La recensione di Fabrice Andrivon: “Marcello Mio”, un film con del potenziale che si lascia sfuggire le sue ricchezze

La recensione di Fabrice Andrivon: “Marcello Mio”, un film con del potenziale che si lascia sfuggire le sue ricchezze
La recensione di Fabrice Andrivon: “Marcello Mio”, un film con del potenziale che si lascia sfuggire le sue ricchezze
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Questo film viene proiettato questa settimana a Mende e Langogne.

Nonostante tutta la nostra buona volontà, è difficile amare Marcello Mio, a cui manca decisamente la sua buona idea. La buona idea in questione è quella di realizzare una sorta di mockumentary che metta in discussione la nozione di eredità: cosa resta di un uomo nella memoria di sua figlia, della sua ex moglie, delle persone che lo hanno affiancato? Cosa resta di un attore nella memoria dello spettatore?

Riflessione interessante, che Honoré trasforma in un gioco leggero, in una commedia bonaria: Chiara, sua figlia, nel pieno di una crisi esistenziale, decide che d’ora in poi sarà Marcello Mastroianni. L’occasione per il film di ritornare, in stile caccia al tesoro, alla carriera dell’attore Marcello Mio, ricca di piccoli cenni, più o meno sottili, ai grandi film dell’uomo.

Un film convenzionale senza fantasia

Nei primi rulli, il tono, molto gentile, divertente senza essere comico, funziona bene, anche se siamo sconvolti dalla recitazione degli attori (Deneuve o Biolay, in particolare). Ma a poco a poco Honoré perde di vista il soggetto e comincia a vagare di scena in scena senza avere più niente da dire.

L’ombra di Marcello si allontana sempre più in questa serie di scene spettrali, che non raccontano nulla dell’attore o di sua figlia, ma si accontentano di allineare motivi convenzionali o aneddoti poco interessanti. C’è qualcosa di doloroso nel sentire che Honoré vuole assolutamente far parte di questa famiglia e difendere questi poveri figli delle stelle.

Tutto ciò che riesce a realizzare è un film molto convenzionale, privato di ogni fantasia o fantasticheria, di ogni magia nonostante il suo frenetico desiderio di fare nel “meraviglioso.”

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