Indossa una maglietta nera barrata con la scritta “Rapito. Portate a casa Liri Albag adesso”, si rivolge il padre di questo soldato israeliano, rapito da Hamas il 7 ottobre 2023 “popolo d’Israele”. Sua moglie, sull’orlo delle lacrime, è al suo fianco. “Abbiamo ricevuto un segno di vita da Liri. Abbiamo guardato un video che è stato molto doloroso da guardare. Questa non è la Liri che conosciamo. »
Sabato 4 gennaio il braccio armato di Hamas ha pubblicato un video della giovane 19enne, finora impossibile da datare. La vediamo, per più di tre minuti, parlare in ebraico davanti alla telecamera, su uno sfondo nero, apparentemente in uniforme. In questa sequenza, tagliata più volte, in particolare quando il giovane soldato sembra sopraffatto dall’emozione, Liri Albag chiede al suo governo di fare di tutto per ottenere la sua liberazione. Il soldato è stato rapito mentre prestava servizio nella base di Nahal Oz, nel sud di Israele, insieme ad altri sei soldati, cinque dei quali sono ancora tenuti prigionieri.
96 ostaggi a Gaza
Questo documento, che testimonia la continua capacità d’azione del movimento islamico palestinese, è stato reso pubblico nel momento in cui si è aperta a Doha, in Qatar, una nuova sessione di colloqui indiretti tra Israele e Hamas, sotto l’egida dell’emirato, dell’Egitto e del Stati Uniti. La madre dell’ostaggio si è rivolta direttamente a Benjamin Netanyahu, chiedendoglielo “La delegazione israeliana non tornerà senza un accordo. » In Israele si discute al Forum delle Famiglie “(…) l’urgenza di riportare a casa gli ostaggi”. Sabato sera diverse centinaia di manifestanti si sono riuniti nel centro di Tel Aviv per chiedere un compromesso.
Lo scorso dicembre si erano interrotte le trattative tra le due parti riguardo, tra l’altro, alla conclusione di un cessate il fuoco permanente a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi. Dall’inizio della guerra è stata osservata solo una settimana di tregua, nel novembre 2023, durante la quale sono stati rilasciati 105 ostaggi e 240 prigionieri palestinesi. Durante l’attacco del 7 ottobre, che ha provocato la morte di oltre 1.200 persone da parte israeliana, sono state rapite 251 persone. A Gaza rimangono 96 ostaggi, 34 dei quali sono stati dichiarati morti dall’esercito.
Continuano gli attacchi a Gaza
I colloqui avvengono mentre Israele intensifica ancora una volta i suoi attacchi sulla Striscia di Gaza, dove Hamas rimane attivo. Secondo dati del ministero della Sanità di Hamas, ritenuti affidabili dall’Onu, nell’arco di 24 ore, da venerdì a sabato, sono morte lì almeno 59 persone. Domenica 5 gennaio altre 23 persone hanno perso la vita nei bombardamenti dell’esercito israeliano, secondo le autorità palestinesi. Da parte sua, l’IDF afferma di averne presi di mira più di un centinaio “obiettivi terroristici”.
Sabato, uno di questi attacchi ha devastato la casa della famiglia al-Ghoula a Gaza City, uccidendo 11 persone, tra cui sette bambini, secondo i servizi di emergenza palestinesi. La Difesa Civile di Gaza ha anche riferito che cinque agenti di sicurezza, responsabili della scorta dei convogli umanitari, sono stati uccisi da un attacco israeliano mentre guidavano a Khan Younes, nel sud dell’enclave. .