Un’esplorazione della luce

Un’esplorazione della luce
Un’esplorazione della luce
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Camera oscura. È lo strumento che Vera Lutter usato per catturare la realtà. E coglie anche il tempo dilatato che impiega la realtà a imprimersi sulla carta fotosensibile. Una fotografia immensa e lenta, che non si interessa né del momento decisivo né delle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Ritorna alle sue radici, un’esplorazione della luce che produce immagini spettacolari.

SPETTACOLARE. Un’esplorazione della luce dell’artista tedesca Vera Lutter è in mostra alla Fondazione MAST di Bologna fino al 6 gennaio 2025 e riunisce per la prima volta un’ampia selezione delle sue fotografie, dagli anni Novanta a oggi. Provengono da musei e collezioni private e sono accompagnati da un’installazione e da materiali inediti che documentano il processo creativo del fotografo.

Le gallerie fotografiche del MAST presentano 20 opere di grande formato, pezzi unici; si tratta di immagini di grandi dimensioni, spesso ottenute componendo la carta fotosensibile più grande in commercio. Sicuramente hanno un impatto sullo spettatore, che in essi si ritrova immerso. Con la sensazione di trovarsi in camera oscura, come spesso accade a Lutter: controllando e osservando, si pone al centro della macchina mentre l’immagine si forma.

Lutter utilizza e crea virtualmente per ogni immagine una camera oscura, quella più adatta a catturare il soggetto. Si va da una stanza opportunamente oscurata (il principio base resta sempre la macchina stenopeica), come quella in cui ha vissuto a New York e da cui ha scattato la sua prima immagine, a contenitori adatti a questo uso (a volte anche sospesi, come quello da cui ha tratto la fotografia del radiotelescopio di Effelsberg).

Il suo lavoro ricorda agli osservatori le prime fotografie e le “trappole per topi” di Fox Talbot, le piccole stanze buie che lasciava qua e là e da cui ricavava i suoi negativi. Lutter, a differenza di Talbot, non cerca di ottenere un negativo (comunque unico) da cui ricavare infinite copie, ma cristallizza in questa fase il processo. La sua immagine (negativa) è il suo positivo. In un’unica copia.

Secondo il curatore Francesco Zanot, “Per Vera Lutter la fotografia dalla finestra è decisiva, così come lo è stata per molti fotografi fin dagli albori di questo mezzo, a cominciare dal punto di vista del Gras di Niépce e del Boulevard du Temple de Daguerre. Il mondo esterno entra attraverso il foro stenopeico e nella stanza, trasformando la superficie della carta in una testimonianza tangibile di questo passaggio. È una fotografia, una scultura e la registrazione di un fenomeno (tecnico e scientifico), nonché dell’esperienza (fisica ed emotiva) del fotografo. Tutto questo insieme, compresso in un unico oggetto. »

La mostra alla Fondazione MAST si concentra sui temi dell’industria, del lavoro e delle infrastrutture che supportano la circolazione delle merci e delle persone. I soggetti delle immagini di Vera Lutter sono edifici, oggetti industriali e macchine. Sembrano tutti senza tempo e monumentali, come le macchine fotografiche che usa per documentarli. Tra questi figurano la Battersea Power Station di Londra, il più grande edificio in mattoni d’Europa, lo Zeppelin, la più grande macchina volante mai costruita, e il radiotelescopio Effelsberg, con un diametro record di 100 metri.

“Anche le opere di Vera Lutter sono di scala monumentale; soddisfano gli standard del settore (utilizza la più grande carta fotosensibile prefabbricata disponibile), ma sfidano anche tali standard (poiché utilizza anche una combinazione di diversi fogli per creare polittici che sono il risultato di una lotta contro i limiti imposti)”, aggiunge Francesco Zanot.

Per creare immagini, le camere oscure “lavorano” con scale temporali diverse a seconda del soggetto, che vanno da pochi minuti a giorni o addirittura mesi. Questo è ciò che rivelano i titoli delle opere di Lutter. Durante questo tempo l’autrice diventa parte integrante dell’opera (lei “è” nella camera oscura, anche se non è registrata sulla carta sensibilizzata). Può anche succedere che il soggetto si muova, come è successo con lo Zeppelin, che ha lasciato una traccia spettrale della sua presenza e assenza nella stessa fotografia.

Poiché uno degli obiettivi della Fondazione MAST è quello di far conoscere a tutti la fotografia e i suoi valori, e poiché molti visitatori sono quantomeno incuriositi dall’inversione dei toni del bianco e nero, all’uscita della mostra è allestita una vera e propria camera oscura, abbastanza grande per entrare e scoprire la magia dell’immagine che si forma (capovolta, ovviamente).

La mostra è accompagnata da un catalogo edito dalla Fondazione MAST.

Una nota: l’Emilia-Romagna è probabilmente la regione italiana con il maggior numero di camere oscure (a misura di stanza) nel suo territorio. Per vederli dal vivo (e dall’interno), oltre a quello della Fondazione MAST, potete visitare il Planetario e Osservatorio di San Giovanni in Persiceto, a pochi chilometri da Bologna, e la Rocca di Fontanellato, nel parmense. dove una “camera ottica” permette di vedere cosa accade nella piazza antistante.

Paola Sammartano

Vera Lutter. SPETTACOLARE. Un’esplorazione della luce
11 ottobre 2024 – 6 gennaio 2025
Fondazione MAST,
via Speranza, 42
40133 Bologna, Italia
https://www.mast.org

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