COLLOQUIO. “L’uomo è un mostro” secondo lo psichiatra di Tolosa Jean-Baptiste Dethieux che pubblica un nuovo libro

COLLOQUIO. “L’uomo è un mostro” secondo lo psichiatra di Tolosa Jean-Baptiste Dethieux che pubblica un nuovo libro
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l’essenziale
Psichiatra e psicoanalista a Tolosa, Jean-Baptiste Dethieux pubblica “Mostri ordinari – Clinica e teoria del conformismo” (edizioni In Press). Perché obbediamo? Fino a che punto può portare il conformismo patologico? Una lettura affascinante – e illuminante.

I “mostri comuni” sono questi esseri umani comuni che, un giorno, si capovolgono. Affascinati da un “ideale barbarico”, o oggetto di “cieca violenza interna”, obbediscono agli ordini più spregevoli, commettendo in tutta (apparente) innocenza le peggiori malefatte. Basandosi su numerosi esempi storici e letterari, da Adolf Eichmann a Hannah Arendt passando per Meursault de lo sconosciuto, Il dottor Jekyll e il signor Hyde e le opere di Bacon, Dethieux analizza con acutezza e facendo attenzione a mantenere il suo testo leggibile a tutti, una follia ordinaria, una deviazione banale. Incontrare.

L’uomo è uno di questi “mostri comuni”, un mostro che ignora se stesso, che non ha avuto la possibilità di rivelare il suo lato mostruoso?

L’uomo è un mostro, certo, ma spesso è un mostro straordinario. Mi interessava mostrare fino a che punto può diventare un mostro normale. È qualcuno che sa camminare lungo i muri, è polivalente, di cui non si parlerà fino a questo raptus [le terme désigne une impulsion violente et soudaine pouvant pousser à commettre un acte grave, NDLR], questo agire. I veri mostri non sembrano mai mostri.

Raccontaci dell’esperimento di Stanley Milgram del 1963, di cui parli nel libro: l’obbedienza significa l’annientamento del libero arbitrio, del coraggio?

Questa esperienza è davvero fenomenale nella misura in cui, in effetti, il risultato, se così posso dire, supera di gran lunga ciò che questo psicologo sociale avrebbe potuto immaginare, poiché si tratta di quasi il 60% dei casi di persone in grado di somministrare scosse elettriche quasi mortali a soggetti che di fatto sono attori. Lo stesso Milgram immaginava una cifra molto più bassa.

“L’importante è obbedire”

Jean Hatzfeld, che ha scritto molto sul genocidio ruandese, ha ricevuto questa frase dalla bocca di uno dei boia che obbedì all’ordine di “uccidere tutti i tutsi, fino all’ultimo”: “Si diceva semplicemente, era facile capire.”

C’è il “mostro” e c’è l’“ordinario”: ordinario come il volto “placido e bonario” di Adolf Eichmann…

Lui è “obbedisco quindi non penso”. In tutto il libro parto dal singolo individuo per unirmi al gruppo e ai fatti storici. Possiamo cercare di comprendere come gli uomini, soggetti singolari, possano funzionare in una configurazione tale da essere o mettersi al servizio del più grande dei mali, ma in tutta buona fede. Un’unica preoccupazione che è servire bene, servire bene l’ente dirigente. L’importante è obbedire.

“Mostri ordinari – Clinica e teoria del conformismo”, di Jean-Baptiste Dethieux (Edizioni In Stampa, 125 pagine, €17). JB Dethieux sarà venerdì 7 giugno alle 20:30 nello spazio conferenze della libreria Ombres Blanches (3, rue Mirepoix)

“Finché c’è una convinzione…”

Il tema del libro di JB Dethieux risuona con la recente violenza osservata tra i giovani: “Dobbiamo rileggere Sua maestà le mosche, di William Golding (1953): c’è tutto. Un gruppo unito da un leader – o no – e finché esiste una convinzione, una legge o un dogma, la violenza bianca può scatenarsi in suo nome, soprattutto in un gruppo: quando Jean Hatzfeld interroga gli Hutu che hanno massacrato i Tutsi, nota che rimangono sconcertati quando dice loro “tu” anziché “tu”… Il soggetto svanisce, amputa una parte di sé”.

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