Giorgia Meloni vuole trasformare la democrazia italiana

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La presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni attende l’arrivo del primo ministro ungherese Viktor Orban a Palazzo Chigi a Roma il 24 giugno 2024. TIZIANA FABI/AFP

lLo ha fatto la presidente del consiglio nazionale conservatore Giorgia Meloni “ madre di tutte le riforme». Obiettivo politico primario del suo mandato, la riforma delle istituzioni dovrebbe portare ad una radicale trasformazione degli equilibri costituzionali italiani a vantaggio del capo dell’esecutivo. Per i suoi detrattori, ciò indurrebbe una concentrazione di poteri senza precedenti nella storia repubblicana, o addirittura una deriva illiberale, suscettibile di contrastare con l’immagine di civiltà che la leader proveniente dal post-fascismo ha finora proiettato nei suoi impegni europei e internazionali.

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Approvato in prima lettura il 18 giugno dal Senato, il testo prevede, secondo una formula unica al mondo, l’elezione del Presidente del Consiglio dei ministri a suffragio universale diretto per un mandato di cinque anni, contestualmente alla le elezioni legislative. Al vincitore delle elezioni, al partito o alla coalizione del capo dell’esecutivo eletto verrebbe garantita la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento senza che sia stata ancora definita una soglia, una legge elettorale dai contorni ancora sconosciuti da seguire. Un partito che abbia ottenuto meno del 50% dei voti ma arrivi primo potrebbe, in teoria, ottenere più della metà dei seggi, secondo il nuovo sistema che istituirà un premio di maggioranza.

Per meMe Meloni, si tratta soprattutto di rompere con due singolarità della vita pubblica italiana. In primo luogo, la riforma eviterebbe cambiamenti di maggioranza nel corso della legislatura, per cui un presidente del Consiglio perderebbe la fiducia dei parlamentari che potrebbero chiedere lo scioglimento del Parlamento. Il testo, poi, indebolirebbe considerevolmente il ruolo del Presidente della Repubblica, di fronte ad un Presidente del Consiglio avvolto nella sua legittimità popolare.

Prospettiva di un referendum

Forza moderatrice, garante dei valori della Costituzione e riferimento morale, il Capo dello Stato ha attualmente voce in capitolo nella nomina dei ministri e può assicurare, in caso di crisi, la funzione di “motore di riserva della Repubblica”, secondo l’espressione del costituzionalista Francesco Clementi. Ha così potuto nominare i cosiddetti capi di governo “tecnici” per far fronte a circostanze eccezionali. Così è stato durante la pandemia di Covid-19 con l’ex governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi chiamato in soccorso nel 2021 dall’attuale presidente Sergio Mattarella, e anche con l’ex commissario europeo Mario Monti, all’epoca della la crisi finanziaria del 2011, sotto la presidenza di Giorgio Napolitano.

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