l’essenziale
Senza grande sorpresa, giovedì sera François Bayrou è sfuggito alla sua prima mozione di censura. La stragrande maggioranza dei deputati del PS ha scelto di non seguire gli Insoumi.
Matignon ha dovuto investire le risorse. Ci è voluta una terza serie di concessioni perché i socialisti decidessero finalmente di salvare il soldato Bayrou. Poche ore prima del voto su una mozione di censura che aveva poche possibilità di successo a causa del rifiuto della RN di appoggiarla, le truppe di Olivier Faure si sono riunite alla presidenza nazionale, esitando ancora a premere il grilletto. Ma una lettera del Primo Ministro, arrivata un’ora prima del voto, li ha convinti a concedere un po’ più di tempo al governo in carica. Ma quanto? “Sei a tempo determinato, prima o poi cadrai”, ha lanciato l’Insoumis Manuel Bompard durante il suo intervento di ieri nell’Emiciclo. E il socialista Olivier Faure aggiungeva qualche minuto dopo: “Se avremo l’impressione che il dibattito (sulla riforma delle pensioni, ndr) sia bloccato, presenteremo una mozione di censura”. D’ora in poi, François Bayrou sa di avere tempo in prestito. È quindi a tentoni che continui ad andare avanti per lanciare il “conclave” sulle pensioni e soprattutto per mettere insieme un bilancio che si rivela molto difficile da completare.
Pareggiamento dei conti
Infatti, per soddisfare la sinistra, il Primo Ministro si è privato di alcune entrate. Olivier Faure si è compiaciuto di elencarli ieri quando ha parlato: “Nessun ritorno al congelamento delle pensioni di anzianità, nessun peggioramento del rimborso dei medicinali, nessun aumento da uno a tre giorni di carenza nel servizio pubblico, nessuna eliminazione di 4.000 posti di insegnante …”. Per far quadrare i conti, i più ricchi saranno chiamati a contribuire. Spetta al Primo Ministro tradurre in pratica le sue promesse. E questa volta François Bayrou dovrà confrontarsi con la sua attuale maggioranza, e soprattutto con la LR che detiene il potere al Senato. Il 12 gennaio Laurent Wauquiez si è assicurato Il parigino : “Non voterò una Finanziaria con nuovi aumenti delle tasse”. E si è commosso anche un deputato macronista: “Se si trattasse di un bilancio di spesa ci troveremmo nella situazione del tutto grottesca di non poterlo sostenere”. Ecco allora François Bayrou già impegnato in un nuovo gioco di braccio di ferro.
Atto fondatore
Anche per i socialisti il giorno dopo non sarà molto semplice. Il voto di ieri li ha infatti posti in una morsa. Espulsi dal Nuovo Fronte Popolare dagli Insoumi, dovranno voltare definitivamente pagina alla loro alleanza con Jean-Luc Mélenchon. “Il PS sceglie di salvare Bayrou e Macron. Si torna alla politica di Hollande e alla negazione della parola data al popolo”, ha lanciato Mathilde Panot. Per Eric Coquerel si tratta di una “rottura” e di un “rovescio dell’alleanza”. Jean-Luc Mélenchon parla di “capitolazione”.
Ecco quindi che i socialisti si trovano ora ad affrontare il loro destino. “Siamo ancora all’opposizione” ha insistito ieri Olivier Faure, ormai emancipato dalla tutela degli Insoumi. Ascoltando una parte dell’elettorato in cerca di stabilità, il PS voleva apparire come un partito di governo capace, secondo le parole del suo primo segretario, “di strappare vittorie”, ovvero; secondo altri per “portare (questi) a casa”. Tuttavia, il Partito delle Rose non è riuscito a ottenere la sospensione della riforma delle pensioni, cosa che gli ha impedito di trascinarsi dietro comunisti ed ecologisti. I socialisti dovranno quindi ora camminare da soli, con la minaccia di essere osteggiati, alle prossime elezioni, comunali o legislative anticipate in caso di scioglimento, dai candidati dell’Insoumis che li fronteggiano. François Bayrou è riuscito dove Emmanuel Macron ha fallito lo scorso giugno: è riuscito a fratturare il Nuovo Fronte Popolare.
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