Algeria: arresto dell’ex capo della polizia Farid Bencheikh, un nuovo episodio dell’instabilità sistemica del regime

Algeria: arresto dell’ex capo della polizia Farid Bencheikh, un nuovo episodio dell’instabilità sistemica del regime
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Il 3 gennaio, Farid Bencheikh è stato improvvisamente rimosso dall’incarico di direttore generale della sicurezza nazionale algerina, che ricopriva dal marzo 2021. Ufficialmente, queste sono le flagranti falle di sicurezza registrate a ritmo sostenuto nei principali aeroporti del Paese (Algeri,. Orano e Costantino), da dove gli harragas si imbarcarono con sconcertante facilità verso l’Europa nella stiva dei bagagli e nel carrello di atterraggio degli aerei dell’Air Algérie, che sarebbero responsabili della sua caduta.

In realtà, in seguito alla sua destituzione sommaria e alla sua sostituzione alla guida della DGSN algerina, Farid Bencheikh è stato posto agli arresti domiciliari, privato del passaporto e interdetto di lasciare il territorio nazionale (ISTN). Allo stesso tempo, i suoi principali collaboratori all’interno della DGSN sono stati arrestati e sottoposti a duri interrogatori da parte degli uomini di un sinistro criminale di guerra del decennio oscuro: Abdelkader Haddad, noto come Nacer El Djinn, che attualmente è il capo della Direzione Generale della Sicurezza Interna (DGSI), in assenza, per malattia, del generale Djamel Kehal Madjdoub. Dagli interrogatori è emerso che una rete di commissari, agenti di polizia e altri agenti, tra cui un giornalista di nome Noereddine Kettal, ex candidato al parlamento sotto le bandiere del movimento islamista di Abdelkader Bengrina, è stato accusato da Farid Bencheikh di spiare i generali, e in particolare quelli alla testa dei vari servizi di intelligence nonché delle loro ramificazioni esterne.

Alcuni episodi, accaduti nel 2023, hanno già dato il tono alle manovre di Farid Bencheikh contro i servizi segreti algerini, di cui gli veniva attribuita l’ambizione di indebolirli con l’obiettivo di metterli sotto il suo controllo. Si tratta principalmente della scoperta, nel maggio 2023, delle intercettazioni telefoniche di diversi generali, tra cui il capo di stato maggiore dell’esercito, Saïd Chengriha, da parte di Mobilis, l’operatore pubblico di telefonia mobile in Algeria, su ordine della presidenza algerina. Riguarda anche l’aggressione, poche settimane dopo a Parigi, di Saïd Bensedira, YouTuber, agente e portavoce designato della famiglia di Khaled Nezzar, con sede a Londra, e al quale è stato derubato il cellulare dagli uomini di Farid Bencheikh.

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Quest’ultimo ha finito per inviare un rapporto ad Abdelmadjid Tebboune, dove gli ha fornito prove concrete secondo cui i generali Djebbar M’Henna e Saïd Chengriha, direttamente o tramite i rispettivi figli Mouloud e Chafik, con sede a Parigi, complottavano contro il presidente e i suoi uomini di Mouradia.

L’arresto di Farid Bencheikk non è quindi altro che un nuovo episodio delle lotte tra clan che hanno scandito la vita caotica del sistema politico-militare algerino a partire dal decennio buio degli anni ’90 del secolo scorso e dai suoi 250.000 morti e scomparsi. Questa lotta tra clan è ancora in pieno svolgimento, come testimoniano le centinaia di alti funzionari civili e militari attualmente in prigione, per non parlare di coloro che sono stati uccisi lì sotto tortura.

Così, negli ultimi quattordici anni, tre dirigenti della DGSN hanno sofferto di queste lotte all’interno del regime algerino. Ricordiamo che il 25 febbraio 2010, il direttore generale della Sicurezza nazionale e colonnello dell’esercito, Ali Tounsi, membro del clan del generale Toufik, è stato assassinato nel suo ufficio da Chouaïb Oultache, un altro colonnello dell’esercito, capo dell’esercito ala della polizia aerea. Quest’ultimo venne infatti manipolato da due membri del clan presidenziale, vale a dire Noereddine Yazid Zerhouni (all’epoca ministro degli Interni) e Saïd Bouteflika (uomo forte di Mouradia durante la presidenza di suo fratello), che gli fecero credere che Ali Tounsi fosse lo imprigioneranno in seguito alla scoperta di un importante caso di corruzione in cui è impantanato il suddetto Oultache. In realtà, il clan presidenziale di Bouteflika voleva recuperare il posto di direttore della DGSN per collocarvi un uomo che non apparteneva alla DRS di Toufik, tanto più che Ali Tounsi era stato dichiarato dimesso nel luglio 2009 con un decreto presidenziale al quale si era rifiutato di conformarsi, sostenendo che il “I mujaheddin e gli ex combattenti dell’NLA non si dimettono mai“.

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L’assassinio di Tounsi ha finalmente permesso al clan Bouteflika di raggiungere i suoi obiettivi, nominando Abdelghani Hamel nuovo capo della DGSN, rimasto a capo della polizia per otto anni, prima di essere licenziato il 26 giugno 2018. nello scandalo del cosiddetto caso Kamel El Bouchi, relativo ai 701 chili di cocaina sequestrati nel porto di Orano, meno di un mese prima (29 maggio 2018). È stato immediatamente imprigionato dall’ex capo di stato maggiore dell’esercito, Ahmed Gaïd Salah, insieme a diversi altri generali, tra cui Lahbib Chentouf, capo della prima regione militare, Saïd Bey, capo della 2a regione militare, Abderrazak Cherif, capo della 4a regione militare. regione militare e Nouba Menad, capo della gendarmeria, per non parlare di una trentina di altri ufficiali di grado inferiore. In questa epurazione senza precedenti all’interno dell’esercito algerino, solo il generale Ahcène Tafer (un mujahid), allora capo dell’esercito, fu risparmiato dalla prigione e si ritirò, prima di essere sostituito da un certo… Saïd Chengriha, salvato dalla prigione con mandato di cattura l’ufficiale Guermit Bounouira, segretario privato di Gaïd Salah, ora in carcere e divenuto invalido in seguito alle torture subite.

Nel 2020, il maggiore generale Mohamed Mediène, detto Toufik, scarcerato in seguito alla morte di Gaïd Salah, condurrà un’epurazione incessante vendicandosi dei generali di quest’ultimo, e soprattutto dell’ex direttore della DGSN, Abdelghani Hamel, il cui pena detentiva raddoppiata (da 8 a 16 anni) per aver partecipato attivamente, insieme al generale Athmane Tartag, detto Bachir, e Saïd Bouteflika, tutti e tre ancora in carcere, allo smantellamento della DRS e all’incarcerazione dei generali Hassan e Djebbar M’Henna, tra gli altri, o la fuga di molti dei suoi principali leader, tra cui il generale Khaled Nezzar e Nacer El Djinn, che fu posto a capo dell’intelligence interna.

L’epurazione avviata dal clan Toufik, appena quattro mesi dopo la discutibile morte di Gaïd Salah, manderà in prigione alti funzionari dell’esercito, tra cui molti capi dei vari servizi di intelligence. Così, oltre alla continua detenzione di Bachir Tartag, ex coordinatore dei servizi segreti, seguiranno Bouazza Wassini (ex DGSI), Mohamed Bouzit detto Youssef (DDSE), Sid Ali Ould Zmirli (DDSE)… e più recentemente Abdelghani Rachdi (DGSI e DDSE), accusato di essere un agente degli Emirati Arabi Uniti, dove è stato per molti anni addetto militare. A questi capi dei servizi segreti bisogna aggiungere il generale Abdelhamid Ghriss, ex segretario generale del Ministero della Difesa.

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Queste epurazioni infinite e queste vendette infinite dimostrano che in Algeria non esiste uno Stato, ma bande che conducono una guerra spietata per servire interessi personali.

Resta ora da vedere perché il presidente algerino, che è anche capo supremo delle forze armate e ministro della difesa, non ha osato sanzionare questi generali che hanno complottato contro l’istituzione presidenziale, come gli ha dimostrato Farid Bencheikh.

Va detto che Abdelmadjid Tebboune, paracadutato alla presidenza dall’esercito, ha bisogno della protezione e dell’appoggio del generale Saïd Chengriha, perché è convinto che, se lascerà Mouradia il prossimo settembre, i generali Djebbar M’ Henna, Nacer El Djinn e altri Gli scagnozzi senza scrupoli del generale Toufik lo manderanno in prigione, insieme ai suoi due figli.

Da parte sua, il capo di stato maggiore dell’esercito algerino ha bisogno di un presidente debole come Tebboune, perché finché quest’ultimo sarà mantenuto alla presidenza, Chengriha avrà la garanzia di restare alla guida dell’esercito, evitando così di essere messo da parte, sinonimo di possibile regolamento di conti con altri generali…

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