Armenia e Azerbaigian iniziano la demarcazione del confine comune

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I due paesi caucasici, che hanno combattuto diverse guerre per ragioni territoriali, sono “più vicini che mai” ad un accordo di pace, secondo il presidente azerbaigiano.

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Pubblicato il 23/04/2024 13:42

Aggiornamento il 23/04/2024 13:52

Tempo di lettura: 1 minuto

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Una bandiera armena al confine tra Armenia e Azerbaigian, 27 settembre 2023. (ALAIN JOCARD/AFP)

Si tratta di un passo importante per Armenia e Azerbaigian dopo decenni di avversità e scontri per il territorio del Nagorno-Karabakh. I due paesi caucasici hanno annunciato martedì 23 aprile di aver iniziato la delimitazione della frontiera comune. Il Ministero degli Interni azerbaigiano ha spiegato che gruppi di esperti stanno portando avanti l’operazione “chiarimento delle coordinate sulla base di un rilevamento geodetico del terreno”. Lo ha confermato il suo omologo armeno “lavoro di confine” del confine, escluso “il trasferimento di qualsiasi parte del territorio sovrano dell’Armenia”.

Erevan e Baku Sono “più vicini che mai” dell’accordo di pace, da parte sua si è rallegrato il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev. I due stati chiedono regolarmente un trattato di pace che risolva queste controversie territoriali, ma i colloqui rimangono molto difficili e lenti. Anche i regolari incidenti armati ci ricordano la portata delle tensioni tra i due paesi.

Il mese scorso, il primo ministro armeno Nikol Pashinian ha accolto la richiesta dell’Azerbaigian di restituire quattro villaggi di confine sequestrati dalle forze di Yerevan durante una guerra negli anni ’90, che costrinse i residenti azeri alla fuga. La decisione ha scatenato le proteste in una regione di confine dove vivono centinaia di armeni, che temono il loro isolamento e che alcune delle loro case possano finire sotto il controllo di Baku.

La settimana scorsa le due ex repubbliche federate dell’URSS hanno annunciato l’intenzione di delimitare i propri confini sulla base di mappe risalenti all’epoca sovietica. Nikol Pashinian ha insistito sulla necessità di risolvere le controversie sui confini“evitare una nuova guerra”. Ha chiamato gli sforzi di demarcazione del confine “cambiamento significativo sul terreno”perché questi paesi rivali “ora abbiamo un confine e non più una linea di contatto, che è un segno di pace”.

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