Il problema del debito, una costante del dibattito elettorale, ha assunto quest’anno una nuova dimensione in un contesto geopolitico molto travagliato. Il debito della Francia è certamente molto elevato rispetto ai criteri di Maastricht, ma è chiaro che questo debito ha avuto una contropartita positiva che oggi sta scoppiando. È infatti grazie al suo debito che la Francia ha potuto investire e acquisire un’indipendenza quasi totale in termini di produzione di energia elettrica con la sua rete di centrali nucleari, sviluppare capacità di difesa – in particolare nucleare – uniche in Europa, mantenere un sistema di trasporti ferroviari senza equivalenti altrove e raggiungere un elevato livello di protezione ambientale. Va notato a questo proposito l’esistenza di un vincolo storico, ovvero l’impossibilità virtuale per lo Stato francese di controllare alcune spese a causa delle minacce all’ordine pubblico esercitate da organizzazioni che sono riuscite a infiltrarsi in settori vitali dell’economia, come il trasporto ferroviario, trasporto aereo o marittimo.
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La necessità di finanziamenti riguarda tutti i membri dell’Unione Europea
Ma più in generale, la guerra in Ucraina è stata il grande rivelatore delle debolezze della maggior parte degli altri paesi europei proprio nei settori in cui la Francia aveva investito molto. I nostri partner hanno gradualmente preso coscienza dei loro ritardi e del loro immenso bisogno di investimenti, soprattutto in Germania, il che significa debito inevitabile. L’Europa avrebbe potuto allinearsi agli Stati Uniti e accettare un livello di debito del 120% e un deficit dell’8%. Hanno prevalso la saggezza e l’urgenza delle misure da adottare e l’aggiornamento dei criteri di Maastricht è stato prudentemente rinviato. Il momento non è più quello del dibattito ma dell’azione urgente.
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Dovrebbe quindi essere messo in atto un nuovo prestito da parte dell’Unione Europea, come il prestito di 750 miliardi di euro deciso nel luglio 2020 nel contesto della crisi Covid, ma con un importo molto più elevato. Si porrà poi la definizione di nuove entrate fiscali a livello europeo, al fine di garantirne il rimborso. Possiamo immaginare che la riluttanza tedesca sarà ancora più debole in quanto la Germania non ha più scelta e, inoltre, questa soluzione le consentirà di non contravvenire alle disposizioni del famoso “Schuldenbremse” – il freno all’indebitamento – sancito dalla sua Costituzione. A questo nuovo prestito dell’Unione Europea si aggiungerà la ripresa del programma di riacquisto di obbligazioni da parte della BCE non appena il livello dell’inflazione lo consentirà.
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La sussidiarietà non è una perdita di sovranità
Le prossime misure europee contribuiranno sicuramente a sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto in Francia, sull’importanza del concetto di sussidiarietà. I francesi capiranno che l’Europa non è lì per sostituire la sovranità degli Stati, ma per fare effettivamente ciò che gli Stati da soli non possono garantire. L’euro è stata la prima espressione di questa realtà e ora sarà più facile far comprendere a tutti i paesi europei l’importanza dell’Unione finanziaria verso la quale dobbiamo muoverci.