Famiglie come la nostra: e se i privilegiati diventassero rifugiati?

Famiglie come la nostra: e se i privilegiati diventassero rifugiati?
Famiglie come la nostra: e se i privilegiati diventassero rifugiati?
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Justine Sebbag13 gennaio 2025

Mentre la Danimarca affronta inondazioni storiche, la nuova serie di Thomas Vinterberg immagina l’evacuazione totale del paese sotto la minaccia dell’innalzamento delle acque. Una catastrofe climatica che serve soprattutto come pretesto al regista per confrontare i privilegiati con l’esperienza dell’esilio, trasformando la sua finzione in un ambizioso esperimento sociale.

Una fiction che riecheggia l’attualità

Il tempismo è sorprendente. Mentre Famiglie come la nostra arriva sui nostri schermi, la Danimarca sta ancora curando le ferite della “tempesta del secolo” dell’ottobre 2023, seguita dalle nuove inondazioni del gennaio 2024. Eventi che hanno rivelato la vulnerabilità del Paese di fronte all’innalzamento delle acque: con i suoi 7.300 chilometri di coste e la sua bassa altitudine, il regno scandinavo appare particolarmente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici.

Oltre il clima, un esperimento sociale

Tuttavia, Thomas Vinterberg lo afferma alla rivista Première: la catastrofe ecologica rappresentata nella sua serie è solo un pretesto. “Ci è stato detto che non era del tutto realistico”, ride il regista, che abbraccia pienamente questa libertà con la scienza. Perché la questione è un’altra: “L’esperienza della serie consiste nel privare i privilegiati dei loro privilegi, per vedere come si comportano”. Un approccio che riecheggia le sue esperienze di espatriato a Parigi, dove la solitudine e lo sradicamento alimentarono la sua riflessione sull’esilio.

Lo specchio rovesciato dei nostri tempi

Immaginando i danesi costretti all’esilio, Vinterberg ribalta le consuete prospettive sulla crisi migratoria. Un modo di interrogare le nostre società riguardo all’accoglienza dei rifugiati, esplorando allo stesso tempo ciò che rende una comunità coesa di fronte alle avversità. “Mi piace mettere i miei personaggi alla prova della solidarietà”, spiega il regista che vede questa capacità di stare insieme come una fonte di speranza per l’umanità. Famiglie come la nostra trascende così il suo punto di partenza catastrofista per diventare una riflessione più ampia sul nostro tempo. Una serie che, senza cercare di trasmettere un messaggio politico, ci interroga sul nostro rapporto con gli altri e sulla nostra capacità di affrontare insieme le sfide del futuro.

Famiglie come la nostradisponibile su CANAL+

Francia

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