cosa potrebbe cambiare con la fusione di Radio France e France Télévisions

cosa potrebbe cambiare con la fusione di Radio France e France Télévisions
cosa potrebbe cambiare con la fusione di Radio France e France Télévisions
-
>>>>
LUDOVIC MARIN/AFP Seguendo un modello vicino alla Rai o alla BBC, la radiodiffusione pubblica francese si prepara alla trasformazione, nonostante i timori dei dipendenti di France Télévisions e Radio France.

LUDOVIC MARIN/AFP

Seguendo un modello vicino alla Rai o alla BBC, la radiodiffusione pubblica francese si prepara alla trasformazione, nonostante i timori dei dipendenti di France Télévisions e Radio France.

MEDIA – Una promessa di “ sostenibilità », in un universo di “Concorrenza esacerbata”. Con queste parole pronunciate domenica, la ministra della Cultura Rachida Dati spera ancora di convincere i 16.000 dipendenti colpiti dal grande sconvolgimento previsto nei prossimi mesi per l’intero settore della radiodiffusione pubblica.

Un duro colpo per il ministro. Perché di fronte a questo grande progetto di riforma della radiodiffusione pubblica, che sarà discusso all’Assemblea Nazionale giovedì 23 e venerdì 24 maggio, tutta la redazione di Radio France, France Médias Monde e France Télévisions sarà in sciopero per opporsi alla progetto di fusione difeso da Rachida Dati e sostenuto dal governo già da diversi anni. Uno sciopero che inizierà mercoledì 22 maggio e durerà fino a sabato mattina.

La lettura di questo contenuto potrebbe comportare l’inserimento di cookie da parte dell’operatore terzo che lo ospita. Tenendo conto delle scelte che hai espresso riguardo al deposito dei cookie, abbiamo bloccato la visualizzazione di questo contenuto. Se desideri accedervi devi accettare la categoria di cookie “Contenuti di terze parti” cliccando sul pulsante sottostante.

Riproduci video

Ma cosa cambierebbe davvero questo progetto di riforma, che attraverserebbe prima una fase transitoria con una holding comune il 1° gennaio 2025, prima di una vera e propria fusione prevista per l’anno successivo?

· France Médias per governarli tutti

In caso di voto favorevole del disegno di legge in Assemblea – che aprirebbe poi la strada al dibattito al Senato prima dell’approvazione definitiva della legge – la radiodiffusione pubblica come la conosciamo potrebbe essere sostituita nei prossimi mesi dalla Francia Medias. Si tratterebbe di un orco del PAF con un budget stimato di 4 miliardi di euro, che dovrebbe dare nuova vita a France Télévisions, Radio France, ma anche all’Istituto Nazionale dell’Audiovisivo e a France Médias Monde (che ha France 24 e RFI nella sua piega).

Se questo grande progetto venisse attuato, sarebbero interessati 16.000 dipendenti. Il che implica, secondo il ministro, “raccogliere le forze” della radiodiffusione pubblica andando oltre i collegamenti già esistenti. Ma senza che siano ancora fissate le conseguenze concrete sull’organizzazione e sui programmi attualmente esistenti su Radio France o France Télévisions. L’operazione non sarebbe comunque esente da rischi per i dipendenti, con possibili sparizioni di posizioni o riorganizzazioni. Per non parlare dei costi causati da una tale fusione, che avranno inevitabilmente conseguenze sulla salute economica di questa megastruttura.

La riforma prevede anche di modificare le modalità di finanziamento di questo colosso dei nuovi media. Perché dall’abolizione del canone nel 2022, il settore audiovisivo pubblico dipende da una frazione dell’Iva. Un meccanismo provvisorio che dovrà essere sostituito da un progetto di finanziamento del servizio televisivo pubblico sul modello del finanziamento comunitario. Chiaramente, sarà a “prelievo dalle entrate” del bilancio dello Stato.

Ma non è tutto, perché un primo punto chiave potrebbe stravolgere l’ordine costituito all’interno dell’emittente pubblica: la questione finanziaria degli introiti pubblicitari. Il tetto massimo degli introiti pubblicitari delle emittenti pubbliche è ora oggetto di un emendamento aggiunto dal governo al disegno di legge. Questo emendamento ne prevede la rimozione qualora venga adottato in via definitiva nel corso dei nuovi lavori parlamentari sulla questione. Un desiderio minato dai canali privati ​​e da alcuni parlamentari che rifiutano di permettere ai gruppi audiovisivi privati ​​di vedere sciogliersi le loro quote di torta in favore di un forte ritorno alla pubblicità del servizio pubblico.

· Mettendo in ombra Netflix, Amazon e Disney

Dietro questo pio desiderio di un settore audiovisivo pubblico più robusto, l’ambizione di Rachida Dati e, più in generale, di Emmanuel Macron è quella di resistere ai social network e ai nuovi colossi del settore audiovisivo. Vale a dire piattaforme di streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ o l’ultima novità di Warner Bros, Max.

Anche Rachida Dati elogia il suo progetto di fusione espressa, spiegando che la radiodiffusione pubblica lo ha fatto “forze innegabili”, Ma “sparpagliato”. Abbastanza, secondo il ministro della Cultura, per esporlo a “rischio di indebolimento” di fronte all’esplosione delle piattaforme di streaming. Un tentativo che ricorda il fallimento della piattaforma Salto, dopo la fallita fusione di TF1 e M6.

Ma i più contrari al progetto ritengono al contrario che una fusione senza consultazione e orchestrata in tutta fretta minerebbe le formule consolidate di Radio France e France Télévisions. E citare come esempio l’ORTF, il cui scioglimento negli anni ’70 nacque dal desiderio di rivitalizzare un settore, allora racchiuso in un’unica entità. Come dovrebbe paradossalmente diventare France Médias.

· Minaccia antidemocratica?

A Radio France siamo particolarmente preoccupati per la lenta e inesorabile scomparsa della radio a favore della televisione con una tale fusione. A maggior ragione quando la radio pubblica va molto bene in termini di ascolti. France Inter detiene ancora il titolo di principale stazione radio francese, competendo facilmente con stazioni private come RMC o Europe 1.

Il movimento degli scioperi evidenzia anche i dubbi di un intero settore riguardo alla scomparsa della propria indipendenza editoriale e di bilancio. Per dimostrarlo basta fare affidamento sugli esempi dei vicini europei, come la BBC nel Regno Unito e la Rai in Italia, che stanno vivendo fortune alterne.

Perché se la Bbc ha un modello centenario riconosciuto per la sua qualità, deve portare regolarmente avanti piani di risparmio per far fronte all’inflazione, quando la Rai è oggetto di numerose critiche per il suo gioco pericoloso con il governo di estrema destra di Giorgia Meloni.

Su questo argomento, 1.100 dipendenti di Radio France hanno pubblicato mercoledì un articolo su questo argomento Il mondo denunciare questa riforma ritenuta “ demagogico, inefficace e pericoloso » : « Il rischio è soprattutto democratico. Temiamo per l’indipendenza dei vostri media di servizio pubblico quando nomineremo, per questa sovrastruttura, un unico amministratore delegato, con pieni poteri”.

Vedi anche su L’HuffPost:

La lettura di questo contenuto potrebbe comportare l’inserimento di cookie da parte dell’operatore terzo che lo ospita. Tenendo conto delle scelte che hai espresso riguardo al deposito dei cookie, abbiamo bloccato la visualizzazione di questo contenuto. Se desideri accedervi devi accettare la categoria di cookie “Contenuti di terze parti” cliccando sul pulsante sottostante.

Riproduci video

-

NEXT Mask Singer 2024: chi si nasconde dietro il costume di Snowflake, nuovo investigatore? Le nostre previsioni