Un discorso trionfante poi una conversazione tra amici: il video intervento di Donald Trump durante il Forum economico di Davos, giovedì 23 gennaio, ha permesso al presidente americano di spiegare le sue priorità, senza contraddizioni. Tra questi, la fine della guerra in Ucraina. Ritenendo che il suo leader, Volodymyr Zelenskyj, fosse pronto a negoziare, Donald Trump ha affidato la responsabilità della risoluzione del conflitto al suo omologo russo, Vladimir Putin, con il quale intende parlare presto. Per motivarlo, il presidente americano vede una leva decisiva, che consentirebbe di ridurre drasticamente le entrate dello Stato russo: il calo del prezzo del barile di petrolio.
Per ottenerlo, utilizzando un metodo collaudato durante il suo primo mandato, Donald Trump sta esercitando pressioni pubbliche sull’Arabia Saudita. “Chiederò al principe ereditario e all’OPEC [Organisation des pays exportateurs de pétrole] abbassare il costo del petrolio, ha detto. Devi abbassarlo. E sono francamente sorpreso che non lo abbiano fatto prima delle elezioni. (…) In effetti, in una certa misura, sono molto responsabili di ciò che sta accadendo. Milioni di vite sono andate perdute. »
Secondo Donald Trump, il calo del prezzo del barile “finirebbe” alla guerra in Ucraina e sarebbe sinonimo di prosperità. Il presidente la vede come una chiave magica per risolvere alcune delle sue sfide interne. “Se il petrolio scende, i prezzi diminuiranno. Allora non ci sarà più inflazione e i tassi di interesse cadranno”ha riassunto, giovedì pomeriggio, davanti ai giornalisti.
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In assenza di reazione da parte dell’Arabia Saudita, la dichiarazione di Donald Trump ha avuto un effetto immediato, il calo dei prezzi del petrolio. Il barile di petrolio texano (West Texas Intermediate) è crollato dell’1% a 75 dollari (71,5 euro). Nel dicembre 2024, l’Arabia Saudita, la Russia e altri sei membri dell’OPEC+ hanno esteso le loro misure per ridurre la produzione di 2,2 milioni di barili al giorno sul mercato globale per evitare che i prezzi scendano troppo. Questa misura deve durare fino a marzo 2025 prima di essere gradualmente eliminata nell’arco di un anno.
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