Gira e soffri – Il Corriere

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Sono fuori e te lo fanno sapere. “Loro”, perché sono quasi esclusivamente maschi. Pieni di testosterone, con i piedi per terra, sono troppo orgogliosi per sfoggiare il loro grosso motore e per liberare la potenza che hanno sotto il cofano con un colpo di gas. Ciò è particolarmente vero nel mese di giugno, quando l’estate vede fiorire i terrazzi e la vita si svolge all’aperto. Diventa imperativo, a quanto pare, sfilare nelle piazze e nelle strade trafficate, dove saremo visti e ascoltati.

Perché il motore a combustione interna non è mai stato così all’altezza del suo nome. È diventata una moda: accelerare all’improvviso e andare a tutta velocità… fino al prossimo semaforo. Fai ruggire il tuo motore e fai esplodere i tuoi gas di scarico, senza riguardo per gli altri. Scooter potenti e altre grandi moto, non parliamone. I produttori chiaramente non si sono concentrati su veicoli adatti alla città. È stato a lungo un enigma il fatto che le auto da corsa siano progettate per raggiungere velocità illegali. Ma ci interroghiamo più che mai sul lassismo dei poteri pubblici di fronte ai pazzi dell’acceleratore.

L’influenza del traffico motorizzato individuale sui nostri spazi collettivi è di per sé un’aberrazione, purtroppo difesa con le unghie e con i denti dalla lobby dell’automobile. I comportamenti violenti, in termini di rumore e velocità, godono di un’impunità incomprensibile. Non si avverte l’inizio di una volontà politica in termini di installazione di radar urbani, controlli su larga scala nei quartieri sottoposti al rodeo, sanzioni dissuasive capaci di scoraggiare gli automobilisti dal nuocere alla convivenza. Con le giornate soleggiate, giorno e notte, in quartieri sempre più densamente popolati, siamo condannati a soffrire in silenzio?

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