Il Primo Ministro sta procrastinando. Sotto la pressione di Marine Le Pen e dei deputati del Rassemblement National, Michel Barnier si è detto venerdì “aperto” ad altre soluzioni proposte dai deputati oltre al rinvio della rivalutazione delle pensioni. Il governo sta infatti valutando di rinviare di 6 mesi, dal 1 gennaio al 1 luglio 2025, l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, che farebbe risparmiare 4 miliardi di euro sui 60 miliardi di risparmio previsti nel bilancio.
“Capisco che questa misura, che mettiamo in bilancio, una rivalutazione che avverrà comunque nel 2025, (…) provoca e crea preoccupazioni, soprattutto per tante persone che hanno pensioni piccole”, ha ammesso il Primo Ministro a margine. del Vertice dell’allevamento a Cournon-d’Auvergne (Puy-de-Dôme).
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Una pubblicazione di Marine Le Pen, su X (ex Twitter) è all’origine di questa precisazione. “Rinviare l’indicizzazione delle pensioni significa privare i nostri anziani di miliardi di euro di potere d’acquisto. Rifiuterò questa misura, tanto più meschina in quanto è trapelata il giorno dopo il discorso di Michel Barnier, silenzioso su questa manovra già utilizzata da François Hollande ed Emmanuel Macron”, ha scritto il deputato di estrema destra.
“Ogni giorno, le rivelazioni confermano che avevamo ragione a mettere in guardia dalla rovina dei conti pubblici da parte delle macronie con la complicità della LR. Il risanamento dei conti pubblici richiede verità, coraggio e fiducia, non misure cieche e quindi ingiuste”, ha aggiunto.
Il testo volto ad abrogare la riforma delle pensioni esaminata a fine ottobre
“È uno sforzo generale che viene chiesto, ma ho detto (…) che se nella discussione parlamentare che è aperta, che è libera, ci sono idee nuove o altre idee per trovare altri mezzi, io sono aperto”, ha infine insistito Michel Barnier, intrufolandosi nel fatto che il capo dei deputati dei Les Républicains, Laurent Wauquiez, “gli ha detto la stessa cosa” dei deputati del RN.
Il primo ministro denuncia un debito “colossale” scoperto al suo arrivo a Matignon e un deficit pubblico superiore al 6% del Pil quest’anno. Per rimediare a questa “crisi finanziaria”, intende realizzare 60 miliardi di risparmi nel prossimo bilancio, di cui 40 miliardi di riduzioni di spesa e 20 miliardi di tasse aggiuntive, concentrate principalmente sui francesi più ricchi e sulle grandi imprese.
Al di là delle considerazioni di bilancio, Michel Barnier dovrà presto affrontare un disegno di legge del Raggruppamento Nazionale volto ad abrogare la riforma delle pensioni per tornare all’età legale di 62 anni. Il deputato RN Thomas Ménage, relatore di questo testo che sarà esaminato il 31 ottobre dall’Assemblea, ha scritto questo venerdì anche ai leader delle principali centrali sindacali per invitarli a sostenere il testo e ad incontrarli.
Aritmeticamente esiste una maggioranza per abrogare la riforma (126 deputati del RN e 193 del Nuovo Fronte Popolare), ma la questione assilla a sinistra, tra il rischio di deludere gli elettori e quello di dare il punto al RN. Per il momento solo i socialisti hanno escluso di votare il testo, chiedendo la censura del governo Barnier e annunciando che solleveranno la questione attraverso un emendamento al bilancio della Previdenza sociale e un testo di abrogazione che la LFI intende includere nel proprio “di nicchia” il 28 novembre.