3.000 nuovi denuncianti in Francia e interrogazioni in Belgio

3.000 nuovi denuncianti in Francia e interrogazioni in Belgio
3.000 nuovi denuncianti in Francia e interrogazioni in Belgio
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Cinque anni dopo le prime rivelazioni, si apre un nuovo capitolo nel già denso caso del gestore patrimoniale francese H2O, in cui diverse migliaia di risparmiatori francesi cercano di recuperare parte dei loro investimenti, bloccati dal 2020 in fondi “ring-fenced” dopo essere stati investito in asset rischiosi.

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Durante l’udienza prevista per martedì 28 maggio davanti al Tribunale commerciale di Parigi, circa 3.000 privati, consulenti di gestione patrimoniale e investitori istituzionali si uniranno al collettivo di titolari che ne riunisce già 6.000.

Questo collettivo ha citato in giudizio nel dicembre 2023 diverse società della galassia H2O, la loro ex società madre Natixis Investment Managers (ha ridotto la sua partecipazione dal 50,01% al 23,4% nel 2022), ma anche il revisore dei conti KPMG e la società di servizi agli investitori Caceis.

Di una gravità senza precedenti

Con questi rinforzi la stima del collettivo dei danni complessivi interessati dalla procedura aumenterà da 717 milioni a quasi 1 miliardo di euro. Afferma che H2O descrive come“irrealistico”.

La società, che prosegue la sua attività e impiega 60 persone in cinque sedi, ha effettuato due rimborsi parziali di beni vincolati dall’inizio del 2023, per un totale di 226 milioni di euro.

In questo caso, H2O è già stata presa di mira da sanzioni di una gravità senza precedenti imposte dall’Autorità dei Mercati Finanziari (AMF) nel dicembre 2022: 93 milioni di euro di multe in totale per H2O AM Europe, una delle società del gruppo, e le sue due società. -fondatori, Vincent Chailley e Bruno Crastes. A quest’ultimo, oltre ad una multa di 15 milioni, è stato imposto l’interdizione dall’esercizio di qualsiasi attività dirigenziale o esecutiva per cinque anni in una società finanziaria operante in Francia. H2O ha presentato ricorso al Consiglio di Stato.

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Per l’AMF, H2O ha investito in strumenti finanziari non ammissibili ai suoi fondi, ha effettuato operazioni di finanziamento che le erano vietate e ha superato i coefficienti di controllo, i massimali che i fondi sono autorizzati a investire in un unico emittente, che mirano a evitare eccessiva concentrazione dei rischi.

Un lato belga della vicenda

Al centro del dossier, rivelato dal Financial Times nel giugno 2019, quasi 1.300 operazioni finanziarie in totale riguardanti titoli emessi da società del gruppo Tennor, fondato da Lars Windhorst, uomo d’affari tedesco dalla reputazione sulfurea, condannato negli anni 2000 per frode e abuso di fiducia.

Tennor possedeva, tra gli altri, all’epoca il marchio italiano di lingerie La Perla, posto in sospensione dei pagamenti nel febbraio 2024. Un investimento tra l’altro ben lontano dalle strategie che avevano fatto la reputazione di H2O.

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