“Rifiutando di mettersi in discussione, il mondo culturale lascia che la RN svolga il suo discorso sullo spreco dei sussidi”

“Rifiutando di mettersi in discussione, il mondo culturale lascia che la RN svolga il suo discorso sullo spreco dei sussidi”
“Rifiutando di mettersi in discussione, il mondo culturale lascia che la RN svolga il suo discorso sullo spreco dei sussidi”
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QQuando gli eletti del Raggruppamento Nazionale (RN), nelle città o nelle regioni, spiegano perché non voteranno a favore di un sussidio per un film, un dipinto o un festival, escono con lo stesso ritornello: i soldi distribuiti non prendono mai conto del gusto dei francesi, in particolare di quel 30% circa di persone che li vota.

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Per essere chiari, questi funzionari eletti usano raramente l’espressione “denaro pubblico”, che è troppo astratto, e molto “denaro dei contribuenti”. Ognuno ha la sua opinione su come la Marina Militare pone il problema. Vediamo invece, da quando è stato creato il Ministero della Cultura, sessantacinque anni fa, come si stabilisce il legame tra il sussidio a un luogo o a un’opera, e la loro popolarità.

L’argomento è stato sollevato raramente, non tanto perché considerato populista. Nessuno ci pensa a causa di un miracoloso consenso culturale che esiste da decenni tra sinistra e destra. Un consenso volto a sviluppare l’offerta, soprattutto nelle grandi città, nella speranza che tutto il pubblico segua. Malraux lanciò il movimento, Lang lo amplificò, altri lo continuarono. La bussola estetica comune si chiama “eccellenza”, un modo per bandire l’intrattenimento. L’amministrazione, ricca di esperti e di commissioni, vigila, molto più dei ministri dalla vita limitata.

Il riequilibrio iniziò nel 1983

Ma ora la domanda del pubblico si pone in tempi febbrili. In questo momento, ad esempio. O durante la crisi dei “gilet gialli”, una popolazione che, appunto, viene reclutata al di fuori del consenso sinistra-destra, fuori dalle città, fuori dalla cultura sovvenzionata. Non lontano dall’elettorato della RN.

Da lì l’offensiva culturale del partito di estrema destra si è svolta su più fronti. Il primo è geografico. È il più rilevante. I residenti delle grandi città hanno diritto a un’offerta culturale molto più ricca che altrove, dove gli elettori della RN vengono reclutati in massa. Più della metà del denaro del Ministero non lascia l’Ile-de-France. I residenti dell’Ile-de-France ricevono ogni anno 139 euro culturali contro i 15 euro dei residenti nel resto del paese. Nel 2019, L’Espresso Parli di uno scandalo.

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Jack Lang iniziò un riequilibrio a partire dal 1983 con la creazione o il rinnovamento di numerosi siti culturali nella regione, fino a quando l’inaugurazione, a Parigi, della Biblioteca Nazionale di Francia, nel 1995, arrivò a mettere nuovamente in discussione l’argomento. Uscirne non è facile e, inoltre, la questione non è specifica della Francia. Nel Regno Unito, l’Art Council sta cercando di ridistribuire i soldi alle regioni, provocando una rivolta tra i londinesi amanti della cultura.

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