La Corte Suprema americana mette in dubbio il potere sanzionatorio del poliziotto del mercato azionario

La Corte Suprema americana mette in dubbio il potere sanzionatorio del poliziotto del mercato azionario
La Corte Suprema americana mette in dubbio il potere sanzionatorio del poliziotto del mercato azionario
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Giovedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha messo in dubbio la capacità dell’organismo di vigilanza dei mercati finanziari americani, la SEC, di sanzionare individui o società tramite i propri giudici amministrativi anziché passare attraverso la giustizia civile ordinaria. Si tratta di una grave battuta d’arresto per la SEC, che probabilmente avrà effetti su tutte le agenzie governative e sui loro contenziosi.

Molti funzionari eletti repubblicani vogliono limitare l’autorità di questi enti e organizzazioni pubbliche, ritenendo che stiano oltrepassando le loro prerogative, invadendo quelle del Congresso. Il caso deciso dalla più alta corte del Paese riguarda il finanziere George Jarkesy, perseguito dalla SEC (Securities and Exchange Commission) per aver mentito agli investitori sul valore di due fondi e sulla sua strategia di investimento.

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“Senza limiti”

L’autorità di regolamentazione del mercato azionario, come autorizzato dalla legge, aveva affidato il fascicolo a un giudice amministrativo incaricato solo di esaminare i casi presentatigli dalla SEC. Il magistrato ha condannato George Jarkesy a 300.000 dollari di multa e a restituirne 685.000 “guadagni illeciti”. Il finanziere ha quindi impugnato la sentenza avanti al giudice civile. Una corte d’appello federale fu d’accordo con lui e annullò la decisione del processo.

I giudici d’appello hanno stabilito che la sentenza viola il settimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce alle parti in causa il diritto a un processo davanti a una giuria composta da loro pari nelle cause civili che comportano un risarcimento minimo. I magistrati hanno respinto la cosiddetta giurisprudenza dell’ “diritti pubblici”istituito fin dal XIX secolo e che consente agli enti pubblici di affidarsi alla giustizia amministrativa per i casi che si oppongono allo Stato nei confronti di un individuo o di un’organizzazione.

La Corte Suprema, investita dal governo, ha ripreso questo argomento nella sua decisione resa giovedì, con sei voti contro tre, quelle dei giudici conservatori contro i progressisti, ritenendo che questo caso non rientrasse nell’ambito dei fatti che potrebbero essere trattata dai giudici amministrativi. “L’autorità che il governo vuole avere in questa materia non ha limiti”, ha scritto il presidente della Corte, John Roberts, a nome dei sei giudici che hanno scelto di convalidare la decisione emessa in appello. Riaffermando il principio del diritto ad un processo davanti ad una giuria, la Corte ritiene “non privare la SEC di ricorso o potere”. “L’agenzia può perseguire George Jarkesy come ha sempre fatto” nel passato, cioè “davanti a un giudice, alla presenza di una giuria”secondo la sentenza.

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