La Corte penale internazionale ha ordinato al regime di Algeri di consegnare Iyad Ag Ghali, il leader terrorista maliano che protegge

La Corte penale internazionale ha ordinato al regime di Algeri di consegnare Iyad Ag Ghali, il leader terrorista maliano che protegge
La Corte penale internazionale ha ordinato al regime di Algeri di consegnare Iyad Ag Ghali, il leader terrorista maliano che protegge
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Il pubblico ministero della Corte penale internazionale (CPI) ha reso pubblico, venerdì scorso, un mandato d’arresto contro Iyad Ag Ghali, emiro del Gruppo di sostegno per l’Islam e i musulmani (GSIM), il ramo più importante di Al-Qaeda nel Sahel.

Questo mandato d’arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, commessi nel nord del Mali dal 2012 al 2013, è stato in realtà emesso il 18 luglio 2017, ma sotto sigillo, vale a dire che solo la Francia e le autorità maliane sono state informate. La CPI sperava quindi che le truppe francesi, impegnate all’epoca nel Sahel a fianco dell’esercito maliano nell’ambito dell’operazione militare nota come “Barkhane”, mettessero le mani su Iyad Ag Ghali.

Del resto, l’ex procuratore della CPI, la gambiana Fatou Bensouda, aveva giustificato questa procedura segreta del mandato sigillato con la necessità di evitare che un “altro stato» non ostacola l’arresto di Iyad Ag Ghali, rafforzando la protezione che già gli garantisce. Tuttavia, questo “altro” Stato che la CPI non designa per nome, ma che sospetta chiaramente di proteggere un leader terrorista ricercato, non è ovviamente altro che l’Algeria.

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Durante la sua visita in Algeria il 6 dicembre 2017, a pochi mesi dalla sua elezione, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiaramente chiesto alle autorità algerine, rappresentate dall’uomo forte del regime di allora, ovvero il generale Gaid Salah, capo di stato maggiore dell’esercito e viceministro della Difesa, di smettere di servire come base arretrata per Iyad Ag Ghali, i cui uomini sono accusati di aver commesso atti disumani nel nord del Mali. Ha così ribadito le stesse richieste avanzate dal suo predecessore all’Eliseo, François Hollande, al quale l’intelligence francese ha presentato la prova della protezione fornita dal regime di Algeri ai leader dei gruppi terroristici operanti nel Sahel, tra cui Iyad Ag Ghali.

Contro quest’ultimo, le accuse mosse oggi dalla CPI rivaleggiano tra loro in gravità e vanno dall’esecuzione sommaria di decine di soldati maliani fatti prigionieri, a “reclusione o altra forma grave di privazione della libertà fisica, stupro e schiavitù sessuale, ma anche persecuzione per motivi religiosi, nonché persecuzione di donne e ragazze per motivi sessisti», Elenca il comunicato stampa della CCI.

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Le truppe francesi impegnate in Mali dal gennaio 2013 (operazione Serval sostituita da Barkhane nell’agosto 2014) erano tanto più propense a eseguire il mandato d’arresto della CPI e a rintracciare Iyad Ag Ghali poiché quest’ultimo è il mandante di numerosi rapimenti di cittadini occidentali , francesi in particolare, presi in ostaggio con richieste di riscatto in cambio della loro liberazione. La cosa più grave è che la maggior parte del denaro ricavato dai riscatti è circolato in Algeria, sulla base di comunicati stampa dell’esercito algerino, che afferma di averlo sequestrato ai terroristi arrestati nell’estremo nord dell’Algeria. Sappiamo però che buona parte di questi riscatti pagati ai gruppi terroristici operanti in Mali cadono sempre nelle mani di generali algerini, i quali, per non confondersi con la tracciabilità dei mazzi di banconote in euro consegnate ai terroristi, si affrettano a trasformarli bottino recuperato nel corso delle operazioni antiterrorismo nella cosiddetta macchia algerina, situata sulla costa mediterranea, a migliaia di chilometri dal nord del Mali.

Ma quest’altra fonte di arricchimento per la mafia dei generali algerini alla fine si è esaurita quando l’esercito francese ha eliminato quasi tutti gli emiri algerini che guidavano gruppi terroristici in Mali, emiri che avevano precedentemente prestato servizio nelle frazioni del Gruppo Islamico Armato (GIA) che la mafia algerina generali manipolati con l’obiettivo di commettere i loro crimini del decennio nero degli anni ’90.

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Così, l’esercito francese in Mali ha ucciso, tra gli altri, gli emiri Djamel Okacha nel 2019, Abdelmalek Droukdel nel 2020, Yahia Djouadi nel 2022, Abdelhamid Abou Zeid nel marzo 2023, per non parlare del leader terrorista del Polisario addestrato a Tindouf campi di concentramento, Adnane Abou El Walid Essahraoui, ucciso nel 2021… Solo Iyad Ag Ghali è finora riuscito a sfuggire a questa caccia, rifugiandosi in Algeria, a Tinzawaten, nome comune di due piccole città gemelle che si fronteggiano da due lati del confine tra Algeria e Mali.

Decidendo venerdì scorso di rendere pubblico il mandato d’arresto contro Iyad Ag Ghali, la CPI sembra quindi rivolgersi direttamente al regime algerino per esigere che questo leader terrorista venga arrestato e consegnato al tribunale dell’Aia.

Nel suo comunicato stampa del 21 giugno, la CPI ha chiesto al cancelliere del tribunale “preparare una richiesta di collaborazione all’arresto e alla consegna del sospettato e indirizzarla alle autorità competenti di qualsiasi Stato pertinente e/o qualsiasi altra autorità pertinente».

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Tuttavia, dato che la CPI aveva dato mandato esclusivo di arrestare Iyad Ag Ghali alle truppe francesi, che non sono più presenti in Mali, e che l’esercito maliano, con l’aiuto dei paramilitari russi del gruppo Wagner, ha esteso la sua autorità in tutto il nord del Mali, non restava che rendere pubblico il mandato d’arresto contro il leader del GSIM, con l’obiettivo di chiedere direttamente al regime algerino di revocare la protezione che garantisce a questo terrorista, perseguito per crimini di guerra e crimini contro umanità.

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