Amy Winehouse e Bob Marley muoiono una seconda volta

Amy Winehouse e Bob Marley muoiono una seconda volta
Descriptive text here
-

La vita è così semplice a volte. Al cinema comunque. Mantieni il carino, il carino, il favorevole. Cancelli tutto il resto. Il brutto, l’oscuro e l’ambiguo. Già qualche mese fa abbiamo assistito alle piacevoli avventure del supereroe Bob Marley. Un sant’uomo che non ha mai avuto il minimo legame con le bande giamaicane e la loro violenza, né con i rastafariani più politicizzati (spesso poligami e omofobi…), troppo impegnati a cantare l’amore universale su questo pianeta blu che è la nostra casa comune. Bene allora.

Nel film Bob Marley: Un amore, «L’amore lo rende cieco, anche la religione, ed evita ogni complessità di carattere e di contesto. Quello che segue è un prodotto artificiale, più igienizzato rispetto alla stagione 12 di Star Ac”poi ha scritto il sito Esci dalla rivistamentre molto ingenuamente, la maggior parte dei grandi media (soprattutto televisivi) promuovevano, senza la minima riserva, questa bluette sul grande schermo dal leggero profumo d’erba che fa ridere. Bello, maaaa…

Precisazione importante: questo film, che avrebbe meritato di avere un titolo SpongeBob nel regno degli orsetti del cuore è stato prodotto da uno dei figli di Marley, emissario di una famiglia che ha bloccato la sceneggiatura fino all’ultima virgola.

LEGGI ANCHE: Bob Marley: con l’uscita del film “One Love”, esiste ancora una comunità reggae in Francia?

Un “film che ti fa sentire bene” su Amy

E qui si ricomincia, questa volta con la sensuale Amy Winehouse. Tranne no: solforoso, non è il caso di dirlo. Amy è un uccellino dalle ali fragili. Il suo unico dramma è questo fuoco musicale interiore che la brucia, questa passione troppo forte! Ecco come viene ritratta Ritorno al nero, che si potrebbe pensare sia stato prodotto dagli studi Disney. Il suo alcolismo giovanile, le sue dipendenze da cocaina, eroina, poi tutto quello che si può bere, sniffare e iniettarsi? Appena menzionato.

L’entourage carnivoro che la vede solo come un grosso conto in banca in gonna e gambette? Anche qui una realtà annacquata. Anche scandalosamente camuffato, visto che Mitch Winehouse, il padre del cantante morto a 27 anni (con 4,16 grammi di alcol nel sangue, una dose letale) si ritrova miracolosamente trasformato in un uomo coraggioso, generoso e altruista, mentre in verità , aveva abbandonato sua figlia… prima di tornare a svuotarle le tasche una volta arrivata la sua gloria.

Che casino! Ma aspetta, ci viene detto in cuffia che questo padre ideale sarebbe uno dei produttori di questo ” sentirsi bene, film », di cui aveva riscritto più volte la sceneggiatura, tutto a suo vantaggio?

LEGGI ANCHE: “Amy”, copia documentaria sotto anfetamine

Per inciso, qui va ringraziato Courtney Love, musicista americana e vedova di Kurt Cobain, che si è sempre rifiutata di permettere che la tumultuosa vita del leader dei Nirvana venisse portata sullo schermo come parte di un film biografico che portava il suo nome. Un film ” ispirato da “ era infatti firmato da Gus Van Sant – Gli ultimi giorni, nel 2005 – ma non si trattava in alcun modo di un film biografico ufficiale. E da allora Courtney Love ha scoraggiato tutti i candidati. Grazie per i nostri occhi, le nostre orecchie e i nostri ricordi.

E, chiariamolo ancora una volta, per gli appassionati di questi due grandi musicisti che ancora non lo sanno, la felicità sta altrove: dalla parte del lavoro documentaristico, con Marley di Kevin MacDonald pubblicato nel 2012 e con Amyla straordinaria, colorata storia girata da Asif Kapadia nel 2015 (un documentario che il padre di Winehouse, nella vita reale, ha cercato di vietare…) Molto più potente del cinema, almeno per affrontare queste due storie complesse: le diverse prospettive sull’argomento questa cosa preziosa chiamata… realtà.

-

PREV In famiglia su Netflix: la tenera amicizia tra una bambina e un lupo – Cinema News
NEXT “Fall Guy”, la commedia attuale