Come funziona l’indottrinamento? Questa è la domanda posta da Rabiail primo lungometraggio di Mareike Engelhardt in cui Megan Northam interpreta il ruolo di Jessica, una giovane donna francese partita per la Siria per sposarsi e partecipare attivamente all’azione di Daesh. Lì incontra Madame, la crudele amministratrice di un madafa, questi ospizi per donne dove si ritrovano parcheggiati i nuovi arrivati.
Dal 2014, si stima che 500 donne francesi in particolare abbiano scelto questa strada… Ma sapevano davvero cosa le aspettava? Perché hanno rinunciato a tutto: famiglia, studi, ecc.? – diventare la moglie di un combattente Daesh? Ogni portata è ovviamente particolare, ma con Rabia, Mareike Engelhardlt cerca di dare un volto ad alcune di queste donne.
Nella privacy del processo di indottrinamento
Rabia non è un film da giudicare, ma da cercare di capire, come spiega la regista Mareike Engelhardt: “Intorno al 2014-2015 osservavo questi giovani che partivano per la Siria e mi interrogavo sui motivi di queste partenze, ma anche sui meccanismi del loro reclutamento. Allora ho capito che chi li indottrinava utilizzava emozioni a prima vista molto belle, come il desiderio di appartenere ad una famiglia, il desiderio di creare un mondo migliore, per volgerle infine a proprio vantaggio. Andando più a fondo, ci rendiamo conto che la religione – nonostante fosse la prima ragione addotta – si è rivelata più un pretesto che una vera motivazione per queste partenze. Quindi per me è stato importante lavorare lì, nell’intimo, perché penso che la radicalizzazione avvenga nell’intimo, spesso in risposta a un difetto psicologico.“
Violenza praticamente invisibile ma onnipresente
Sebbene lo affronti direttamente nel suo film, Mareike Engelhardt sceglie di suggerire la violenza piuttosto che esplicitarla:
“Mostrare la violenza frontalmente non mi ha mai interessato, né come spettatore né come regista. Penso che sia anche molto complicato, che a volte lo facciamo troppo. E soprattutto per questo progetto, tutti abbiamo in testa le immagini, i video. Tutti abbiamo visto le immagini della città, i video. Quindi ho preferito lavorare off-camera, in particolare con il sonoro, per rendere questa violenza onnipresente ma lasciando il film guardabile, un po’ come The Zone of Interest (2023) di Jonathan Glazer.“
Ma, sullo schermo, questa violenza è ancora espressa attraverso il volto di Rabia, interpretata da Megan Northam, sempre più chiuso e duro man mano che la storia avanza:
“Fare l’evoluzione concreta di un personaggio è stato molto interessante. Rabia era un ruolo molto fisico. Nonostante la sua partenza, rimane ancora nella lotta contro un po’ tutto, con un lato militante che si intuisce all’inizio del film e che fa parte di me fin da quando ero piccola. Lo vediamo anche quando si ritrova sola: Rabia finisce per entrare in guerra con se stessa, con Madame, e cerca di rovesciare tutti i poteri.“