Salvato dall’oblio, un dipinto eccezionale di Raffaello finalmente rivelato al pubblico nella basilica di Saint-Maximin

Salvato dall’oblio, un dipinto eccezionale di Raffaello finalmente rivelato al pubblico nella basilica di Saint-Maximin
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Un uomo, non molto alto, avanza verso l’altare maggiore in mezzo alla curiosa siepe formata dai pochissimi privilegiati che assisteranno a questo momento. Tiene a distanza di un braccio una scatola piatta di pino, il legno comune usato per i pallet. È stato quando, venerdì, ha tirato fuori un pannello di pioppo dipinto di 46 centimetri per 33 centimetri – meno di un foglio di carta A3 – per inserirlo in una cornice decorata che la situazione ha assunto tutto il suo significato.

In mezzo al gigantismo barocco del coro della basilica Sainte Marie-Madeleine di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume nel Var, coronato da un fragoroso ornamento (diciamo “una gloria”) in legno dorato, il piccolo la pittura sembra occupare completamente all’improvviso tutto lo spazio.

Un dipinto vivente

Un po’ perché tutti stavano in silenzio ad osservarlo. Perché avere davanti a sé, quasi per sé, un’opera di Raffaello, l’immenso genio del Rinascimento, è come entrare nella Storia. Egli si distingue dalla giovane donna nel chiaroscuro del dipinto, con la gola nuda, le mani incrociate come la Gioconda, le labbra impassibili, le guance leggermente rosee e lo sguardo rivolto verso l’angolo inferiore destro del dipinto , attraverso timidezza o indifferenza, qualcosa allo stesso tempo sofisticato, familiare, sensuale e modesto. In ogni caso, perfettamente vivo.

Salvata recentemente dall’oblio, questa Santa Maria Maddalena autenticata come di mano di Raffaello è esposta da oggi e per un mese nella sagrestia dell’omonima basilica. Un evento che coincide con l’inaugurazione, questo pomeriggio, del coro dell’edificio gotico che custodisce le reliquie della santa (il suo teschio) dopo un lungo e meticoloso restauro finanziato per 1,8 milioni di euro da Stato, Regione, Comune e privati. La cerimonia alla quale parteciperanno le autorità civili e religiose della regione è aperta al pubblico. “Sarà molto commoventeprevede Françoise Sur, presidente degli Amici della Basilica, tante persone si sono mobilitate.

“Ricerca del divino”

In movimento“, questo è anche il termine scelto da N. (vuole restare anonima), una delle proprietarie del dipinto in cui dice di discernere”una ricerca della bellezza divina e ideale“.”Sentiamo l’anima di Maria Maddalena, abbiamo l’impressione che esca dal dipinto“, confida questa energica bionda platinata, in tailleur pantalone blu elettrico e sneakers bianche di Karl Lagerfeld, ammirando questo splendore direttamente dal Rinascimento e dal sfumato, questa tecnica di velatura liscia e trasparente, con la quale Raffaello ricoprì la sua Maria Maddalena. Ci sono voluti un po’ di estro e molta conoscenza a N. e ad un pugno di amici quando, nel 2023, acquistarono per 30.000 sterline (35.000 euro) da una galleria londinese, questo ritratto attribuito a un allievo di Leonardo da Vinci dopo aver visto un foto su internet.

Innumerevoli analisi, inclusa la visualizzazione tramite luce infrarossa degli strati di carbonio nascosti dai pigmenti pittorici, hanno poi permesso di confermare che Raffaello Sanzio (1483-1520), detto Raffaello, ne è effettivamente l’autore. Il dipinto porta così i segni caratteristici del processo creativo del Maestro: l’utilizzo del metodo dell’aspersione che consiste nel trasferire un disegno preparatorio sul supporto della composizione pittorica e numerosi “pentimento“(rettifiche) dal disegno all’opera finale. Un ulteriore miracolo, l’opera era praticamente intatta: “Sporco, ovviamente, ma in ottime condizioni generali. Potremmo intuire questo miscuglio di forza e dolcezza“, assicura N.

“Seguiamo le sue tracce”

Prima di essere autenticato da Analisa Di Mari, membro del gruppo di esperti UNESCO a Firenze, in Italia, è stato anche necessario provare a ripercorrerne il percorso fino alla sua ricomparsa l’anno scorso. Un compito affidato a Stefano Fortunati, esperto fiorentino. Ieri, appena sbarcato a Saint-Maximin, ha provato a spiegare, destreggiandosi tra francese e italiano, come il dipinto fosse stato probabilmente dipinto da Raffaello intorno al 1505, all’epoca del suo incontro con Leonardo a Firenze, prendendo come modella Chiara Fancelli, la moglie del Perugino, maestro del pittore. “Ne seguiamo le tracce attraverso atti notarili, proprietà di ricchi mercanti o famiglie nobili fino al 1631, anno in cui se ne perdono le tracce“, dice l’esperto.

Regalo

Credenti e desiderosi di far conoscere al pubblico la loro scoperta, i suoi proprietari decisero di prestarla alla basilica di Sainte Marie-Madeleine. “La Chiesa ha bisogno di aiuto. Se porta visitatori, tanto meglio. È un dono condiviso“, ha detto N.. Una proposta che non ha ovviamente rifiutato padre Florian Racine, rettore della basilica, che ha insistito affinché l’inizio della sua mostra coincidesse con la presentazione ufficiale del coro restaurato. Lui stesso, scoprendolo ieri per il la prima volta il dipinto aveva una sola parola: “Gioia“.

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