prezzo: 22€; 272 pagg.
ISBN: 9782743663742

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