Gli stati dell’UE concordano norme più severe per i prodotti “verdi”.

Gli stati dell’UE concordano norme più severe per i prodotti “verdi”.
Gli stati dell’UE concordano norme più severe per i prodotti “verdi”.
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False affermazioni ambientaliste, etichette fantasiose, rapporti climatici dubbi: lunedì gli stati dell’UE hanno concordato un testo che vieta greenwashing etichette e pubblicità, attraverso una verifica sistematica, compresa la compensazione delle emissioni di carbonio.

Verso la trasparenza ambientale

Sotto l’egida dell’Ungheria, che a luglio assumerà la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, i Ventisette dovranno ora avviare un dialogo con il Parlamento europeo per finalizzare la legislazione. Gli eurodeputati hanno votato la propria posizione a metà marzo.

Alla fine di febbraio l’UE ha già adottato un testo che vieta le cosiddette dichiarazioni ambientali “generici”ritenuto fuorviante (“prodotto verde”, “100% naturale”…). Il progetto legislativo su cui hanno votato lunedì i ministri europei dell’Ambiente, riuniti a Lussemburgo, mira a essere più ambizioso eliminando tutte le affermazioni ambientali non supportate da basi fattuali.

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Maglietta o confezione “fatto con plastica riciclata”, “Consegna a CO2 neutrale”, “biodegradabile”, protezione solare rispettosa dell’oceano…queste formule destinate ad attrarre il consumatore eco-responsabile devono essere preventivamente verificate, con “criteri chiari” inquadrati in termini di riciclabilità, sostenibilità, ecc.

Combattere il greenwashing

Il testo prevede che le affermazioni ecologiche debbano essere giustificate da dati recenti e scientificamente riconosciuti, identificando tutti gli impatti. I sistemi di certificazione ambientale, soggetti agli stessi criteri, dovrebbero essere trasparenti e regolarmente rivisti“Ecolabel” funzionario designato dall’UE sarebbe esentato.

Infine, le aziende dovrebbero verificare la validità delle accuse “revisori indipendenti” accreditato, pena sanzioni.

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Gli Stati sostengono l’introduzione di a “procedura semplificata” per alcuni tipi di accuse e chiedere che le microimprese, anch’esse coperte, abbiano altri 8 mesi per conformarsi alle nuove regole, si legge in un comunicato stampa del Consiglio dell’UE.

“Sono state aggiunte diverse misure di sostegno per aiutare le PMI durante tutta la procedura”con linee guida, formazione e anche sostegno finanziario, in particolare al fine di “ridurre gli oneri amministrativi per gli agricoltori”lui continua.

Maggiore verifica delle etichette

Gli Stati desiderano poter esentare i sistemi di etichettatura verde già esistenti a livello nazionale o regionale dagli obblighi di verifica da parte di terzi “a condizione che rispettino gli standard UE”e non escludono la possibilità di creare nuove etichette.

Il testo attacca anche la compensazione delle emissioni di carbonio, che spesso equivale a piantare alberi o riacquistare crediti di CO2, pratiche considerate inefficaci rispetto alla riduzione diretta delle emissioni. Gli Stati prevedono di richiedere alle aziende che li utilizzano di dettagliare questi crediti di carbonio e le emissioni totali così compensate.

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Su 150 dichiarazioni verdi (imballaggi, pubblicità) esaminate da Bruxelles nel 2020, il 53% conteneva “informazioni ambigue, fuorvianti o infondate” : tessile, cosmetica, elettrodomestici… nessun settore è stato risparmiato. E la metà dei circa 230 “etichette ecologiche” Agli europei sono state concesse verifiche “debole o inesistente”.

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