Art Basel Paris 2024: saggia come un quadro, costosa come un diamante

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Veduta dall’alto del piano terra di Art Basel Paris 2024, Grand Palais, Parigi, 2024 © Connaissance des Arts / Agathe Hakoun

Installate su due livelli, le 194 gallerie beneficiano della luce ambientale della navata e delle gallerie superiori del Grand Palais. La concentrazione di commercianti americani e tedeschi è impressionante. Da Matthew Marks a Nahmad Contemporary, tutti hanno portato merce di ottima qualità ma dai contenuti sapienti, senza provocazioni né eccessi. Tutti i grandi marchi internazionali che hanno creato una sede a Parigi (Michael Werner, Gagosian, Marian Goodman, Skarstedt, Pace, White Cube, Hauser und Wirth, David Zwirner, ecc.) sono presenti nel cuore della fiera. I prezzi sono all’altezza.

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Prima contemporanea

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Great American Nude #73 (1965) di Tom Wesselmann, presentato allo stand della galleria Van de Weghe, Art Basel Paris 2024, Grand Palais, Parigi, 2024 © Connaissance des Arts / Guy Boyer

A differenza degli anni 2000 della FIAC al Grand Palais, dove opere storiche si mescolavano negli stand della galleria con creazioni fresche, oggi sono relegate nella parte posteriore della navata. Così le prime gallerie affacciate sull’ingresso offrono i valori sicuri di oggi. In prima fila Gerhard Richter, Tomas Saraceno e Marlene Dumas. Troviamo anche gli artisti evidenziati nelle mostre museali, dai surrealisti come André Masson, Yves Tanguy e Salvador Dali (anche al Centre Pompidou) a Tom Wesselmann (Fondazione Louis Vuitton) e Hans Josephson (Museo d’Arte Moderna di Parigi).

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Sempre ceramica

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Everything Must Go Vases (2024) di Ann Agee, presentato allo stand PPOW, Art Basel Paris 2024, Grand Palais, Parigi, 2024 © Connaissance des Arts / Anne-Sophie Lesage-Münch

Se quest’anno gli arazzi sono scomparsi, la ceramica resta onnipresente. Le creazioni in terracotta abbondano, dalla galleria Kurimanzutto a PPOW. È stato in quest’ultima che abbiamo scoperto l’installazione Everything Must Go Vases di Ann Agee. Visto nel 1994 nella mostra “Bad Girls” allestita da Marcia Tucker al New Museum, questo artista americano gioca sui labili confini tra kitsch e forme tradizionali. Qui propone vasi a forma di S, diagonali o contrapposti, che espone su un tessuto giallo nel suo stile.

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Sorprese ovunque

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herumliegen 5.4.24 (2024) di Miriam Cahn, presentato allo stand della galleria Jocelyn Wolff, Art Basel Paris 2024, Grand Palais, Parigi, 2024 © Connaissance des Arts / Guy Boyer

Sugli spalti le sorprese si accumulano. Primo impatto entrando in Matthew Marks con un De Kooning appartenuto a Ellsworth Kelly. Poi, un enorme acrilico su Kiegecell, una plastica cellulare, di Jean Dubuffet a Gladstone. Poi un’imponente scultura in alabastro di Anish Kapoor, che ricorda una Chillida, e l’immensa colonna di sedie impilate di Alicja Kwade a Mennour. Pochi passi più avanti, due graziose teste blu cucite a mano da Louise Bourgeois presso Xavier Hufkens e un profilo in bronzo di Mark Manders. Senza dimenticare Miriam Cahn e Francisco Troppa da Jocelyn Wolff.

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Alcune scene bellissime

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Sommeil Mielle (2024) ed Heroine ispirate alla fantasia di Saartjie Bartmann in Paris 1 (2023) di Tschabalala Self, presentati nello stand della galleria Eva Presenhuber, Art Basel Paris 2024, Grand Palais, Parigi, 2024 © Connaissance des Arts / Guy Boyer

Pochissimi spettacoli personali punteggiano i corridoi. Largo alle mostre multi-artista che consentono alle gallerie di attrarre tutte le categorie di collezionisti. Tra gli ottimi tentativi di allestimento, i disegni di Annette Messager posizionati sulla carta da parati dell’utero (Marian Goodman) o l’evocazione della carriera del mercante Wilhelm Uhde (Dina Vierny). Rispondendo a criteri sia monografici che spettacolari, la galleria Eva Presenhuber si impone con le tele squadrate e colorate di Tschabalala Self, artista afroamericano, che dialogano con la scultura di un’eroina ispirata a Saartjie Bartmann a Parigi.

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Marabout dietro il cancello (1970) di Gilles Aillau, presentato allo stand della galleria Loevenbruck, Art Basel Paris 2024, Grand Palais, Parigi, 2024 © Connaissance des Arts / Guy Boyer

Come non ripetere la gioia nel ritrovare il Grand Palais chiuso per lavori fino alla fine dei Giochi Olimpici. Come simpatico affronto, la galleria Loevenbruck ha trovato un dipinto di Gilles Aillaud (celebrato l’anno scorso al Centre Pompidou) che mostra un marabout in uno zoo. Sotto il balcone metallico del Grand Palais, dipinto di verde, quest’opera sembra mettere in ombra l’arredamento che la ripara. Dietro i suoi cancelli verdi, l’uccello guarda il visitatore con occhi divertiti e deve prendersi gioco di tutta la gente che si accalca lì per trovare l’ultima novità. Sorprendente!

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